Sugli scatti Ferri dia le dimissioni di Massimo Alberizzi

dimissioni_volontarie13 dicembre 2008
A leggere il comunicato di Autonomia e Solidarietà, che trovate qua sotto, sono rimasto alquanto sorpreso.
Sono d’accordo – cosa assai strana – con il coordinatore della corrente di maggioranza, Giovanni Rossi, quando dice che ci deve essere il massimo rispetto per le opinioni degli altri.
E sono ancora una volta d’accordo con lui, quando sostiene che le strumentalizzazioni sul contratto non pagano.
E allora mi domando: perché Giovanni Rossi strumentalizza le preoccupazioni di Repubblica e invece di farle proprie e discuterle con pacatezza, le liquida come apprensioni di colleghi manipolati, disinformati e pregiudizialmente nemici? Immagino che da oggi penserà le stesse cose di noi del Corriere.
Il coordinatore di Autonomia e Solidarietà rivendica alla FNSI la fermezza nella difesa degli scatti e per questo si richiama alle deliberazioni del Congresso di Castellaneta: “Disponibilità a discutere senza pregiudiziali ma salvaguardando i meccanismi che tutelano i redditi dei giornalisti e in particolare quelli più bassi”.
Si scorda però di raccontare ai colleghi che quella dizione, secondo noi di Senza Bavaglio appositamente equivoca, confusa e scritta in sindacalese, è stata adottata al Congresso della FNSI proprio perché la corrente di cui Giovanni Rossi è coordinatore ha respinto una mozione con la quale si chiedeva, fuor di metafora e con ostentata chiarezza, di considerare gli scatti un elemento irrinunciabile della trattativa con gli editori.
Insomma, in quel documento bocciato da Rossi e dai suoi compagni, gli scatti d’anzianità erano citati con nome e  cognome. E si chiedeva che fossero dichiarati intoccabili. Ma non è solo questo elemento a preoccupare i colleghi di Repubblica e oggi del Corriere della Sera.
Come a suo tempo ha fatto notare, con la schiettezza che lo contraddistingue, Pino Nicotri, a rendere sospettosi i giornalisti c’è anche, agli atti del Congresso di Castellaneta, l'”incredibile discorso di Enrico ‘Chicco’ Ferri”, membro della giunta della FNSI e compagno di corrente di Giovanni Rossi.
“Ferri – aveva scritto subito dopo l’assise Pino Nicotri, facendosi carico delle preoccupazioni di tanti colleghi – ha parlato della necessità di rinunciare agli scatti d’anzianità perché, parole testuali, ‘collaboratori e freelance mica li hanno gli scatti’. E si tratta di un’affermazione raccapricciante. Sì, raccapricciante. E’ come dire che, poiché gli immigrati extracomunitari non hanno né contratti, né salari decenti e neppure la cittadinanza italiana allora anche noi dobbiamo rinunciarvi. Rinunciare cioè ai contratti, agli stipendi decenti e alla cittadinanza italiana”.
“Siamo cioè al delirio – osservava Nicotri – e mi sbalordisce che il mio caro amico del bel tempo che fu, Chicco, sia arrivato a tanto”.
Ferri, recidivo, aveva fatto più o meno lo stesso discorso in una riunione del sindacato dei giornalisti del Veneto, provocando reazioni indignate dei colleghi in tutta Italia.
Eppure non mi risulta che l’inossidabile sindacalista padovano sia stato mai smentito né da Giovanni Rossi, né da altri dirigenti della FNSI.
Dunque le sue parole restano chiare e semplici: gli scatti e il loro meccanismo si possono ridiscutere.
D’altro canto, arrivati al punto in cui siamo, le smentite non servono. Troppo tardi. Sembra che appartengano più al mondo di Collodi che a quello di un sano sindacalismo.
Finché Ferri resterà nella giunta, non si potrà impedire ai colleghi di pensare che gli scatti saranno serviti su un piatto d’argento agli editori.
Per convincere i giornalisti e per dissipare i sospetti, serve un gesto forte, chiarificatore e concreto, necessario a dare credibilità alle smentite di maniera. La tendenza è veramente invertita? Gli scatti saranno difesi fino alla morte? Bene, Enrico “Chicco” Ferri – conseguentemente – deve dare le dimissioni dalla giunta della FNSI.

Massimo Alberizzi
Consigliere Nazionale FNSI
Senza Bavaglio

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