Speciale per Senza Bavaglio
Francesca Canino
Cosenza, 10 aprile 2020
Il bavaglio al tempo del Covid-19 è realtà e si è materializzato in Calabria ad opera del nuovo presidente della regione Jole Santelli. Eletta a fine gennaio scorso, ha scelto di stare in quarantena, quasi, dalla scena politica regionale già in tempi precedenti alla diffusione del virus, per comparire sul palcoscenico della Regione quando sono iniziati i primi casi di contagio da Coronavirus.
Da allora si sono susseguite ordinanze risibili e figuracce fatte a livello nazionale, specialmente dopo una puntata di ‘Report’ che ha visto cadere la testa di un dirigente regionale, individuato da Santelli come ‘soggetto attuatore per il coordinamento delle attività’ nel periodo della pandemia.
Jole Santelli, presidente della Regione Calabria
Ma la ciliegina sulla torta è arrivata da poco: il presidente della regione Calabria ha vietato ai dirigenti regionali e ai direttori delle Asp e delle Aziende ospedaliere calabresi di rilasciare agli organi di stampa informazioni sui numeri del contagio.
Immediate le reazioni dei media, che hanno titolato “Vietato parlare con i giornalisti”, “Santelli censura le Asp e vuole pieni poteri sul bollettino”, “Dati censurati dalla regione”, mentre solo qualche settimana fa, con una ordinanza, il presidente disponeva che: “Eventuali comunicazioni alla stampa ed ai media in generale, interviste e informazioni al pubblico nei casi suddetti, utenze “social” web istituzionali, potranno essere rilasciate dai vertici Aziendali o da loro delegati, previo accordo con l’Unità di Crisi Regionale”.
Un doppio bavaglio, dunque, e sapete perché? Negli ultimi giorni sono state riscontrate delle differenze tra i numeri forniti dalle Asp e quelli provenienti dagli uffici della Regione, questi ultimi inferiori ai primi. Non si conoscono i motivi che hanno prodotto i dati discordanti, è probabile che la confusione sia stata generata in buona fede. In questo caso, si sarebbero dovuti fare controlli e comparazioni e non censurare giornalisti e dirigenti.
Invece, la Regione ha deciso di filtrare le notizie, spesso poi corrette dai giornali, e di divulgarle con un bollettino quotidiano che a volte ha fornito dati diversi da quelli della stessa Protezione Civile nazionale.
Il caos regna sovrano, ma il problema è l’informazione: i giornalisti alla ricerca di dati utili per delineare la situazione di emergenza in atto sono da imbavagliare e la fonte delle notizie deve essere unica, senza possibilità di verifica con le Asp e gli ospedali.
Con un sol colpo, dunque, la Regione diviene l’unica fonte dei dati sui contagi e relega in un angolo i giornalisti. Il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria è intervenuto sulla vicenda con un comunicato, nel quale afferma tra le altre cose che: “La tanto sbandierata trasparenza, di cui tutti hanno finora parlato sia a livello di Governo nazionale che di Governo regionale, deve svilupparsi praticamente. I cittadini e gli organi di informazione hanno il diritto di sapere dove ci sono i casi di contagio. E un dato, questo, che non mette a repentaglio la privacy di nessuno perché nessuno può o deve chiedere chi siano i contagiati”.
Ecco, è necessario sapere dove sono i casi di contagio, quanti sono, specialmente sulla costa tirrenica settentrionale, quanti tamponi vengono eseguiti e tutte le altre notizie connesse al Covid-19. E, infine, non si imbavagli nessuno in un paese democratico, men che meno i giornalisti che sono chiamati a svolgere un compito difficile ed essenziale per la società.
Francesca Canino
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