Barbara Orsini, Rete 8 e i colleghi che criticano i sindacalisti ma non l’editore

I giornalisti della rete televisiva abruzzese Rete 8, Carmine Perantuono, Luca Pompei,
Gigliola Edmondo, Fabio Lussoso, Antonella Micolitti,
Marina Moretti, Anna di Giorgio, Enrico Giancarli, Paolo Durante
e Massimo Profeta, ci hanno inviato una nota, che volentieri pubblichiamo.

Dai Giornalisti di Rete 8
Pescara, 3 giugno 2019

I colleghi di Rete 8 lamentano la presenza, nel sito senzabavaglio.info, nel corpo dell’articolo dal titolo “Qualcuno ha visto Barbara Orsini? Sparita dal video in barba alle sentenze la giornalista di Rete 8”, pubblicato il 15 maggio 2019, a firma di Massimo A. Alberizzi, di notizie parziali, ovvero contrarie a verità, e di affermazioni lesive che impongono le seguenti precisazioni che dovranno essere pubblicate, tempestivamente, e con il medesimo risalto, ai sensi e per gli effetti di cui all’ art. 8, L. 47/1948.

Invero i sottoscritti colleghi, quali componenti della redazione della emittente televisiva Rete 8, all’epoca della sospensione e del successivo licenziamento di Barbara Orsini, hanno manifestato alla collega la loro solidarietà, assumendo sia iniziative nei confronti dell’azienda, volte a favorire una soluzione della vicenda diversa da quella giudiziaria, sia direttamente nel privato, partecipando attivamente al gruppo di whatsapp, creato dalla stessa Barbara Orsini e agli incontri chiesti dalla collega per discutere l’argomento e condividere iniziative di sostegno alle sue ragioni. Detti contatti sono ampiamente documentati sia nella chat del gruppo che dai documenti ufficiali prodotti a sostegno della collega.

Tanto è avvenuto anche nella consapevolezza della presenza, nelle comunicazioni private inviate da Barbara Orsini e ritenute dalla azienda utili a giustificare le iniziative disciplinari assunte, di affermazioni nei confronti di alcuni colleghi di redazione dai toni non propriamente civili.

Barbara Orsini

Si rivela pertanto non veritiera l’affermazionedue anni durante i quali la nostra collega non riceverà un solo gesto di solidarietà da parte dei colleghi di 17 anni di vita ancor più che di lavoro insieme”, essendo vero il contrario.

Quanto alla successiva “assenza anche da whatsapp” citata nell’articolo, occorre rilevare che è stata la stessa Barbara Orsini, dopo il licenziamento, a decidere unilateralmente di porre i colleghi di lavoro nel “nulla ingoiato dalla indifferenza”, bloccandoli  sulla chat whatsapp e togliendo loro l’amicizia su Facebook.

Con riferimento al periodo successivo al 16 febbraio 2019, non è veritiera l’affermazione “nessuno le rivolge il saluto o la parola per settimane”. Al contrario ci sono colleghi che, dopo il suo rientro al lavoro, si sono recati e si recano, anche abitualmente, alla postazione web (condivisa da tutti i redattori e ubicata nella stanza un tempo occupata dal compianto Direttore Pasquale Pacilio) per un saluto o per un caffè, quindi per condividere anche relazioni personali, ferma restando la ordinaria collaborazione professionale da parte di tutti.

Dopo tali affermazioni caratterizzate, con riferimento ai comportamenti dei colleghi di redazione, da informazioni evidentemente parziali o non veritiere, l’autore riporta la dichiarazione resa da Marco Patricelli (giornalista e sindacalista) circa la “supina” accettazione da parte dei colleghi che si girerebbero dall’altra parte “per far finta di non vedere e di non sapere”.

Tale affermazione, pur se genericamente rivolta a tutti i componenti della categoria, assume specifico riferimento alla posizione dei colleghi operanti nell’emittente Rete 8, ove contestualizzata ai richiamati riferimenti ai rapporti tra questi e la Orsini, conditi dalle circostanze parziali e non veritiere sin qui evidenziate.

I sottoscritti, pertanto, ribadiscono l’invito alla tempestiva pubblicazione della presente rettifica, ai sensi e per gli effetti di cui all’ art. B, L- 47/1948, riservandosi, in difetto, di dare notizia del vostro mancato adempimento all’obbligo di legge all’ordine di appartenenza per le iniziative di sua competenza e, comunque, ogni ulteriore valutazione in ordine all’affermazione relativa ai “moralisti a cottimo” utilizzata dal Patricelli e riportata nell’articolo.

Distinti saluti

Carmine Perantuono, Luca Pompei, Gigliola Edmondo, Fabio Lussoso, Antonella Micolitti, Marina Moretti, Anna di Giorgio, Enrico Giancarli, Paolo Durante, Massimo Profeta.

