Ripartire senza gli urlatori che hanno ucciso il sindacato

Massimo Borgomaneri

Speciale per Senza Bavaglio
Massimo Borgomaneri
Milano, 14 novembre 2018

L’Italia non cresce!”, tuonano in coro i vertici dell’Ue, l’Istat, il FMI, la Grande Finanza e persino Mario Draghi, nostro nume tutelare alla Bce. Ed è questa l’accusa che si rinfacciano le forze politiche nostrane peraltro corresponsabili della situazione. Nessuno però mai che obietti: “Ma come potrebbe non farlo?”

Per crescere, un Paese deve avere tra l’altro i conti a posto, uno Stato efficiente e non troppo costoso, ma soprattutto un’economia viva, vitale, che dia opportunità ai giovani e a tutti coloro che lo meritano, sollievo agli anziani e metta il lavoro come prima ricchezza nazionale. Già, il lavoro. A partire dal ’96 (data del pacchetto Treu che ha sdoganato il precariato) il lavoro, citato nell’articolo 1 della costituzione, è stato scientificamente smembrato e spappolato insieme ai suoi diritti fino a ridurlo a qualcosa di vicino alla schiavitù.

Un esempio qualsiasi? Gli stage per i giovani (entro i 29 anni!) a 500 euro al mese reso prolungabile fino a 12 mesi! Anche per formare un astronauta sarebbe troppo! Questo è solo sfruttamento legalizzato. Purtroppo i sindacati hanno avuto molte responsabilità in tutto ciò contribuendo in modo indiretto allo sfacelo che oggi abbiamo sotto gli occhi.

La realtà del mondo giornalistico poi la viviamo sulla nostra pelle. Da decenni si va avanti con veri o falsi stati di crisi, (regalati anni fa agli editori), licenziamenti “preventivi” contratti di solidarietà, cococo farlocchi, ecc. ecc. Ma la fantasia datoriale non pone limiti al peggio.

Il tutto per evitare – come la peste – la stipula di contratti giornalistici, anche a termine, anche i più depotenziati e nonostante gli sgravi retributivi offerti. D’altronde quando nel 2014 si è sottoscritto da parte della FNSI (guidata dal poi membro del cda Rai, Franco Siddi) che 3mila euro l’anno poteva essere compenso accettabile per i collaboratori di una testata si è reso in pratica “radioattivo” il contratto FNSI-FIEG.

Ma nonostante il disastro, ne parleremo presto, si possono fare ancora moltissime cose per ridare peso, importanza, potere contrattuale e quattrini ai giornalisti dentro e fuori le redazioni, contribuendo così anche a far ripartire il Paese. Ma a una condizione. Che il sindacato torni a fare la propria parte con forza, coraggio e lealtà, con una faccia sola e ben rivolta dalla parte dei giornalisti. E chi lo ha strillato per anni e si è guardato bene dal farlo dev’essere mandato a casa.

Massimo Borgomaneri
Candidato alle elezioni ALG e FNSI nella lista “Senza Bavaglio e Indipendenti”

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