EQUO COMPENSO/Ma chi rema contro l’Equo Compenso?

Diciamocela tutta cari colleghi, quando iniziammo a battagliare come Senza Bavaglio e Usgf per una professione migliore e più dignitosa sapevamo benissimo che sarebbe stata dura, anzi durissima. Sapevamo che a livello politico avevamo di fronte due giganti, il Pd e il Pdl che avevano, e hanno ancora, due editori, Berlusconi e De Benedetti, quali eminenti influenze.

LA COSTITUZIONE
Sapevamo benissimo che la Fieg era un duro ostacolo perché rappresenta chi alla fine “caccia” i soldi e, soprattutto, tiene in scacco il sistema grazie alla sua inopportuna e ingiustificata presenza all’interno dell’Inpgi (quei soldi sono dei giornalisti non degli editori). Sapevamo anche dell’ottusità multidimensionale di un sindacato, la Fnsi, fatto di pensionati e sindacalisti che della vita professionale poco o nulla conoscono.

Ma francamente quello che non ci aspettavamo era di dover combattere pure contro di voi, o meglio, alcuni di voi. Gente che si lamenta di non arrivare a fine mese salvo poi approvare e applaudire un orrore che non li farà arrivare a fine mese. La legge sull’equo compenso poggia le sue intenzioni sui dettami dell’art. 36 della Costituzione, che a questo punto sarebbe meglio vi rileggeste: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.

E LA DIGNITA’?
Bene, perché quella roba che avete pensato non ci si avvicina nemmeno alla dignità. Noi avevamo in mente ben altro. Pensavamo a una dignità vera per una professione vera ma non ci avete dato retta. Quando parlavamo di parametro compensi minimi/contratto nazionale, e con largo anticipo rispetto ai tempi, ci riferivamo all’articolo 1, non al 2, e quando esprimevamo numeri erano di ben altra fattura.

Ma come, il meglio di sindacato e ammennicoli vari non è riuscito ad andare oltre un massimo di 150 euro per un servizio o per le prestazioni di un inviato di guerra? Fa ancora dei distinguo tra carta e online? E i 15 euro per una notizia? È uno scherzo vero? No, perché qui si rovina il mercato di tutti quei giornalisti che lavorano a cifre superiori e senza garantire la dignità agli altri.

“DISTRUGGERE I FREELANCE”
Bene, bravi. Quindi il sindacato, e a sorpresa l’Ordine dei giornalisti (che dovrebbe difendere la professione e non i professionisti), negli ultimi anni prima hanno svenduto il contratto e ora stanno facendo di tutto per legalizzare gli abusivi (chiamateli pure precari) e distruggere i freelance. Ci vuole qualcuno che spieghi, perché qui altrimenti ci si trova davanti a un bivio amletico: “Lo fanno apposta o non ci arrivano proprio?”.

Lo sappiamo, quella proposta è stata approvata all’unanimità, sottoscritta anche da un nostro rappresentante (che si è trovato solo e soggetto a forti pressioni), ma qui vogliamo sottolineare che queste non sono le posizioni né di Senza Bavaglio, né dell’Usgf. Sappiamo benissimo anche che negli ultimi due anni i bilanci delle case editrici sono andati in rosso. Ma permettetemi. Dove sono finiti i soldini degli anni d’oro? E di chi sono le colpe di questa crisi se non degli editori stessi?

I PRINCIPI DELL’ IFJ
Dunque, ricapitolando, tra panettone e spumante qualche giornalista ha pensato bene di redigere un documento che di fatto non rispetta l’articolo 36 della Costituzione, che non è esattamente in linea con i principi dell’Ifj (che come noi sostiene che un freelance deve costare più di un contrattualizzato) e soprattutto che se ne frega delle vere esigenze dei giornalisti. Però piace alla Fieg… grazie e buon anno.

Fabio Gibellino
www.usgf.it
www.senzabavaglio.info

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