Ordine: il voto online è sicuro, attenti alle sirene che vi portano sugli scogli

Speciale Per Senza Bavaglio
Alessandra Fava e Tamara Ferrari
Milano, 20 settembre 2021

E’ curioso che dopo mesi di discussione in consiglio nazionale con un Regolamento di voto approvato dallo stesso Consiglio nazionale, alcuni, tra cui la presidente del Lazio Paola Spadari e quello della Lombardia Alessandro Galimberti, mettano i bastoni fra le ruote dicendo che al momento “il voto non è sicuro” e “vogliamo un voto sicuro”.

Noi di Senza bavaglio e anche l’esecutivo uscente del Consiglio nazionale e il Consiglio stesso e la Commissione giuridica ci siamo spaccati il cervello per mesi per eliminare ogni vizio e ogni rischio. Certo il rischio zero non esiste, né nell’online né nel voto cartaceo. Ma pensiamo di essere riusciti con un Regolamento di voto approvato anche dal Ministero di Giustizia che ci controlla a dare delle linee guida chiare.

La verifica incrociata dell’identità del votante, la consegna poco prima del voto delle liste elettorali alle commissioni elettorali, lo spoglio nazionale e regionale in concomitanza, la presenza di un notaio danno diverse garanzie.

Ma si vede chiaramente che queste garanzie a qualcuno non piacciono. E allora si punta a far credere ai colleghi che il voto online non sia sicuro per portarli al seggio fisico o introdurre altre variabili o minare la partecipazione. Meccanismi subdoli che si rivolgeranno contro come un boomerang.

Adesso questi anti-trasparenza hanno rispolverato il concetto che serviva l’IP per ogni elettore. Ma noi del nazionale lo avevamo escluso anche sollecitati da molti consiglieri perché ci sono redazioni intere che votano dallo stesso IP, come può succedere che due giornalisti vivano sotto lo stesso tetto e lavorino a distanza e quindi voteranno dallo stesso indirizzo elettronico.

Insomma qualcuno si appella a fantomatici rischi perché le vecchie manfrine tipo il responsabile di redazione che ramazza credenziali e schede di voto e vota per decine di persone non è più fattibile.

Quindi cari colleghi aprite una Pec se non l’avete ancora perché senza non potrete votare e cercate di capire che idea di Ordine hanno le varie liste. Noi lo vogliamo inclusivo, vogliamo allargare a nuove categorie professionali (l’Online, i blogger, i videomaker e chi fa comunicazione sui social) e vogliamo un Ordine che sia la casa dei giornalisti e non il teatro di spaccature, correnti e camarille.

Alessndra Fava
Tamara Ferrari
Consigliere uscenti dell’Ordine nazionali
twitter #sbavaglio

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