Dopo l’integrativo di Citynews, il sindacato unico è su un binario morto

Speciale per Senza Bavaglio
Valerio Boni
Milano, 20 gennaio 2022

I passi compiuti negli ultimi anni, con posizioni che sono sembrate sempre più vicine a quelle degli editori che alle esigenze dei giornalisti, in particolare dei non contrattualizzati, hanno suscitato più di una perplessità sull’efficacia e sul ruolo della FNSI. Ma quanto accaduto una settimana fa lascia intendere che l’anomalia nel mondo del lavoro di un sindacato unico, affidato a una maggioranza che ha definitivamente perso i contatti con il mondo reale, è giunto al capolinea.

È del 13 gennaio la notizia che Citynews, l’azienda che sotto il cappello della testata online Today gestisce le 50 edizioni metropolitane delle maggiori città italiane, ha firmato con il CdR istituito nel 2021 il contratto integrativo che interessa gli oltre 250 giornalisti (tra dipendenti e collaboratori) che lavorano quotidianamente. Un accordo che ha coinvolto la Cisal (la Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori) per la parte sindacale, e l’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana) per gli aspetti aziendali. Mentre la FNSI ha preferito lavarsene le mani, dopo avere abbandonato in precedenza anche il tavolo per il contratto nazionale.

L’aspetto più grottesco di quanto accaduto è che la scelta non ha procurato alcun danno ai lavoratori, che al contrario hanno ottenuto molti più benefici di quelli dei giornalisti assistiti (si fa per dire) nelle vertenze degli ultimi mesi. Lontani dall’accoppiata FIEG-FNSI, hanno ottenuto aumenti retributivi, assistenza legale, formazione professionale, premi legati al merito e soprattutto 24 assunzioni. Tutto questo è garantito per tre anni, quando si tornerà a discutere il nuovo integrativo.

Sembra incredibile, ma è tutto vero. Anche il pagamento del lavoro festivo e i rimborsi per le spese di trasferta dei collaboratori, diventati ormai fenomeni più unici che rari nelle redazioni dei grandi editori, soprattutto in quelle degli ex grandi. Ma come è possibile che un CdR senza esperienza e due organizzazioni che hanno poco a nulla a che spartire con il giornalismo che conta abbiano ottenuto risultati in controtendenza? La risposta è semplice: ha prevalso la volontà di cercare un accordo senza mai perdere di vista i lavoratori, quindi esattamente il contrario di quanto sta facendo il sindacato “ufficiale”.

Un sindacato che attraverso le ramificazioni nelle varie aziende va esattamente nella direzione opposta, dopo avere avallato per anni le rottamazioni scellerate di giornalisti. Il modo di lavorare è cambiato e si evolve in continuazione, ma la federazione della stampa sembra non essersene resa conto. Per decenni le priorità sono state rappresentate dalla Rai e dai quotidiani, e già i periodici erano considerati entità astratte, difficili da comprendere. Ma mai ha capito le esigenze dei freelance, da sempre usati come tappabuchi, il cui ruolo è oggi ancora meno identificabile, in quanto richiede professionalità, disponibilità totale e bassi costi. Visto che non esiste uno straccio di tabella di equo compenso, che sia veramente tale, come avviene per commercialisti, medici, architetti e via dicendo.

Un accordo come quello siglato da Citynews dovrebbe rappresentare molto più di un campanello di allarme, ma è prevedibile che sarà classificato come il primo esempio di un deprecabile tentativo di dividere la categoria. Tuttavia se gli effetti dell’unità sono quelli che abbiamo subito e viviamo attualmente, non resta che sperare che altre realtà diano un segnale forte in questa direzione. La direzione della dignità dei giornalisti.

Valerio Boni
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