FNSI/Le modifiche statutarie affossano le minoranze

Niente voto elettronico, esclusione delle liste che non hanno raggiunto al­meno un quorum, nessun ripensamento sulla raccolta firme che danneggia profondamente chi non è al potere, nessuna omogeneità del processo eletto­rale. Le proposte di modifica dello statuto della FNSI, sostenute dalla mag­gioranza

che governa il sindacato (quella che ha firmato l’attuale devastante contratto, per intenderci) tendono a cacciare le minoranze e spegnere ogni voce dell’opposizione. Se dovessero passare, ai dissidenti non resterebbe che la via dell’esilio.


Chi si riempie la bocca di democrazia e diritto al dissenso, chi critica norme liberticide come il progetto di legge sulle intercettazioni, chi accusa Berlu­sconi di tentare di uccidere la libertà di stampa poi si comporta come lui. Con la stessa arroganza del presidente del consiglio la leadership sindacale della FNSI cerca di sbarazzarsi di chi non è in linea. Come ha descritto bene Amedeo Ricucci, alla romana per evitare di votare alla consulta free­lance, dove la maggioranza è in minoranza, la giunta ha cooptato presidente e vicepresidente.

Ricordate il Titanic, dove sul ponte si continuava a ballare mentre il tran­satlantico stava affondando? Bene i dirigenti della Federazione Nazionale della Stampa sembra stiano imitando quei viaggiatori. Tutto crolla tutto va a fondo e loro continuano a danzare imperterriti senza rendersi conto che la catastrofe li travolgerà.

L’ultima trovata sono le proposte di modifica statutaria. Contrabbandate con la necessità di risparmiare, in realtà mirano a rafforzare il potere dei gruppi dirigenti regionali e nazionali.

Sono proposte indecenti che violano pesantemente il diritto di rappresen­tanza delle minoranze e limitano ancora di più la partecipazione al sindacato. Non credo che saranno approvate. Per altro, nel caso lo fossero, potrebbero fare ripensare profondamente chi non si ritrova rappresentato da una buro­crazia sindacale che sembra solo pensare ai propri interessi e non a quelli dei giornalisti e del giornalismo.

Nella sala dove si è svolto il Consiglio Nazionale il 15 dicembre non c’era una faccia giovane. Uno solo, credo,  sotto i quarant’anni, mentre strabordavano i colleghi non più giovani. Ma non quei pensionati che ancora in qualche modo sono attivi nella professione (ce ne sono parecchi). No. Colleghi che non scrivono un articolo da anni, non fanno un titolo, non montano un pezzo in televisione, non intervistano più nessuno. Stimatissimi certamente che però sono usciti dalla professione da un pezzo.

Ora io mi domando: come fanno questi collegi a rappresentare i giovani en­trati da poco nella professione, i freelance, i precari ma anche chi è espulso dalle redazioni non per raggiunti limiti d’età, ma grazie a un contratto che permette agli editori di sbarazzarsi della forza lavoro più costosa?

Le proposte di modifica dello statuto – presentante dalla maggioranza –  sono vergognose. Si vuole ridurre il numero di delegati al congresso e il nu­mero dei consiglieri nazionali, ma ci si guarda bene a limitare il numero dei membri di giunta eletti (16) e quello dei membri di diritto come, per esem­pio, i 20 leader di tutte le regioni che “devono” partecipare alle riunioni di Roma (anche due volte al mese, in permesso sindacale).

Invece di varare norme che incoraggino la partecipazione dei colleghi alla vita sindacale si propongono regole che escludano più colleghi possibile la­sciando in poche, pochissime mani la direzione di un sindacato asfittico e in­concludente.

Noi di Senza Bavaglio abbiamo chiesto tra l’altro l’abolizione della raccolta firme per presentare una lista alle elezioni e l’introduzione del voto elettro­nico. La prima proposta non è stata neppure presa in considerazione e la ri­sposta è stata raccapricciante e incredibile: si propone di cancellare la rap­presentanza di quelle liste che non abbiano raggiunto almeno un quorum, una norma tesa a limitare la partecipazione degli iscritti alla vita del sindacato.

La seconda, che fa paura alla dirigenza perché permette una maggiore par­tecipazione al voto ma sarà un traguardo inevitabile, è stata superata con un ignobile salomonico rinvio al Consiglio Nazionale che dovrà decidere le con­dizioni per una possibile adozione del voto elettronico. Nessuno ovviamente ha preso in considerazione il fatto che un sistema di voto elettronico già perfettamente collaudato e sicuro esiste: è adottato per le elezioni di INPGI e Casagit.

Con noncuranza i governanti del sindacato vorrebbero poi spostare il Con­gresso da tre a quattro anni, in concomitanza, è la giustificazione, con la scadenza contrattuale. Ma come! Noi vogliamo portare la scadenza del con­tratto a tre anni e portiamo il congresso ogni quattro! E’ come abdicare ai nostri obbiettivi. Come dire, rinunciamo già di fatto a ridurre a tre anni la validità del contratto.

E poi a differenza della proposta di un Consiglio Nazionale ridotto che, se adottata, entrerà in vigore non dal Congresso di Bergamo, ma da quello suc­cessivo (la paura è di scontentare qualcuno che perderebbe il posto subito), il mandato quadriennale del presidente e del segretario entrerebbe in vi­gore immediatamente. Così Siddi, se rieletto – come lui spera – si garantisce la poltrona di segretario per un anno in più, il tempo per cancellare con un nuovo contratto tutte quelle poche garanzie rimaste, per dirci con enfasi: “Era l’unico accordo che si potesse raggiungere” e infine, come fa Berlu­sconi, farci poi credere che sia anche vero.

Massima A. Alberizzi
Consigliere nazionale della FNSI
Senza Bavaglio

 

Condividi questo articolo