Senza Bavaglio
Roma, 1 aprile 2019
Radio radicale rischia di trovarsi fra poco più di un mese senza i fondi necessari per continuare la sua attività. La legge di bilancio, infatti, ha dimezzato i termini della Convenzione che la radio ha con il Ministero dello Sviluppo Economico dal 1998. La durata scende a sei mesi e il corrispettivo a 5 milioni di euro (lordi). Dal 21 maggio prossimo, la radio si troverà ad essere scoperta e, di conseguenza, verranno meno i mezzi per continuare l’attività.
La radio, ricordiamo, è stata fondata nel 1976 e ha deciso di utilizzare il finanziamento pubblico per restituirlo sotto forma di informazione ai cittadini. Negli anni ’90 ha ottenuto il riconoscimento di Emittente di interesse generale, considerato che trasmette le dirette integrali dei lavori della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica (obbligo derivante dalla Convenzione), i congressi e le manifestazioni dei partiti, dei movimenti e dei sindacati, le sedute del Consiglio Superiore della Magistratura (anche comm. Disciplinare), dell’Associazione Nazionale Magistrati, della Magistratura contabile, dell’Avvocatura associata, i Processi, le presentazione di libri.
“Un servizio pubblico svolto per convinzione, prima che per il corrispettivo oggi dimezzato”, ha precisato il Cdr,sceso in campo per difendere i giornalisti, i collaboratori e tutti gli altri dipendenti, ognuno regolarmente contrattualizzato, che potrebbero trovarsi tra qualche mese a essere disoccupati e ha chiarito che da otto anni la cifra del finanziamento non è stata mai aumentata.
Diverse sono le iniziative in programma per salvare il lavoro e il servizio reso ai cittadini: il Cdr ha chiesto un incontro al ministro dello Sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, ma non ha ottenuta finora alcuna risposta. Il 4 marzo scorso è stata anche lanciata una petizione – a oggi sottoscritta da 40.000 persone – che chiede al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di salvare Radio Radicale. Persiste, tuttavia, la consapevolezza che si potrà continuare a lavorare per qualche altro mese e che la penalizzazione determinerà la chiusura dell’ormai storica emittente.
Senza Bavaglio
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