Previdenza giornalisti, per la voragine dei conti Inpgi stretta inutile  sugli iscritti

da Il Sole 24Ore
Federica Micardi e Matteo Prioschi
Milano, 23 giugno 2021

Quattro interventi che valgono complessivamente meno di 20 milioni di euro all’anno, pesano molto sui giornalisti iscritti alla gestione previdenziale principale dell’Inpgi (lavoratori dipendenti), ma che sono nulla rispetto all’ultimo passivo di bilancio, pari a 242 milioni di euro.  Questo il contenuto di una lettera inviata dal presidente dell’istituto di previdenza ai segretari di Fieg e Fnsi.

L’ente è in forte difficoltà a causa della crisi del settore: la gestione principale  ha perso in dieci anni quasi il 20% degli iscritti attivi, che oggi sono intorno ai 14.500.  Le pensioni erogate, tra il 2011 e il 2020, sono passate da 7.303 a 9.643, e la spesa è aumentata da 392 milioni a 543 milioni, a fronte di entrate contributive nel 2020 pari a 370 milioni. I prossimi prepensionamenti incideranno ulteriormente sui conti. Il primo disavanzo previdenziale dell’Inpgi risale al 2011, mentre nel 2020 il bilancio ha segnato un passivo di 242 milioni e la gestione previdenziale è stata negativa per 197 milioni. A pesare sui conti dell’ente ci sono anche gli ammortizzatori sociali (temporaneamente fiscalizzati), perché l’Inpgi è l’unica Cassa privata sostitutiva dell’Ago.

Degli interventi proposti, il contributo straordinario pari all’1 per cento dei redditi dei giornalisti attivi o pensionati dovrebbe determinare un gettito di 15,5 milioni di euro all’anno. Viene precisato che il contributo aggiuntivo “concorrerà all’aliquota di computo della prestazione pensionistica degli interessati”. Ciò significa che quanto versato aumenterà l’importo della pensione. Tuttavia ciò vale solo per gli iscritti attivi, a meno che per i già pensionati si preveda un ricalcolo della pensione al termine dei cinque anni di prelievo aggiuntivo (con effetti che comunque dovrebbero essere limitati sugli assegni).

Viene prevista una penalizzazione delle pensioni di anzianità, non più legata all’età di pensionamento come avviene oggi, ma agli anni di contribuzione mancanti rispetto ai requisiti per la pensione anticipata erogata dall’Inps. I giornalisti possono accedere al trattamento di anzianità con 40 anni e 5 mesi di contributi (e almeno 62 anni e 5 mesi di età), mentre agli iscritti Inps servono 41 e 10 mesi se donne e 42 anni e 10 mesi se uomini. Per ogni mese di “sconto” la pensione lorda viene ridotta dello 0,25 per cento. Ciò significa che se un giornalista andrà in pensione con 40 anni e 5 mesi di contributi, gli sarà calcolata la pensione e l’importo ottenuto sarà ridotto del 7,25 per cento.

Più complicato il meccanismo che regola la penalizzazione in caso di cumulo tra pensione e redditi (è già complesso quello in vigore). In sostanza si fanno due interventi. Il primo porta da 22mila a 5mila euro la soglia di reddito cumulabile. Il secondo stabilisce che la pensione non possa essere tagliata di oltre la metà, mentre ora il taglio non va oltre la metà della pensione meno 22mila euro.

Federica Micardi
Matteo Prioschi

QUESTE LE PROPOSTE DI TAGLI PORTATE IN CDA

Inpgi 21-06-22 Proposte tagli

 

 

 

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