Cosenza, cronista minacciata, la lontananza del sindacato dai diritti dei giornalisti

Speciale per Senza Bavaglio
Alessio Algeri

Cosenza, 15 maggio 2019

Il 24 aprile scorso abbiamo trattato il caso della collega calabrese minacciata che è stato ignorato da Ordine e Sindacato regionali. Morena Gallo, giovane cronista di nera del Quotidiano del Sud, si è vista recapitare una bambola decapitata accompagnata da un pezzo di carta riportante la scritta “giornalista” (https://www.senzabavaglio.info/2019/04/24/cosenza-giornalista-minacciata-nel-silenzio-di-ordine-e-sindacato/).

Era l’11 aprile e a distanza di diversi giorni, l’accaduto non riceve l’attenzione né da parte dell’Ordine regionale, né da parte del sindacato. Solo in seguito alla pubblicazione del nostro articolo, il caso viene ripreso da Giornalisti d’Italia, un sito di informazione che fa capo all’associazione di stampa calabrese. Una reazione tardiva, soprattutto in considerazione del fatto che il sito in questione ha una sezione dedicata ai giornalisti minacciati e che l’inquietante episodio non era stato tenuto segreto.

La solidarietà del sindacato arriva il 26 aprile attraverso le parole del consigliere nazionale Francesco Gangemi e del segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi. Oltre alla solidarietà, come abbiamo già detto, tardiva, ci si sarebbe aspettato anche un altro gesto, e cioè la richiesta da parte del sindacato al Quotidiano di stabilizzare la collega, impegnata nella cronaca nera ormai da anni. Un settore pericoloso e impegnativo al quale Morena Gallo si dedica con passione, ricevendo in cambio un contratto e un trattamento economico che di sindacale non avranno molto e ora anche le minacce. Sarà stato per questo motivo che il caso non ha ricevuto la dovuta attenzione?

Ecco, invece della solidarietà tardiva, sarebbe stato opportuno da parte del sindacato battersi per i diritti della giovane collega e di tutti gli altri che lavorano nelle redazioni calabresi per pochi centesimi di euro e senza tutela. Il sindacato, infatti, dovrebbe fare quello per cui è chiamato a fare, cioè difendere i diritti dei lavoratori.

Alessio Algeri
algerialessio2@gmail.com

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