MONDADORI/Sentenza storica: Paola Ciccioli reintegrata

Caro Massimo,

ti ribadisco per iscritto la mia riconoscenza – a te e a Senza Bavaglio – per essermi stati accanto e per aver fatto quanto era nelle vostre possibilità per denunciare la gravità del mio licenziamento da Panorama.

Ora è necessario che io faccia un passo indietro per lasciare il dovuto spazio a due concetti espressi dalla Mondadori nella memoria presentata al Tribunale del lavoro di Milano.  Concetti che riguardano ogni singolo giornalista di questo Paese e che sono stati sottolineati dal mio avvocato, Livio Neri, nell’udienza dell’8 gennaio, al termine della quale il giudice Marco Lualdi ha disposto il mio reintegro.

A pagina 36 della sua memoria, Mondadori scrive: «Per il dott. Mulè, gravemente offeso, la ricorrente non deve più lavorare alle sue dipendenze. Egli è offeso, e riterrebbe un atto di grave e inaccettabile violenza (dell’ordinamento) un provvedimento di reintegrazione».

E a pagina 37: «Nessuno, all’estero, potrebbe mai comprendere che un Direttore di giornale debba continuare a lavorare con una giornalista che l’abbia offeso. Il dott. Mulè (e la Mondadori) lo riterrebbero profondamente ingiusto (a prescindere dalla valutazione del Giudice)».

In sintesi: per il dott. Mulè, un giornalista della redazione è un proprio dipendente. Di essere colleghi non se ne parla. E quel che pensa il giudice poco importa.

Come vedi, c’è molto su cui riflettere. Quel che è successo è niente di fronte a ciò che accadrà o potrebbe accadere.

Paola

 

 

 

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