Marco Patricelli ci scrive:

Non entro nel merito della vicenda redazionale sul licenziamento e i ben tre provvedimenti di reintegro di Barbara Orsini, che ho affrontato in ogni aspetto e dettaglio nelle fasi sindacale e giudiziaria quando si trattava di riparare a un’ingiustizia e a un’illegittimità rilevate pienamente dai giudici. Sono il primo a rallegrarmi quando la redazione compattamente ritiene di dover effettuare “ogni ulteriore valutazione” su quanto ho affermato. Ma credo che ogni chiarimento possa fornirlo uno degli stessi firmatari, il quale non dovrebbe aver dimenticato che all’epoca del caso di Barbara Orsini rivestiva il non irrilevante incarico di segretario del Sindacato Giornalisti Abruzzesi e poi di di dirigente.  Tanto devo “pro veritate”, augurando a tutti i colleghi di Rete 8 di essere sempre come in questa circostanza una redazione unita. E sperabilmente anche unica, senza isole né distaccamenti.

Adam Hanzelewicz ci scrive:

Avrei preferito non dover intervenire sulla penosa vicenda della collega Barbara Orsini da tre mesi reintegrata con la forza di tre provvedimenti della magistratura, ma in un ruolo diverso da quello contrattuale e nonostante ciò sia espressamente previsto da un’ordinanza e due sentenze.

Ma mi corre l’obbligo di riportare qui i crudi fatti, all’epoca dei quali ero segretario del Sindacato Giornalisti Abruzzesi, che taluni vorrebbero far apparire diversi dalla realtà, per motivazioni sul cui merito non intendo minimamente entrare. L’unico documento che la redazione di Rete 8 ha prodotto sul licenziamento di Barbara Orsini non fu una nota di solidarietà – come fecero l’Odg Abruzzo e lodevolmente il Cdr di Rai 3 Abruzzo – bensì un comunicato autoassolutorio su ritardi e carenze dell’azione sindacale interna, da parte di colleghi che con lei avevano diviso 17 anni di impegno quotidiano.

Sul senso di tale nota, nonché sul mancato raccordo con il Sga (Sindacato Giornalisti Abruzzesi) a livello sindacale nei mesi antecedenti (quando peraltro era segretario del Sga un componente della redazione di Rete 8, poi dirigente in carica!), chiesi dapprima informalmente poi ufficialmente al fiduciario un incontro per un confronto con tutta la redazione di Rete 8. Dopo diversi contatti per fissare una data, non se ne fece nulla. La storia dice questo.

A tutti quelli che nutrono ancora dubbi in proposito, confermo e ribadisco che la redazione di Rete 8 non ha prodotto in sede sindacale alcun documento di solidarietà o di sostegno a Barbara Orsini, che pure il Sga aveva espressamente richiesto: non è stato protocollato nulla perché nulla è stato messo per iscritto.

A dire dell’allora fiduciario, nel corso della sospensione della collega (marzo/maggio 2017) la redazione avrebbe prodotto un documento: una nota di vicinanza presentata però alla proprietà.

Questa, per tutta risposta, licenziò Barbara Orsini, senza che la redazione manifestasse nell’immediato una minima reazione sindacale, come peraltro sembrerebbe confermare adesso, nel corso dei tre mesi in cui la Orsini è rientrata al lavoro ma in tutt’altre mansioni rispetto a quelle che aveva quando era stata licenziata illegittimamente. Tre mesi, non tre ore e neppure tre giorni. Pertanto non vedo l’ora di assistere alle nuove iniziative di sostegno a Barbara da parte della redazione di Rete 8. Quanto al resto, ogni collega è libero di farsi un’opinione.

E questo è quanto vi scrivo io

Cari colleghi,

Grazie del vostro resoconto, mi domando, però, come mai la collega Orsini, nonostante le sentenze a lei favorevoli ed esecutive, non abbia ancora ripreso il suo posto. Amici e colleghi abruzzesi raccontano che lei non va ancora in video. Avrei preferito leggere anche una piccola, minima critica all’editore, come sarebbe stato doveroso. Capisco che per formularla sincera e circostanziata ci vorrebbe parecchio coraggio. Invece niente. Piuttosto sconcertante. Naturalmente resto in attesa di un’altra vostra nota in questo senso e che risponda, per esempio, alle domande: è legittimo che un editore emargini, demansioni e non dia esecuzione a due sentenze e un contratto di lavoro? E’ giusto che una conversazione privata venga utilizzata per punire una lavoratrice? Riflettete colleghi: sottovalutare comportamenti illegittimi oggi, vuol dire perdonarli anche domani. Punizioni come quelle che sta subendo la vostra collega Barbara Orsini – considerate illegittime da due gradi di giudizio  – potrebbero essere utilizzate presto anche contro di voi.

m. a. a.

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