FAGGIANO/Un dramma e nessun senso di colpa!

Pierpaolo Faggiano sì è suicidato il 21 giugno sera. Si è impiccato ad un albero nel giardino di casa. Lo avrebbe fatto per una delusione amorosa e per le precarie condizioni di lavoro. Era un giornalista pubblicista, aveva 41 anni e collaborava con la Gazzetta del Mezzogiorno.

Per il 30 giugno l’Assostampa romana ha organizzato una fiaccolata in sua memoria. La Federazione nazionale della stampa italiana lo ha ricordato con un minuto di silenzio. Bene. Lo sciacallaggio è una parte, tra le peggiori, del nostro mestiere. O almeno, qualcuno di noi lo pratica. Altri no. Romana e Fnsi temo siano nella prima fascia.

Faggiano è morto, si è suicidato, ma non sappiamo se è stata la delusione amorosa o la condizione di lavoro la scintilla che lo ha portato al gesto estremo. Eppure è già dato per scontato. Volevamo un simbolo, eccolo. Servito. Grazie.

Adesso possiamo procedere. Fiaccolate inutili, come le manifestazioni. Minuti di silenzio e messaggi di cordoglio. Qualche bella parola e via. Naturalmente senza il minimo senso di colpa. Chissà se in Romana e in Fnsi qualcuno si sia posto il problema di capire che, se solo avessero fatto un po’ di sindacato, forse Faggiano sarebbe ancora qui. O forse no, perché le ragioni potrebbero essere altre.

Per non buttare via niente, intanto ne facciamo un martire da tirar fuori di tanto in tanto, senza esami di coscienza e con un eccesso di retorica. Tutti pronti a puntare il dito contro editori, politica e sistema. Ma guai a dire che, se Faggiano si fosse veramente suicidato per colpa della professione, complici lo saremmo tutti, nessuno escluso. Se noi giornalisti avessimo avuto un briciolo di dignità, di onestà e di amor proprio lui sarebbe ancora qui. Forse. Adesso però è il momento di sciacquarsi la coscienza con una candela in mano. Bene. Tanto non cambierà nulla.

Ma Pierpaolo Faggiano forse non ci ha lasciato per questo. Non sappiamo nemmeno se il suo sia stato un gesto di disperazione o di estrema dignità. E allora, l’unica cosa da fare, sarebbe quella di lasciarlo in pace.

Fabio Gibellino
Senza Bavaglio

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