Nicoletta Morabito: “Incapacità sindacale sulla vicenda equo compenso”

Speciale per Senza Bavaglio
Nicoletta Morabito
Milano, 27 novembre 2022

C’era una volta una freelance che, quando uscì la legge sull’Equo Compenso n. 233/2012, fece i salti di gioia. Finalmente una legge che, prendendo spunto  dall’articolo 36 della Costituzione sulla giusta retribuzione dei lavoratori, avrebbe potuto rendere accettabili i pagamenti dei giornalisti freelance.

Le premesse però furono presto disattese, il nodo critico era il Decreto attuativo, in parole povere l’aspetto pratico, ovvero, con quale criterio e con quali parametri trasformare “un equo compenso”  in un tariffario minimo di riferimento per giornalisti, editori, magistratura.

La Commissione lavoro autonomo composta da esponenti del Governo Renzi, rappresentanti di FNSI, INPGI, Ordine Giornalisti, Editori, nei due anni seguenti non produsse nulla. Solo l’Ordine Nazionale dei Giornalisti, vista l’immobilità della Commissione, propose un tariffario accettabile , che non venne preso in considerazione da nessuno, senanche dal sindacato.

Nel giugno del 2014, la commissione sottoscrive una delibera che prevedeva per precari e freelance tariffe inique e inaccettabili, contrarie a qualsiasi tipo di compenso lavorativo previsto in Italia per  altri tipi di lavori.

Solo l’Ordine Nazionale non firma il vergognoso documento, proposto dal sindacato. Bisognava reagire: il  5 agosto 2014 L’Ordine dei Giornalisti inoltra un ricorso al Tar del Lazio contro la delibera approvata dalla  Commissione. L’Ordine vince. Il Tar definisce le tabelle adottate “non proporzionate alla qualità e quantità del lavoro svolto e del tutto insufficienti a garantire un’esistenza libera e dignitosa di un lavoratore autonomo”.

Nel 2016 anche il Consiglio di Stato dà ragione all’Ordine Nazionale dei Giornalisti.

Intanto passano altri 4 anni con un nulla di fatto, l’equo compenso non c’è e anche  con i governi successivi non fanno passi avanti. Le speranze della nostra freelance vanno in fumo e cresce la  sua rabbia e quella dei colleghi.

Promulgare una legge che risolverebbe tanti problemi di freelance e precari sempre più in balia delle angherie degli editori e non vederla applicata è una sconfitta dello Stato che non vuole o non riesce  a tutelare i diritti dei suoi cittadini.

E veniamo a poco tempo fa, quando arriva la mazzata finale. L’associazione Stampa Romana e l’Assostampa Siciliana avevano presentato ricorso al TAR del Lazio sui parametri giudiziali sull’equo compenso per la mancata emanazione per i giornalisti dei parametri ministeriali (Legge 27/2012) , che sono equo compenso minimo secondo la legge 17/2017.

In sintesi Il Tar del Lazio non riconosce un vuoto normativo sulla materia poiché con il decreto 140/2012 il ministero della Giustizia ha stabilito che i compensi dei giornalisti devono essere desunti dai giudici ordinari per analogia da quelli delle altre professioni, nel caso di controversie che riguardino il diritto ad un giusto compenso da parte dei freelance.

Che dire. Sembra di leggere un romanzo di Kafka. Che tariffe ci converrà coinvolgere, quelle degli avvocati? O forse sarebbero meglio quelle dei commercialisti, oppure ingegneri? Direi di puntare su quelle dei notai.

Bene, anzi male,  ci siamo presi la fregatura finale. Unica cosa certa, politica, editori, magistratura non ci amano, forse perché troppo spesso diciamo inconfessabili verità?

Nicoletta Morabito*
Candidata per Senza Bavaglio alle elezioni della ALG e della FNSI
morabito52@gmail.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA

*Laureata in Scienze e Tecnologie Alimentari, giornalista freelance dal 1983, nei settori agroalimentare, salute, ambiente. Ha collaborato con molte testate tra cui Il Sole 24 ore e Io Donna. Già consigliere nazionale dell’Ordine, lo è attualmente dell’ALG, coordinatrice della Commissione Lavoro Autonomo.

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