Conferenza dei CDR

RedazioneAttacchi a Corriere della Sera, Repubblica, Stampa Sciopero per La7? Meglio di no!
di Senza Bavaglio
Con nota finale

La due giorni di Roma minuto per minuto.

Una sintesi di tutti gli interventi alla Commissione Contratto e alla Conferenza dei CDRs Corriere, Messaggero, Stampa nel mirino mercoledì alla riunione della Commissione Contratto e giovedì all’assemblea dei CDR a Roma, dove è stato votato un documento che noi di Senza Bavaglio riteniamo pericoloso perché debole e poco incisivo. Una cambiale in bianco nelle mani della dirigenza sindacale. Nessuno ha pensato di affiancare ai colleghi incaricati di negoziare con gli editori almeno un paio di rappresentati delle grandi testate quotidiane e un delegato dei freelance, ora assenti dalle trattative.

L’attacco più elegante è arrivato da un certo Mina, che andrebbe premiato per il suo aplomb e la sua galanteria. Incisiva la sua esortazione: “A quelli di Corriere e Repubblica che hanno un mucchio di soldi dobbiamo dire: non rompeteci i coglioni!” Smentito il giorno dopo da Andrea Montanari, redattore ordinario di Repubblica, (“la mia ultima busta paga è stata di 2164 euro con due domeniche”) e da Daria Gorodisky, Corriere della Sera (“con 4 domeniche  se tolgo gli scatti di anzianità dopo 20 anni non arrivo a 2000 euro”).

Anche il veneto Daniele Carlon, diligente soldato della maggioranza, non ha esitato a sostenere che mentre lui assumeva i precari al Corriere prendevano
i soldi. Parole in libertà.

E’ vero che Franco Siddi e Roberto Natale in questi mesi hanno fatto un grande lavoro. Purtroppo i risultati raggiunti non sono soddisfacenti. Durante il dibattito è emerso un sindacato rinunciatario. Infatti non si è quasi mai parlato su come realizzare le richieste dei giornalisti, ma piuttosto delle pretese degli editori, non di come arginarle, ma di come cercare di edulcorarle per farle digerire con gioia e allegria.

La trattativa si è arenata su due scogli: la licenziabilità dei direttori, condirettori e vicedirettori e i contratti multi azienda, cioè quelli per cui un giornalista che lavora al Gazzettino di Venezia di Caltagirone, può essere spedito a lavorare al Quotidiano di Lecce, altra azienda di Caltagirone. Attenzione come i calciatori, ma senza i loro stipendi milionari, si può essere imprestati da un’azienda a un’altra: da Repubblica alla Gazzetta del Mezzogiorno, dal Piccolo al Giornale di Sicilia.

Stupenda Daniela Stigliano, vicesegretaria nazionale della FNSI, secondo cui: “La multi testata si può accettare. Si può accettare perché è un’arma che abbiamo usato a piene mani per evitare che i colleghi perdessero i posti. Per gestire le crisi”. Si è scordata di dire che nelle mani degli editori diventa un’arma per allontanare chi non è allineato. Per fortuna che la Stigliano poco dopo ha aggiunto che “su tutto si può trattare per trovare un compromesso ma non sugli spostamenti territoriali perché senza paletti sarebbe libertà di licenziamento in mano agli editori”.

Nel documento votato ieri, la crisi de La7, dove l’editore ha annunciato il licenziamento di 25 giornalisti, viene affrontata senza la dovuta energia. Eppure sia Pietro Lanzara, del Corriere della Sera, sia Stefano Trincia, del Messaggero, avevano espressamente chiesto un’azione dura che mirasse a stoppare il tentativo di ristrutturazione selvaggia all’emittente della Telecom.

Facendo ricorso al sindacalese più ridicolo e stereotipato, la maggioranza che governa la Federazione della Stampa ha invece partorito e approvato il documento che pubblichiamo qua sotto, dove si prevede la solita solidarietà di maniera. Questo il passaggio: “Ai colleghi de La 7, impegnati – con il pieno e convinto appoggio della Fnsi e delle Associazioni di Stampa Lombarda e Romana – nella durissima vertenza per il mantenimento dei posti di lavoro, va la solidarietà dei rappresentanti delle redazioni, nella certezza che, pur nella contemporaneità della trattativa per il rinnovo contrattuale, la loro vicenda continuerà a essere seguita con la massima attenzione e partecipazione”. Se la situazione dei colleghi dell’emittente della Telecom non fosse così drammatica ci si potrebbe fare su una grossa risata.

Il documento è sconcertante. Leggetelo attentamente: nelle sue pieghe si nasconde il tentativo di far passare un contratto peggiorativo di quello attuale.

Lo diciamo con grande tristezza ma con la necessaria crudezza: meglio tenersi il contratto vecchio (nonostante qualcuno abbia detto, W l’eleganza!, che “chi sostiene il contratto vecchio dice cazzate!”) Ecco il documento approvato ieri con 110 voti a favore, 20 contro e 2 astensioni. Chi sono i 20 no? Tra gli altri, Corriere della Sera, Messaggero, Stampa, L’Adige, ApCom, Il Domani di Bologna, La Nazione, una parte di Repubblica, di RCS, e del Mattino di Padova. Questi CDR e queste parti di CDR rappresentano la maggioranza dei giornalisti rappresentati nella Conferenza dei Comitati di Redazione.

