Senza Bavaglio
Roma, 22 luglio 2019
Nel pomeriggio-sera del 15 luglio scorso nei locali della sede centrale del quotidiano Il Messaggero in via del Tritone a Roma, si è verificato un fatto di inaudita gravità. Un collega della Cronaca di Roma si è reso protagonista di un atto di autolesionismo che non ha avuto conseguenze tragiche grazie all’intervento di alcuni giornalisti che nel corso della giornata avevano avvertito il turbamento evidente del collega in parola.
Stiamo parlando di un giornalista di riconosciuto equilibrio, stimato per capacità professionali, gratificato dall’azienda e dal direttore con una qualifica di vertice, ma purtroppo da tempo fatto mira di veri e propri atti di bullismo verbale, come è emerso dai racconti raccolti dai colleghi: umiliazioni che nessuno ha fermato, nonostante avvenissero davanti ad altri giornalisti e che sono andate, molto al di là della normale e ovvia dialettica che nei giornali si sviluppa sugli argomenti e sulle notizie che all’indomani vengono proposte all’attenzione dei lettori.
In particolare, l’episodio di autolesionismo si è verificato dopo un colloquio acceso con un superiore. Purtroppo gli scontri all’interno della redazione sono sempre più frequenti senza che la direzione intervenga per sedarli.
L’episodio, da mettere inevitabilmente in relazione a precedenti altri malori di giornalisti de Il Messaggero, con ricoveri in ospedale, è certamente conseguenza di un clima di tensione che si è instaurato nel giornale, questa volta degenerato in un atto di autolesionismo, purtroppo derubricato dal Comitato di Redazione con la tiepida denuncia di fatto dovuto a carichi di lavoro insostenibili.
Un atteggiamento sorprendente perchè la vicenda riguarda un collega in grave difficoltà e agitazione, bisognoso di cure adeguate e urgenti. Speriamo che non si usi la stessa leggerezza nell’accertare chi si sia reso responsabile di aver rifiutato, annullandone la richiesta, l’intervento di un medico del Servizio 118 accorso tempestivamente a bordo di un’ambulanza. E poi perchè – davanti alla gravità dei fatti – si è preferito affidare il collega alle cure di un non meglio identificato sanitario? Siamo certi poi che il medico in questione abbia fatto – come sarebbe suo dovere – regolare rapporto sul suo intervento alle autorità competenti?
Il caso in esame non può passare sotto silenzio, ogni iniziativa omertosa equivarrebbe al tentativo di nascondere responsabilità che, invece, vanno accertate, non nascoste nelle nebbie di quell’assurda solidarietà di categoria, secondo la quale chi cerca e racconta notizie non deve diventare mai, a sua volta, oggetto di una notizia.
SENZA BAVAGLIO vigilerà su questa vicenda e metterà in atto in ogni sede tutte le iniziative perché al Messaggero venga ripristinato un clima di serenità e rispetto del lavoro di ogni singolo giornalista.
Senza Bavaglio
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