PANIZ/Intervista a tutto campo

Occupandomi della proposta dell’avvocato e parlamentare del PDL Maurizio Paniz riguardante la “legge bavaglio” e le “manette ai giornalisti” ho ricevuto e pubblicato le sue precisazioni. Ho perciò pensato valesse la pena intervistarlo, E non solo sulla legge citata.

– Pare che siamo in piena tempesta politica e finanziaria anche di fronte all’Europa. Può spiegarci come stanno esattamente le cose e come se ne potrà uscire?

RISPOSTA: L’Europa risente della crisi degli Stati Uniti, ove il Minnesota è già fallito e la California è in gigantesche difficoltà; negli USA la povertà è aumentata come pure la disoccupazione. Dall’economia americana deriva una difficoltà imprenditoriale ed economico-finanziaria in Europa. Nel nord ci sono state banche fallite (in Islanda) con rilevanti conseguenze in Gran Bretagna, mentre Francia e Germania hanno il sistema bancario fortemente indebitato e carico di titoli di poco conto. A ciò si aggiungano le difficoltà produttive di fronte ad un mercato dell’Asia ove il costo della manodopera è 20-25 volte inferiore a quanto costa in Europa. Ciò spiega, in poche parole, la crisi internazionale.

– La sua proposta di introdurre la possibilità di sanzionare con il carcere i giornalisti che pubblicano il contenuto di intercettazioni in certe fasi delle indagini è parsa una proposta decisamente reazionaria, poi però lei a me ha detto di essere stato male interpretato. Può chiarire dunque qual è la sua proposta esattamente?

RISPOSTA: La mia proposta è chiara: il giornalista che pubblica una intercettazione coperta dal segreto investigativo rischia di danneggiare l’indagine ed il giornalista che pubblica un’intercettazione che non ha alcuna rilevanza penale o di pubblico interesse rischia di danneggiare irrimediabilmente una persona: in tal caso la sanzione non può non essere adeguata. Ritengo congrua quella da 15 giorni ad 1 anno di reclusione, tenuto presente che fino a 6 mesi la pena è convertibile in denaro e quindi il carcere è puramente teorico. Del resto, se chi ruba una mela subisce una condanna da 3 mesi a 3 anni, penso che chi danneggia un’indagine o rovina la vita di una persona possa subire una sanzione non infima.

– In ogni caso, non le sembra che anche il solo ventilare la possibilità del carcere per i giornalisti sia una cosa che fa venire in mente regimi autoritari?

RISPOSTA: Non mi sembra proprio. I giornalisti devono pubblicare ciò che è lecito, non ciò che è illecito. Se quindi pubblicano qualcosa di illecito, debbono pur subire una qualche congrua sanzione.

– In quali altri Paesi c’è una misura come quella da lei proposta?

RISPOSTA: In Inghilterra Murdock ha subito conseguenze molto significative, tanto da aver dovuto chiudere un giornale e da aver visto giornalisti in carcere, non per pochi minuti o con pena convertita in denaro, ma per periodi significativi! Tutto ciò tanto per esemplificare.

– Può farci degli esempi di pubblicazioni di intercettazioni “non pertinenti”, tali da meritare il carcere nel caso venisse approvata la sua proposta?

RISPOSTA: Ricordo il caso di quella ragazza che per una sola volta è andata a cena a casa del premier, che non si ritiene una escort e che come tale è stata invece qualificata in trasmissioni ed articoli, che ha querelato a destra ed a manca chiunque, ma la cui onorabilità è stata irrimediabilmente compromessa dalla pubblicazione.

– In realtà però pare che l’attuale capo del governo le intercettazioni le voglia bloccare quasi in toto e comunque bloccare la pubblicazione del contenuto di quelle per lui dannose pur se “pertinenti”. Anzi, proprio perché “pertinenti”.

RISPOSTA: Non è affatto vero. Le intercettazioni che riguardano il premier possono essere pubblicate se hanno rilevanza penale. Questo deve essere il discrimine. E deve essere un giudice a stabilirlo, non il giornalista o il difensore o il Pubblico Ministero.

– A suo tempo l’avvocato ed ex sottosegretario alla Giustizia Taormina ha gettato la spugna, denunciando in seguito i modi spicci con il quale Silvio Berlusconi si fa confezionare le leggi su misura dai suoi avvocati. Lei è avvocato: cosa le risulta riguardo la confezione delle leggi cosiddette ad personam?

RISPOSTA: L’on. Taormina non ha „gettato la spugna‰, ma non è stato ricandidato. Personalmente non individuo significative leggi „ad personam‰. Il fatto è che qualsiasi cosa venga proposta in tema di giustizia viene scambiata per un intervento „ad personam‰.

– Come che sia, le pare sano dal punto di vista del costume e della democrazia che tali avvocati siano anche parlamentari? O meglio: le pare sano che i suoi avvocati vengano candidati alle elezioni per potarli portare in parlamento?

