E così i giornalisti hanno perso un’altra occasione. Non hanno saputo redarre una proposta seria di riforma dell’Ordine. Hanno vinto le lobbies. Sono caduti i punti cardini. Fallito lo spirito riformista del Consiglio.
Siamo arrivati con un grande spirito di collaborazione e di condivisione, perduto nel tempo che scorreva. Non ha vinto la maggioranza, non ha vinto la minoranza. Ha vinto chi non ha saputo volare alto, chi ha preferito buttare a mare giornalisti e giornalismo.
L’iter è iniziato ad ottobre quando il Consiglio Nazionale ha deciso all’unanimità di affidare a una Commissione il compito di raccogliere le istanze dei vari gruppi e redarre una proposta di Riforma che potesse avere la più larga condivisione possibile.
Una prima bozza e’ stata presentata al Consiglio Nazionale di novembre. Dopo una prima discussione e un tempo lasciato ai Consiglieri per presentare documenti, si è’ deciso di riservare la riunione di gennaio alla discussione e approvazione finale della proposta di Riforma.
ORDINE/Storia di una riforma mancata anticamera dell’abolizione
Così ieri, 21 gennaio, sono state presentate due proposte diverse di Riforma.
Una dalla Commissione incaricata e una da “Liberiamo l’informazione”, un gruppo che fa riferimento a una parte di Autonomia.
Anche noi di Senza Bavaglio abbiamo presentato una proposta che aveva due punti pregnanti:
1) eliminare i due elenchi (professionisti/pubblicisti) e fare in modo che l’Ordine diventasse l’Ordine dei Giornalisti e basta. Includendo tutti coloro che fanno i giornalisti.
2) Creazione delle macro regioni per ridurre drasticamente il numero dei Consiglieri Nazionali. Il nostro Ordine è l’unico che mantiene ancora un numero così elevato di consiglieri (oggi 150).
Comunque sono state prese in considerazione le due proposte contrapposte. La nostra, messa agli atti a futura memoria.
A questo punto la presidenza ha deciso di mettere ai voti il principio primo delle due proposte. Di fatto, quella della Commissione che mantiene i due elenchi, professionisti e pubblicisti, e quella di Liberiamo l’Informazione che invece chiedeva l’elenco unico. Come peraltro chiedevamo anche noi.
Viene richiesto il voto segreto. Il risultato dell’urna: votanti 128. A favore della proposta Commissione 74. A favore dell’altra proposta 49. Tre nulle, due bianche.
A questo punto tutto bene. C’è già un accordo di massima sul testo generale che è stato presentato. Al di là della questione elenco unico, la proposta è comunque frutto di un’operazione di alta mediazione. Ora si apre la possibilità a tutti i consiglieri di apportare gli emendamenti. Tempo per la presentazione fino alle 19 (siamo a martedì 21). Anche Senza Bavaglio presenta i suoi emendamenti.
Mercoledì 22 è il giorno della discussione. Tutto procede più o meno tranquillamente fino all’articolo 5. Quello sulla “composizione del Consiglio Nazionale”. Questo articolo affronta un nervo scoperto: la proporzione – da sancire per legge – tra professionisti e pubblicisti.
Il numero proposto è frutto di un accordo preventivo: “il rapporto di 3 a 2 tra professionisti e pubblicisti”. Non dimentichiamo che nella legge del ’63 il rapporto è 2 a 1. Gli emendamenti proposti da un gruppo di pubblicisti, soprattutto di Milano, Torino e Napoli, cancellano invece definitivamente la proporzione tra professionisti e pubblicisti. Demandano ad un futuribile regolamento.
A questo punto si scatena il finimondo e la situazione precipita. La discussione fino a quel momento pacata, devia verso toni decisamente molto accesi.Alcuni membri della Commissione si dissociano interamente. Sono venuti meno i punti cardini. Da quel momento la discesa è inarrestabile.
Al punto 7 – Modalità di voto per l’elezione degli Organi regionali e nazionali” – La proposta della Commissione recita: “Il numero di preferenze da esprimere non può superare i due terzi dei consiglieri da eleggere”. Un passo in avanti verso la tutela delle minoranze. L’emendamento del gruppo dei pubblicisti chiede invece di mantenere l’attuale sistema. Si vota. Voti favorevoli alla Commissione, 36, contrari 48. Peccato che molti del gruppo milanese di Nuova Informazione abbiano deciso per un’astensione di troppo e insieme a loro anche altri di Autonomia. Un’astensione dannosa, con i loro voti a favore avremmo potuto almeno salvare questo passo avanti verso la democrazia.
Gli emendamenti proseguono. In realtà si perdono per strada tutti i contributi positivi. Gli emendamenti, uno dopo l’altro, destrutturano completamente la Riforma proposta anziché arricchirla.
Alla fine resta un testo depauperato, che demanda la maggior parte delle decisioni ad un Regolamento futuro, che consegna in mano al Parlamento la possibilità di cancellare l’Ordine con un colpo di spugna.
Si passa alle dichiarazioni di voto sul testo finale. Molti gli interventi di consiglieri delusi per un’occasione persa. Alcuni dichiarano il NO, altri il non voto. Ci sono anche interventi amareggiati di colleghi che per tutto il giorno non hanno parlato. Noi di Senza Bavaglio, dichiariamo il voto contrario.
Il Presidente Iacopino, prima del voto, fa una breve riflessione. Tra l’altro dice: “La riforma non è quella che ho voluto. Il clima che si respira non mi piace….Volevo un’altra soluzione. Ho un’idea di un mio ruolo che deve rappresentare il Consiglio….Volevo essere il Presidente che portava l’Ordine ad una Riforma…”
Alle ore 20 si procede con il voto a scrutinio segreto. Si vota sull’intera proposta di Riforma dell’Ordine. Chi la vuole approvare vota SI’. Chi non la vuole vota NO.
Risultato:
Consiglieri votanti 121
Presenti che dichiarano il non voto 6
SI’ 59
NO 57
Bianche 2
Nulle 3
A questo punto “Le linee guida per la Riforma dell’Ordine” verranno presentate in Parlamento. Una Riforma che doveva tenere alto il giornalismo stesso ed essere un’opportunità per tutta la categoria cade così. Chi oggi crede di aver vinto, e solo per due voti, ha solo perso l’occasione per una Riforma seria e condivisa.
Simona Fossati, Alessandra Fanelli, Nicoletta Morabito
Consiglieri Ordine Nazionale
Roma, 22 Gennaio 2014
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