Simona Fossati

Speciale per Senza Bavaglio
Simona Fossati
Milano, 15 dicembre 2008

Tutti plaudono al nuovo decreto, Ma, se lo si analizza bene, Si vede che è monco e difettoso. E non è uguale per tutti i liberi Professionisti dell’informazione.

E così sono passati 10 anni e due mesi da quell’undici novembre quando i freelance che oggi si riconoscono in Senza Bavaglio tappezzavano Milano di necrologi alla libera professione grazie alla dissennata legge allora mai criticata, ma al contrario applicata con burocratica solerzia, dai dirigenti dell’Inpgi.

Di fatto la regola 2/3 a carico degli editori e solo 1/3 a carico dei lavoratori del contributo previdenziale obbligatorio previsto per l’Inps si era trasformata in un 10 per cento sul reddito netto a carico dei giornalisti e solo il 2 per cento sul reddito lordo a carico degli editori.

Per dieci anni abbiamo chiesto e lottato per una modifica della Legge per ottenere la stessa ripartizione della Gestione Separata dell’Inps fra committente e lavoratore e gli stessi parametri. E, soprattutto, il versamento diretto del contributo dal committente all’Istituto, per evitare le evasioni degli editori e le conseguenti pressioni dell’Inpgi 2 sui giornalisti.

Finalmente è arrivato il ddl sul Welfare, di cui molte parti sono in vigore già da gennaio, che prevede anche per l’Inpgi 2 gli stessi parametri dell’Inps e quindi garantisce una vera pensione anche per i freelance.

Nel ddl però si parla solo di trasformazione dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa in lavoro subordinato. E l’investimento di 32 milioni di euro stanziato dall’Inpgi va in questo senso.

E’ noto a tutti – e da anni – che in molte redazioni anche di gruppi editoriali importanti, si siano assestati un bel numero di CoCoCo facenti funzione di articoli 1. Noi stessi lo abbiamo più volte denunciato in direttivo dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti e in FNSI. In questi casi però c’è prima di tutto da chiedersi: ma i CdR dov’erano?

Che sia giusto trasformare queste situazioni in lavoro subordinato nessuno lo mette in dubbio e per fortuna e ci sono le ispezioni dell’Inpgi. Esistono però parecchi CoCoCo che sono e intendono restare freelance.

A questi colleghi basterebbe l’applicazione della nuova ripartizione e dei nuovi parametri previsti dal ddl, senza nessuna trasformazione in lavoro subordinato ma mantenendo quello che è proprio il loro status: giornalista freelance, cioè autonomo, cioè che lavora fuori dalla redazione, ma che vuole ed esige, una vera pensione, oltre naturalmente a compensi professionali e pagamenti certi entro i 30 giorni previsti dal decreto legge 231/2002 ancora a oggi ampiamente disatteso (ma questa è altra storia).

Veri collaboratori esterni, come veri lavoratori autonomi sono tutti quelli che fatturano con Partita Iva. E per loro quali saranno i parametri e le ripartizioni tra committente e lavoratore? Non ve ne è traccia da nessuna parte. Gli articoli 79 e 80 del decreto legge in realtà lasciano aperti alcuni spazi che starà alla dirigenza dell’INPGI, attraverso le delibere previste, condurre almeno questa volta davvero dalla parte dei giornalisti. Allargando l’applicazione dei nuovi parametri a tutti coloro che esercitano la libera professione e quindi anche a chi ha fattura con partita IVA.

E per chi viene pagato con Cessione del Diritto d’Autore? Costui viene lasciato appositamente fuori dal ddl. Non dimentichiamo però che l’Inpgi 2 chiede dal 2001 il contributo previdenziale obbligatorio anche su questi redditi quando si tratta di collaborazioni giornalistiche. Nessun editore paga il suo 2 per cento ma l’Istituto, pur conoscendo perfettamente la situazione, lo esige dai soliti giornalisti indifesi.

Circolano un’infinità di contratti in cui l’editore chiede ai collaboratori, giornalisti scriventi o fotografi che siano, la cessione dei diritti per tutte le ripubblicazioni, su tutti i media, in tutto il mondo. E il freelance non ha scelta, o firma o perde il lavoro e rischia di non venire nemmeno pagato per il lavoro già consegnato.

Molti giornalisti hanno ormai quindi deciso di pagare di tasca propria anche quel 2 per cento che spetterebbe invece all’editore, tanto per evitare storie con l’Istituto “esattore”; stessa cosa fanno tutti quei giornalisti fino a ieri pagati come “prestazione occasionali” (anche in questo caso gli editori si rifiutano di pagare la loro parte) per prestazioni che sono tutto fuorché occasionali.

Poi ci sono pure quelli che, a suo tempo istigati dall’ex presidente dell’Ordine della Lombardia, non hanno mai pagato alcun contributo all’Inpgi 2 per il Diritto d’Autore e ora, dopo i controlli dell’Istituto, hanno problemi economici serissimi, per pagare le more e contro more che l’Istituto, nonostante tutto, giustamente esige da loro.

Ora quindi un nuovo allarme corre sul filo dei giornalisti freelance. Che succederà a chi fattura con Partita IVA e a chi viene pagato con cessione del Diritto d’Autore? Per il momento non se ne parla e quindi tutto resta come è ora. E’ però auspicabile che se da una parte i compensi vengono ormai di prassi e ovunque ridotti d’ufficio, anche in corso d’opera e con accordi già stabiliti, senza che nessuno difenda il giornalista costretto a subire la riduzione, perlomeno sul fronte pensionistico si faccia qualcosa.

Il contributo previdenziale obbligatorio per tutti i lavoratori autonomi (CoCoCo, partita Iva, diritto d’autore) deve aumentare progressivamente le aliquote con i parametri dell’Inps, ma con l’obbligo assoluto e inderogabile che la ripartizione sia per 2/3 a carico dei committenti/imprese e per 1/3 detratto al lavoratore. Con l’attribuzione della titolarità dell’obbligazione contributiva a caric del committente.

Sono già cominciate a circolare lettere da parte degli editori che vogliono trasformare i CoCoCo in Collaboratori Occasionali. L’Inpgi afferma che le lettere sono illegali e il sindacato questa volta è intervenuto prontamente.

Non dimentichiamo però che sulla questione Diritto d’Autore, nonostante le lettere inviate dall’INPGI agli editori, nessun editore sborsa un soldo. E i giornalisti invece pagano.

Inoltre è piuttosto chiaro che la prossima presumibile mossa da parte degli editori riguarderà i CoCoCo. Chi controllerà e chi interverrà quando magicamente i compensi netti verranno ridotti per buttare l’onere del contributo previdenziale obbligatorio aumentato tutto sulle spalle dei lavoratori?

Simona Fossati
Senza Bavaglio
Candidata al Comitato Amministrator della Gestione Separata dell’INPGI

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