SCATTI D’ANZIANITA’/E il calabrache di Castellaneta?

ContrattoDopo oltre quattro anni di gestazione pare proprio che il nuovo contratto nazionale collettivo di lavoro stia per venire alla luce. Tra le indiscrezioni che circolano, una mi ha colpito: gli scatti d’anzianità in busta paga restano. I primi tre conservano la cadenza biennale, come oggi, poi diventano triennali. A fine carriera il loro totale dovrebbe quindi essere minore di quello odierno, ma, sempre stando alle indiscrezioni che circolano, non ci sarà più il tetto di 15 scatti. Il danno da minor frequenza dovrebbe quindi essere compensato dall’eliminazione del limite massimo, che oggi si raggiunge in 30 anni di lavoro, dopodiché gli scatti cessano. Poiché si va in pensione a 65 anni, il periodo di lavoro senza più scatti può essere piuttosto lungo.
Comunque per una valutazione più attendibile, per sapere se e quanto ci rimetteremo con la nuova disciplina sugli scatti (che pare riduca dal 2,5 per cento all’1,5 la loro incidenza sul costo del lavoro), si dovrà vedere se e di quanto aumenteranno l’età pensionabile. L’allungamento medio delle aspettative di vita, cioè della longevità, pare renderà necessario un innalzamento progressivo  dell’età dell’andata in pensione, di almeno un paio di anni. Governi di destra o di sinistra, per questo problema cambierà poco e conteranno di più le direttive europee.

In ogni caso, il mantenimento degli scatti e la mancata loro riduzione a elemosina, mancia o argent de poche è la migliore dimostrazione che avevano torto marcio i dirigenti della Fnsi che a fine 2007 al congresso nazionale di Catellaneta cercavano di convincere la platea che sugli scatti la partita era persa in partenza. Ricordo l’intervento di Enrico “Chicco” Ferri, membro della giunta esecutiva e gestore del sito della Fnsi, che addirittura tacciò di immoralità e ingiustizia quel tipo di incremento automatico dello stipendio. “Gli extracomunitari mica li hanno gli scatti!”, accusò “da sinistra” Ferri, chiaramente mandato avanti come ballon d’essai dal vertice più su di lui.

Persi le staffe. e presi la parola: “Se è per questo gli extracomunitari, che comunque non vedo cosa c’entrino con il lavoro giornalistico, non hanno neppure il contratto a tempo indeterminato, le ferie e  la tredicesima. Tanto meno lo stipendio garantito anche se vengono eletti rappresentanti sindacali di fatto a tempo pieno come Ferri”.  Aggiunsi che la mania dell’egualitarismo livellato verso il basso è roba da reazionari, cui bisogna invece contrapporre l’egualitarismo verso l’alto: “I sindacati e le forze politiche democratiche devono lottare perché il livello medio delle retribuzioni venga aumentato, non diminuito!”.

Se le indiscrezione di queste ore sugli scatti sono esatte, Ferri credo dovrebbe per correttezza dimettersi. Il suo intervento di Castellaneta sulla necessità di eliminare gli scatti è stato infatti smentito in pieno. Non è un errore da poco, perché così il collega ha dimostrato alla grande di snocciolare analisi sballate e oggi fa la figura di uno che, a prescindere dalle intenzioni, a Castellaneta ha parlato più come rappresentante degli interessi degli editori che di quelli di noi giornalisti.

Un dirigente che sbaglia di grosso dovrebbe per correttezza passare la mano. Ma Ferri si consoli: a differenza di un extracomunitario, potrà tornare a fare il giornalista in redazione. E senza perdere neppure uno scatto.

Pino Nicotri
(Consigliere generale Inpgi)
Senza Bavaglio

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