Le scempiaggini dei media: che fine ha fatto l’auto ad aria compressa?

Qualche giorno fa, un collega  ci ha segnalato un video,
messo in onda tempo fa dalla RAI, in cui si declamavano
le meravigliose qualità di un’auto che funzionava ad aria compressa.
Il collega si domandava che fine avesse fatto questa straordinaria
(dal suo punto di vista) invenzione.
Una notizia che se fosse stata verificata non avrebbe avuto
l’onore della cronaca.
Abbiamo chiesto al professor Sergio Pizzini un parere
su questa invenzione della fantasia.

Senza Bavaglio

Speciale per Senza Bavaglio
Sergio Pizzini
Milano, 7 febbraio 2023

Nel 2014 un prototipo di auto con motore ad aria compressa era stato presentato al salone di Ginevra, e nell’anno successivo la Tata aveva deciso la sua produzione, che però non ha mai avuto inizio. Parecchi media, compreso la RAI, avevano presentato questo progetto avveniristico e con grandi prospettive, senza però indagare a fondo per capire come non fosse solo frutto della fantasia di quelche buontembone.

Nel web ora qualcuno chiede perché un sistema apparentemente green, senza emissioni dannose, non abbia avuto successo.

Io mi chiedo, invece, come a un’azienda importante come la Tata sia potuto venire in mente di proporre l’aria compressa come fluido propulsore, tenuto conto che questo processo non poteva intrinsecamente funzionare, per un motivo molto semplice. Il lavoro prodotto dall’espansione dell’aria compressa è uguale al prodotto PdV, dove P è la pressione dell’aria compressa nel serbatoio, e dV è la variazione di volume all’espansione.

Si può facilmente constatare che se la capienza del serbatoio fosse infinita avrei una potenza costante. Poiché la capienza del serbatoio è limitata, la potenza di questo sistema diminuisce costantemente  con la variazione della quantità di aria nel serbatoio, e quindi della sua pressione.

Caso unico di un propulsore la cui  potenza diminuisce costantemente con il consumo di fluido propellente.

Comunque sarebbe stato bene spiegare che l’aria compressa non è gratis, come del resto l’energia elettrica, e deve essere sempre prodotta consumando altra energia.

Sergio Pizzini*

*Già professore ordinario di Chimica Fisica presso l’Università di Milano-Bicocca. Ha conseguito la laurea in Chimica e il dottorato di ricerca in Elettrochimica. Qui il suo curriculum completo http://www.sergiopizzini.eu/curriculum.html
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