Con Senza Bavaglio per salvare i diritti dei giornalisti

Adele Marini

Speciale per Senza Bavaglio
Adele Marini
Milano, 25 novembre 2018

Mi candido con Senza Bavaglio perché vorrei un sindacato finalmente orientato verso la difesa di chi fa informazione e non sempre e soltanto schierato dalla parte di chi vorrebbe trasformare i giornali in uffici stampa.

Dopo una vita professionale spesa a scrivere, dapprima come freelance, poi, per più di trent’anni, come professionista assunta con contratto giornalistico presso periodici nazionali, posso dire di aver visto veramente di tutto.

Ho assistito a dismissioni, a vendite di testate, a fusioni e a cessioni di testate fatte passare come “rami d’azienda”. Ho visto acquisizioni di testate “sane” e poi la loro chiusura subito dopo lo svuotamento dei “pacchetti pubblicitari”, con licenziamento di tutti i giornalisti, of course!

Quello che però mi ha impressionato di più è stato subire la cosiddetta “linea politica del giornale” a scapito della correttezza e della completezza dell”informazione. “Ai nostri lettori non interessa sapere cosa è successo veramente e perché” mi disse un giorno un caporedattore. “Loro comprano il giornale perché sanno di trovarvi una conferma di quello che pensano. Lo comprano e lo leggono perché lo sentono vicino. “E alle mie proteste: “Qui non si tratta di cambiare la verità dei fatti. Nessuno te lo chiede. Si tratta di scrivere il pezzo dando più risalto a certi dettagli e tacendone altri. Devi coccolarlo il lettore. Non dargli torto”.

Allora ero giovane, scrivevo di nera e nello specifico mi occupavo di droga. A quanti giovani colleghi, convinti che dare un’informazione corretta sia un diritto e un dovere, per altro sancito dalla costituzione (art.21), è capitato e capita lo stesso?

Sono sempre stata convinta che scrivere al servizio degli interessi degli editori non sia informazione, ma manipolazione dell’opinione pubblica e, alla lunga, anche del consenso dei cittadini.

Mi è capitato di rivolgermi al CDR per far valere le mie ragioni, senza mai trovare soddisfazione perché, come mi veniva ricordato, non lavoravo al Washington Post!

Ecco, questa è una delle mie ragioni: vorrei che si potesse fare un’informazione che fosse svincolata dalle logiche commerciali e dagli interessi politici. E tutti i colleghi sanno se ce n’è bisogno! È anche per questo che ho deciso di lavorare attivamente per un gruppo sindacale che si batte per i diritti dei giornalisti.

Di tutti i diritti, e di tutti i giornalisti, anche di quelli scomodi che si ostinano a fare la differenza fra informare il pubblico e favorire questo o quell’interesse, perché nessuno si senta più dire: “Ma dove credi di lavorare? Al Washington post?”

Adele Marini
Candidata nella lista Senza Bavaglio e Indipendenti per i delegati al XXVIII Congresso FNSI

 

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