Senza Bavaglio
Fabio Cavalera
Milano, 8 agosto 2019
Va detta una cosa con chiarezza, la vera emergenza che tutte le testate giornalistiche e radiotelevisive stanno affrontando ha un un nome: editori, sia privati sia pubblici (penso alla Rai). Sì, siamo in piena emergenza editori. Nessun Paese avanzato ha una casta di proprietari e manager di quotidiani, periodici, emittenti e siti online così miope, così intellettualmente pigra e così scroccona, nel senso peggiore della parola, come l’Italia. Idee zero, progetti di medio e lungo termine zero, consapevolezza di svolgere un ruolo essenziale per lo sviluppo democratico sotto zero.
Gli editori italiani sono tutto tranne che editori, non hanno conoscenza del futuro tecnologico e delle opportunità che offre o se ne hanno un pochino, ma molto pochino, lo prendono in considerazione unicamente e lo valutano o sotto il profilo della convenienza politica o sotto il profilo industriale dei risparmi e dei costi, ovvero l’occasione di tagliare (a spese nostre e del nostro ente previdenziale), chiudere, ridimensionare, limitarsi a qualche illusorio e inutile restyling grafico, quasi che un “vestito nuovo” sia la soluzione miracolosa, nulla di più.
Gli editori italiani e i loro manager non hanno una minima consapevolezza etica del ruolo e della funzione del giornalismo, sempre più importanti in un contesto di grandi cambiamenti sociali e economici. Non investono un euro sulle persone, sul lavoro, non danno prospettiva ai giovani colleghi, ai quali chiedono quantità e non qualità, piegano le redazioni all’obbedienza servile, alle logiche del marketing e del finto giornalismo del copia e incolla, della poltrona, della riverenza, spezzano la rete della solidarietà coi colleghi più in difficoltà.
Abbiamo le nostre responsabilità. Soprattutto le ha chi per opportunismo o per convenienza accetta di piegarsi a queste logiche meschine spacciate per novità. E le ha chi fra noi abdica alla missione del giornalismo di testimonianza diretta e di denuncia, i pupazzi del Potere, lasciando delusi e interdetti i lettori. Tutto ciò è sotto i nostri occhi.
Abbiamo commesso molti errori in questi anni e dovremmo discuterne a fondo, ma cerchiamo almeno di non smarrire la nostra libertà di richiamare una banale verità: la crisi di oggi in Italia si spiega, oltre che con il cannibalismo dei padroni mondiali dei social network, anche con il deficit di fantasia, di responsabilità etica, di programmazione, di conoscenza dei nostri editori, impegnati solo a nascondere e scaricare il loro fallimento. Ed è un’emergenza molto italiana.
Fabio Cavalera
Consigliere Nazionale FNSI
Presidente dell’Associazione Walter Tobagi per la Formazione al Giornalismo
(Articolo pubblicato nella newsletter dell’Associazione Walter Tobagi per la Formazione al Giornalismo)
Leave a Comment