Cossiga, Napolitano e Lucariello Cupiello: come siamo precipitati in basso

I gessetti di Sylos Labini
Giovanni La Torre
Roma, 26 maggio 2017

Noi che siamo fuori dal Palazzo, crediamo ancora che certe cariche istituzionali siano talmente al di sopra dei comuni cittadini che li presumiamo con doti non solo morali ma anche “umorali” superiori alle nostre. Invece, abbiamo avuto un presidente della repubblica, massima carica dello Stato, che polemizzava con tutti, qualunque fosse la loro qualifica. Mi riferisco a Francesco Cossiga, il quale avrebbe pubblicamente polemizzato anche con un commesso della Camera, o con il pizzicagnolo sotto casa, se solo questi gli avessero rivolto delle critiche.

Il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano

Da qualche anno nella stessa situazione ci pare si trovi il presidente Napolitano che prende posizione e polemizza un po’ con tutti. Da ultimo ha ingaggiato una polemica con il presidente del Pd Orfini sulla questione delle intercettazioni. La circostanza che rende ancora più grave questa polemica sta nel fatto che è stata avviata dallo stesso Napolitano, il quale ha tacciato di ipocrisia chi solo ora si accorgerebbe della questione, lasciando intendere che fosse stato ascoltato a suo tempo le intercettazioni sarebbero state regolamentate da un bel po’. Orfini ha replicato per le rime e il presidente emerito ha controreplicato come un qualsiasi avventore di mercatini.

Ora, non ci interessa entrare nel merito della polemica ma rilevare, ancora una volta, il basso standing delle nostre figure istituzionali, le quali invece si dovrebbero sentire talmente superiori alle polemiche di bottega (anche perché la loro figura era, e dovrebbe essere anche dopo, al di sopra delle parti) che la polemica lanciata da un politico qualsiasi dovrebbe scivolargli sopra, o al massimo, se proprio ne va di mezzo l’immagine, far replicare da un addetto stampa (ma nell’ultimo caso è stato addirittura lui ad avviarla, come detto).

Francesco Cossiga

Personaggi come Cossiga e Napolitano ci fanno venire in mente una scena del capolavoro di Eduardo “Natale in casa Cupiello”. Siamo a pochi minuti dal cenone della vigilia. Nennillo, il figlio di Luca (Lucariello per la moglie), sta leggendo in anteprima al padre e ad altri parenti la lettera natalizia che metterà sotto il piatto della madre. Arriva al punto in cui chiede al nascente Gesù di far campare cent’anni il padre, la madre, la sorella, altri parenti, ma non nomina lo zio Pasqualino, il quale è presente a questa lettura preliminare.

Lo zio blocca tutto e vuole sapere perché non è stata invocata anche per lui la protezione di Gesù bambino e impone di non andare avanti se Nennillo non inserisce anche il suo nome nella letterina, minacciando addirittura il ragazzo con un forchetta in mano. La scena sta degenerando, quando interviene Lucariello facendo presente a Pasqualino che sta esagerando in quanto sta litigando con un semplice ragazzo, ma di fronte all’insistenza minacciosa di Pasqualino armato di forchetta esclama “ma tu o’veramente o faie?”, “si o facce o’veramente” risponde Pasqualino, e Lucariello “tu faie o’vero?”, “sì faccio o’vero”, e Lucariello “Ma allora sei scemo!”.

Giovanni La Torre

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