RISPOSTA: Sono ovviamente favorevole al fatto che ci siano avvocati anche parlamentari: è sempre accaduto in tutta la storia repubblicana e, per come la penso, è giusto che sia così. Egualmente avviene all’estero. Il problema è quello di avere avvocati che fanno i bene i parlamentari, cioè che mettono le loro capacità al servizio dell’interesse pubblico.

– Con l’attuale sistema elettorale le candidature vengono calate dall’alto, autoritariamente. Non le pare legittimo il sospetto che voler fare eleggere i propri avvocati sia un modo per retribuirli o almeno gratificarli a spese dell’erario?

RISPOSTA: Certamente gli avvocati del premier non sono retribuiti con il compenso parlamentare, che peraltro è divenuto ormai irrisorio rispetto alla funzione.

– Le è mai stato chiesto di collaborare alla stesura delle leggi gradite al premier sul piano personale?

RISPOSTA: Ho predisposto molte proposte di legge in vari campi, ma non so se siano state gradite o meno „al premier sul piano personale‰, nè mi sono mai posto il problema, avendo sempre pensato che le leggi dovevano essere gradite ai cittadini italiani e fatte nell’interesse degli stessi.

– Da avvocato, cosa pensa dell’azione dei suoi colleghi Ghedini e Longo nell’occuparsi del loro cliente Berlusconi sia nei processi che nella definizione di certe leggi? Il loro piglio non è controproducente?

RISPOSTA: Penso che gli avvocati Ghedini e Longo sia professionisti di assoluto valore che possono contribuire al miglioramento della produzione legislativa parlamentare mettendo la loro abilità al servizio dei cittadini italiani.

– Si parla molto, e da troppo tempo, di riforma della Giustizia. Lei cosa proporrebbe?

RISPOSTA: Ritengo che la bozza di proposta presentata dal Ministro Alfano contenga esattamente i punti utili per una modifica reale dell’attuale situazione. A questa mi richiamo integralmente.

– Ma come può funzionare la Giustizia se i fondi sono sempre insufficienti? E farla funzionare significa anche sveltirla, compito che oggi pare impossibile.

RISPOSTA: Tutti i settori reclamano più fondi, non essendocene uno solo che sia disponibile a vedere ridotte le proprie risorse. Ma lo Stato ha meno disponibilità che in passato, quindi le risorse debbono necessariamente essere ridotte. L’importante è l’organizzazione del servizio giustizia, che in molti settori va fortemente migliorata.

– A volte mi sento dire che il male della Giustizia italiana è l’eccessivo numero di avvocati. Ne abbiamo in quantità molto più grandi degli altri Paesi non solo europei.

RISPOSTA: Concordo che esiste un numero eccessivo di avvocati, ma Lei sa che mi sono opposto alla liberalizzazione che avrebbe comportato l’immissione in attività di circa 7-800.000 nuovi avvocati da un momento all’altro. Allora bisogna intendersi: o troppi o troppo pochi! In realtà ritengo che in Italia siano davvero troppi perchè questa è la constatazione ove si controlli il numero di quelli che esercitano negli altri paesi europei.

– L’introduzione del giudice di pace è stata utile? Le cause civili sono tuttora in numero enorme e spesso impiegano tempi biblici, anzi escatologici.

RISPOSTA: L’introduzione del Giudice di Pace è stata utile ma non sufficiente. La tempistica di durata delle cause civili è eccessiva e non giustificata.

– Forse però è anche vero che noi italiani siamo troppo litigiosi. Più degli altri popoli di origine latina?

RISPOSTA: Il popolo italiano è litigioso come qualsiasi altro popolo. Il fatto è che in Italia la giustizia funziona peggio che in altri paesi. Le responsabilità vanno equamente distribuite tra tutte le componenti che incidono nel sistema giustizia.

– Come giudica il comportamento del presidente della Repubblica, a quanto pare impegnato a sondare eventuali possibilità di governi non più a guida Berlusconi?

RISPOSTA: Il presidente della Repubblica sta facendo molto bene, ma non mi pare proprio che stia „sondando eventuali altri governi‰.

– I giornali l’hanno posta tra quelli che incitano Berlusconi a non dimettersi. Perché non dovrebbe, a fronte del precipitare della situazione finanziaria e dello stato di quella economica?

RISPOSTA: Perchè la situazione economico-finanziaria di evidente crisi mondiale (e quindi anche italiana) non dipende dal Presidente del Consiglio e comunque non vedo all’orizzonte un’altra persona che abbia fatto una proposta concreta per risolvere totalmente il problema.

– Ma davvero l’Italia la può salvare solo Berlusconi?

RISPOSTA: Oggi è così. Domani si vedrà chi ci sarà.

– Come giudica un Paese e una democrazia che possono essere salvate solo da un uomo anziché anche da altri?

RISPOSTA: Un Paese e una democrazia sono salvati da tutti i cittadini, non solo da un uomo.

– Si farà il governo “tecnico”?

RISPOSTA: Sono totalmente contrario.

– Si andrà a elezioni in primavera?

RISPOSTA: Purtroppo non ho la sfera di cristallo.

 

Pino Nicotri
Senza Bavaglio
Consigliere generale dell’Inpgi
Consigliere della Lombarda

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