Senza Bavaglio


La conferenza nazionale dei Comitati e fiduciari di redazione, riunitasi a Roma l’11 dicembre 2008, ascoltata la relazione del segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, la approva, condividendone le forti preoccupazioni per la fase di estrema difficoltà che caratterizza il confronto in atto con gli editori in un contesto economico e sociale di inedita gravità. Patto generazionale, tutela dell’occupazione, tutela sindacale e tutela del lavoro nelle nuove realtà multimediali sono concetti che – inseriti dal segretario nella sua relazione e punti centrali della trattativa contrattuale – vengono condivisi con convinzione.

La Conferenza conferma la ferma volontà di giungere in tempi rapidi alla firma di un contratto nazionale di lavoro che sia sostenibile per tutta la categoria, capace di tutelare le fasce più deboli, di garantirne un futuro dignitoso con un adeguato potere di acquisito degli stipendi nell’ambito di una reale crescita professionale, riuscendo al contempo a sostenere gli istituti economici della professione.

E’ però necessario che la categoria, prima di giungere alla conclusione del negoziato contrattuale, possa disporre di un quadro complessivo quanto più completo possibile sia per quanto riguarda la parte normativa sia per quanto riguarda quella economica. Condizione indispensabile perché i Cdr, quali rappresentanti delle redazioni, possano esprimere una valutazione generale disponendo di tutti gli elementi maturati, non ultimi quelli relativi alle buste paga e alla dinamica salariale.

Non si può lasciare agli editori mano libera nel settore dei trasferimenti con il serio rischio che questo possa divenire un’arma di ricatto nei confronti delle redazioni. E’ per questo che si chiede che l’intera questione possa essere normata con l’inserimento di precisi confini, tali comunque da garantire i diritti già previsti dal contratto, senza alcuna concessione che possa stravolgere l’attuale sistema di garanzie. Le nuove leggi sul mercato del lavoro devono trovare nel CNLG sostanziale compatibilità con il lavoro giornalistico evitandone lo stravolgimento.

Dal confronto con gli editori non possono restare fuori gli aspetti riguardanti la qualità del lavoro e dell’informazione. Non sono accettabili imposizioni editoriali che pieghino gli spazi, le forme e i contenuti informativi alle, pur legittime, esigenze pubblicitarie.
Ai colleghi de La 7, impegnati – con il pieno e convinto appoggio della Fnsi e delle Associazioni di Stampa Lombarda e Romana – nella durissima vertenza
per il mantenimento dei posti di lavoro, va la solidarietà dei rappresentanti delle redazioni, nella certezza che, pur nella contemporaneità della trattativa per il rinnovo contrattuale, la loro vicenda continuerà a essere seguita con la massima attenzione e partecipazione, anche con la disponibilità ad iniziative di lotta solidali.

A conclusione dei lavori, i comitati e i fiduciari di redazione invitano la segreteria della Fnsi a proseguire senza alcuna esitazione il negoziato contrattuale, esplorando tutte le soluzioni possibili e respingendo le provocazioni degli editori, proponendo anche le iniziative di lotta che si riterranno necessarie e appoggiando quelle già annunciate e attuate dai singoli Cdr e dai coordinamenti.

Il negoziato è – al momento – l’obiettivo prioritario ma deve, caratterizzarsi esplorando già da domani mattina la disponibilità degli editori ad un confronto immediato e a tutto campo senza soluzioni di continuità. Dalla costanza dell’impegno negoziale e dalla pervicace volontà di giungere alla firma di un accordo sostenibile e dignitoso, deriva la possibilità di garantire a tutti i giornalisti un contratto che salvaguardi la professione e i posti di lavoro.

Nota finale:

Che alcuni membri di giunta sono un po’ stressati, è dimostrato da un episodio a margine. All’inizio del dibattito Piero Lanzara, CDR del Corriere della Sera, ha esortato l’assemblea a una protesta forte (“Noi siamo pronti a scioperare”) a favore dei colleghi de La7, il cui editore ha annunciato il licenziamento di 25 giornalisti. Lanzara ha aggiunto: “I colleghi dell’emittente si sono sentiti abbandonati dalla FNSI”.

Massimo Alberizzi, anche lui del Corriere della Sera e consigliere Nazionale della Federazione in rappresentanza di Senza Bavaglio, era accanto a Guido Besana, membro della giunta federale e gli ha sussurrato: “Guido, nonostante i tuoi interventi, è vero che i colleghi de La7 si sentono abbandonati”.
Apriti cielo. Besana è scattato su tutte le furie e si è messo a urlare minacciando il collega di prenderlo a calci in culo, da qui al Tevere (la riunione si teneva all’Ergife, lontanissimo dal fiume). Non ha spiegato però il perché.

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