da Puntoeacapo
Giovanni Innamorati
Roma, 5 dicembre 2021
“Il commento è libero, ma i fatti sono sacri”, diceva il leggendario direttore del Guardian, Charles Prestwich Scott. Mi aggrappo a questo principio per raccontare quanto accaduto all’insediamento del nuovo Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti (CNOG), per non fare prevalere in me l’indignazione e l’amarezza nella narrazione degli avvenimenti. Eccoli.
Il 1°, il 2 e il 3 dicembre si è insediato il nuovo CNOG e, come era prevedibile, la maggioranza di ContoCorrente, dopo aver eletto presidente il collega toscano Carlo Bartoli (33 voti per lui, 24 per il past president Carlo Verna) si è accaparrata tutte le cariche monocratiche (vicepresidente, segretario, tesoriere), e addirittura tutti i posti nell’Esecutivo, un fatto del tutto inedito.
Almeno un posto nell’Esecutivo alla minoranza, oltre che per prassi, era nella logica delle cose, visto che quella che sta per cominciare è una consiliatura costituente, in cui il nostro Ente ordinistico dovrà dialogare con il legislatore per la riforma.
Ma un ulteriore passo di sopraffazione è stato compiuto con l’elezione dei revisori dei conti, anch’essi tutti accaparrati dalla maggioranza, con la pretesa di far coincidere controllati e controllori.
Fino a qui avremmo parlato di arroganza, prepotenza, indifferenza alle regole. Con quanto accaduto successivamente, ControCorrente (ma sarebbe più appropriato chiamala Conto Corrente, ndr) ha varcato la soglia della provocazione, un terreno su cui nessuno si era avventurato.
Il CNOG doveva eleggere al proprio interno quattro Consiglieri che sarebbero andati a comporre il Consiglio di disciplina. Questo è un organo giurisdizionale, e quindi i suoi componenti decadono dal CNOG che è invece un organismo “politico”.
Ebbene Controcorrente, senza chiedere nulla alle interessate, ha votato ed eletto le uniche due colleghe donne della minoranza, Margherita Agata e Anna Scafuri, le quali, con parole indignate, hanno rifiutato l’elezione.
Perché questa inutile provocazione? Controcorrente da una parte temeva che perdendo quattro suoi consiglieri nazionali avrebbe avuto in seno al CNOG una maggioranza meno massiccia (passando da 34 a 29), e dall’altra non trovava al suo interno quattro persone disponibili a impegnarsi in questo organismo.
A questo si aggiunge un misto di prevaricazione e incompetenza; la prevaricazione sta nel tentativo di indebolire la minoranza numericamente, sul piano della qualità della propria rappresentanza e sul piano della propria rappresentanza femminile; l’incompetenza sta nel fatto che ControCorrente pensava che l’elezione non potesse essere rifiutata, cosa semplicemente inesistente nell’intero ordinamento italiano.
Da sottolineare che la minoranza, per protesta, dopo l’elezione dei revisori dei conti, aveva deciso di non partecipare alla votazione per eleggere il Consiglio di disciplina, e che la prima a rispondere all’appello era stata proprio Margherita Agata, la quale aveva dichiarato “Non ritiro la scheda, non partecipo al voto per protesta”, formula poi ripetuta da altri 22 esponenti della minoranza, compresa Anna Scafuri.
Quindi era evidentissimo che le due colleghe non solo non si erano candidate (come il Regolamento prevede che debba avvenire), ma che non erano nemmeno interessate all’elezione. Eppure i Consiglieri e le Consigliere di Controcorrente hanno votato per loro, a sfregio delle colleghe.
L’episodio è avvenuto giovedì sera e venerdì mattina i 22 consiglieri di minoranza hanno presentato un esposto al ministero vigilante, una mozione di sfiducia al neo presidente Carlo Bartoli, e un comunicato per denunciare l’accaduto. La mozione verrà discussa e votata in una prossima convocazione del CNOG.
L’indignazione riguarda evidentemente molteplici aspetti del comportamento della maggioranza: la volontà di umiliare due colleghe, non ritenendole nemmeno degne di avvisarle dell’operazione che si conduceva nei loro confronti; la volontà di indebolire la minoranza, che si era invece dichiarata disponibile al dialogo sin dal breve discorso con cui Carlo Verna aveva illustrato la propria candidatura alla presidenza; l’incompetenza, nel non conoscere né il Regolamento del CNOG né la normativa generale sull’accettazione delle cariche; l’incapacità di completare la formazione di tutti gli organi dell’Ordine (mancano da eleggere i membri esterni del Consiglio di disciplina e le tre Commissioni Giuridica, Cultura, Amministrativa).
Possiamo stare sereni in vista delle necessarie interlocuzioni con governo e Parlamento sulla riforma e su dossier fondamentali, come l’equo compenso? La risposta è un monosillabo: no.
Giovanni Innamorati
Consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti
Una ricostruzione perfetta che ridicolizza le furbesche manovre
di una finta sinistra autoritaria e faccendiera
Pierluigi Roesler Franz
Roma, 5 dicembre 2021
Posso confermare, avendo amaramente vissuto anch’io in diretta all’hotel Palatino questa amara vicenda, che la nota di Giovanni Innamorati è assolutamente perfetta e ricostruisce esattamente per filo e per segno e in ogni particolare ciò che, purtroppo, è successo.
Manca soltanto un’ulteriore “ciliegina” finale sulla scellerata, inaccettabile e vergognosa scelta di “Controcorrente” che era anche quella, scandalosamente “furbesca”, di poter poi nominare come componenti di loro fiducia nella successiva votazione dei restanti 3 membri esterni del Consiglio Nazionale di Disciplina (che avverrà tra un paio di settimane) due uomini e una donna perché il Regolamento prevede, appunto, che sia ben controbilanciata la rappresentanza di genere.
E proprio per raggiungere questo assurdo obiettivo “Controcorrente” ha fatto votare dai suoi le uniche nostre due colleghe elette nel Consiglio nazionale Margherita Agata e Anna Scafuri che – come tutti noi del resto – ignoravano del tutto questa mossa di bassissima lega e che, come ben ricostruito da Innamorati, avevano addirittura preventivamente rifiutato di ritirare la scheda come atto di palese protesta nei confronti dell’arrogante maggioranza di “Controcorrente”, asso pigliatutto nelle precedenti votazioni – compresa persino quella dei tre componenti del Collegio Sindacale.
Questa mossa di “Controcorrente”, già di per sé vergognosa, umiliante e da condannare (come abbiamo fatto), era però finalizzata anche al loro obiettivo di far poi eleggere 2 uomini e 1 donna tra i componenti esterni del Consiglio di Disciplina.
Ieri abbiamo mandato all’aria questo assurdo progetto perché abbiamo costretto “Controcorrente” ad azzerare la scandalosa votazione del 2 dicembre sera e a eleggere come nuovi componenti del Consiglio Nazionale di Disciplina quattro loro consiglieri nazionali (3 uomini e 1 donna) che da 24 ore non fanno quindi più parte del Consiglio Nazionale.
Pertanto il CNOG per i prossimi 3 anni scende così da 58 a 54 componenti, dei quali 29 appartengono a “Controcorrente”, mentre 25 all’ampio raggruppamento di opposizione guidato dal past president Carlo Verna. Da questi numeri emerge con chiarezza che il nuovo Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti è sostanzialmente spaccato in due e non c’è più spazio per l’arroganza, né per altre prove di forza, né per ulteriori “furbate” di Controcorrente. Ma occorre dialogo, saggezza, buon senso ed equilibrio.
Pierluigi Roesler Franz
Consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti
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