Dice un proverbio che a parlar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si indovina. Ci pare l’unico commento possibile alla grottesca commedia inscenata dal Segretario di Stampa Romana, Paolo Butturini, sull’ormai nota vicenda della selezione per giornalisti indetta dalla RAI. Questi i fatti.
1) La Rai qualche mese fa ha indetto un’assai discutibile selezione di personale giornalistico a tempo determinato per le sue sedi regionali, in spregio sia alle direttive UE che alle leggi italiane che regolamentano i concorsi pubblici;
2) Le critiche avanzate prima da Pier Luigi Franz (di Puntoeacapo)
e poi da Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera
(http://archiviostorico.corriere.it/2010/settembre/20/Cronisti_Buoi_dei_paesi_tuoi_co_9_100920005.shtmls ) hanno coraggiosamente (?) portato Stampa Romana a protestare, chiamando a raccolta nella sede della FNSI quanti più colleghi possibile (freelance e disoccupati soprattutto) per sottoscrivere un ricorso collettivo contro gli ingiusti criteri di questa selezione;
3) Il ricorso è stato però presentato al TAR del Lazio e non in altre sedi, nonostante si sapesse già in partenza che il TAR non era abilitato a dirimere tali questioni e nonostante in molti avessero avanzato forti perplessità, subito zittite;
4) Il 25 ottobre il TAR del Lazio non ha potuto che rigettare il ricorso, per manifesta “incompetenza”;
5) Il segretario di Stampa Romana, Paolo Butturini, ne ha semplicemente preso atto, come se nulla fosse, auspicando candidamente che la Rai possa indire presto nuove selezioni.
A questo punto, direbbe Marzullo, sorge spontanea la domanda: perché ci si è comportati così da dilettanti? E soprattutto, siamo sicuri che non fosse tutto premeditato?
L’impressione infatti è che Stampa Romana in questa occasione non potesse tirarsi indietro, viste le autorevoli proteste levatesi contro la selezione RAI; ma al tempo stesso non avesse alcuna voglia di mettersi né contro la RAI nè contro l’USIGRAI, che era rimasta muta al riguardo.
Ne è derivata una commedia da quattro soldi, alle spalle, come al solito, dei più deboli: disoccupati e free lance.
Amedeo Ricucci
Senza Bavaglio
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