Speciale per Senza Bavaglio
Costantino Muscau
Milano, 1° dicembre 2018
Chiacchiere e distintivi. A questo si è ridotto il sindacato nazionale dei giornalisti, più noto come FNSI.
1) Per la serie stare fermi e far danni: in pochi giorni, a fine novembre, il segretario generale della Federazione della Stampa e il presidente dell‘Ordine nazionale dei giornalisti hanno rifiutato il duplice invito del ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio.
Il ministro li aveva convocati per affrontare il problema dell’equo compenso e sul precariato. In cambio i vertici dei due organismi di categoria hanno scelto di andare a Bruxelles per partecipare all’iniziativa “Le sfide del giornalismo europeo”.
In cambio Sindacato e Ordine hanno indetto una manifestazione per il 10 dicembre davanti alla sede del Ministero per lo sviluppo economico.
E’ facile polemizzare, specie in queste ore di voto, per fini elettorali. Personalmente non mi interessa accalappiare qualche voto. E’ più importante, invece, che i colleghi si chiedano: quale è il dovere di un sindacato, tanto più in un momento di crisi spaventosa come quella che la categoria sta vivendo? Impuntarsi, fare le vergini offese, pretendere le scuse per gli insulti di Di Maio e Di Battista?
Poco importa che il presidente del Parlamento europeo abbia confortato Sindacato e Ordine dicendo: “Avete fatto bene a non incontrare Di Maio”.
Poco importa che una folla plaudente di colleghi “politicamente corretti” approvi il gran rifiuto. Quel rifiuto è il degno coronamento di una dirigenza e di una politica fallimentari della FNSI.
Chiacchiere a Bruxelles o in Turchia, pochi fatti a difesa dei colleghi. Dovere del sindacato è andare a trattare sempre e con chiunque, sedersi al tavolo sempre e con chiunque. Anche col diavolo, se si vuole stare dalla parte dei giornalisti.
Una volta seduti si mettono sul tavolo anche le pregiudiziali dell’onore offeso, cercare di chiarirsi e magari alzarsi e andarsene.
Purtroppo il gran rifiuto fa seguito a qualche grande fuga. E non parlo del contratto nazionale di lavoro. Parlo di quello del pubblico impiego, comparto enti locali, nella parte riguardante i profili professionali dei giornalisti. Una pagina vergognosa (per la FNSI) ancora aperta, che auguriamo di veder conclusa positivamente per le centinaia di colleghi coinvolti.
2) Per la serie muoversi e far danni: la mani della FNSI sulla Casagit.
Non tutti i colleghi forse ne sono informati. Stando alle ultime previsioni attuariali, senza interventi decisi, nel 2025 Casagit dovrà chiudere. La crisi dell’editoria porta minor contribuzione alla nostra cassa integrativa sanitaria, mentre le spese sono sempre più onerose. L’unico rimedio è nell’allargamento della platea degli assistiti, come ora si sta ipotizzando per l’Inpgi. (A proposito: perché l’Inpgi tratta col sottosegretario al lavoro Claudio Durigon mentre Fnsi e Ordine rifiutano Di Maio?).
Da anni tutti d’accordo sulla necessità di una trasformazione dello stato giuridico della Casagit per consentire l’arrivo di nuove “popolazioni”. E’ stata istituita una commissione ad hoc che ha ascoltato studi legali di primo livello qualificati in ambito societario, tributario, fiscale e associativo, ha vagliato le possibili opzioni ed ha indicato nella trasformazione in Società di Mutuo Soccorso (SMS) la via migliore.
Per noi giornalisti nulla cambierebbe: né le modalità di contribuzione, né le prestazioni, né governo e gestione della Cassa che resterebbe nella piena attribuzione del Cda, eletto dai Delegati votati dai giornalisti. Semmai, qualcosa migliorerebbe: il beneficio fiscale per la contribuzione versata a Casagit (di cui oggi godono soltanto i contrattualizzati e i pensionati) sarebbe esteso anche a Soci volontari e Nuovi Profili. Dall’altro lato, Casagit potrebbe ricevere ulteriori entrate gestendo la assistenza sanitaria integrativa anche per altre categorie, e così introitare risorse necessarie alla sopravvivenza.
Sembrava tutto risolto. Invece all’ultimo momento, una ventina di giorni fa e quando si era al punto di mettere la trasformazione in Sms all’ordine del giorno del Cda e poi della Assemblea dei Delegati del 18-19 dicembre (così da essere attivi già a marzo) arriva lo stop del sindacato: bisogna pensarci ancora, almeno fino a dopo il Congresso Fnsi di febbraio. “Ragioni politiche”, ha detto la FNSI.
Il sindacato nazionale non contento di aver piazzato (sempre per “ragioni politiche” per la terza volta il presidente Casagit (i mandati lo Statuto Casagit ne prevede due), non contento di ricevere ogni anno dalla Casagit un sostanzioso e ingiustificato contributo di oltre 600 mila euro (soldi sottratti alle cure degli associati), ora si mette di traverso a una trasformazione che potrebbe consentire alla Casagit di sopravvivere oltre il 2025.
E’ veramente singolare che – lo ribadisco – Fnsi non si opponga all’allargamento del perimetro (come si dice in sindacalese) degli assistiti in Inpgi e si opponga in Casagit!
Cari colleghi, votate pure chi vi pare ma è giusto che la tornata elettorale serva anche a riflettere seriamente e pacatamente. Al di là degli schieramenti ponetevi degli interrogativi.
Perché chiacchiere e distintivi, ovvero convegni e occupazione dei posti, potere per il potere e “ragioni politiche” portano alla rovina.
La salute non ha correnti né “ragioni politiche”.
La battaglia congressuale passa, Casagit deve restare.
Costantino Muscau
Fiduciario Casagit
Candidato per l’elezione dei delegati al congresso della FNSI nella lista Senza Bavaglio e Indipendenti
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