E’ stato presentato a Roma l’aggiornamento del rapporto su “La professione giornalistica in Italia”, curato per Lsdi da Pino Rea, che analizza i dati del giornalismo in Italia forniti da Odg, FNSI e INPGI. Tutti gli aggiornamenti del rapporto Lsdi si trovano a questo link.
Nel 2015 continua ad approfondirsi la crisi della professione giornalistica, che va di pari passo con la crisi del settore registrata a partire dal 2010 e dalla quale il mondo dell’editoria non sembra ancora riuscire a liberarsi, come dimostra anche l’alta percentuale di aziende, che non rispettano scadenze e versamenti a Casagit.
La ricerca evidenzia lavoratori autonomi pagati sempre meno, meno lavoratori subordinati nel settore dell’editoria giornalistica. E’ un mercato in cui continua a calare il peso di quotidiani, periodici e informazione Rai sul totale degli occupati. In controtendenza solo le aziende private e le radio e tv nazionali. Mentre restano ancora molto vaghi i contorni del cosiddetto giornalismo digitale “nativo”.
Il rapporto evidenzia come continui ad allargarsi la forbice fra lavoro dipendente e lavoro autonomo, che dal 64,6% del 2014 è salito al 65,5% nel 2015: era il 62,6% nel 2013, il 59,5% del 2012, il 57,4% nel 2011, il 55,7% nel 2010. Su 50.674 giornalisti attivi iscritti all’Inpgi i lavoratori autonomi “puri” (quelli cioè iscritti solo all’Inpgi2) alla fine del 2015 erano 33.188 a fronte di 17.486 giornalisti dipendenti (il 34,5%).
Nonostante il lavoro autonomo cresca sia numericamente che in percentuale, resta molto rilevante il divario in termini di reddito rispetto al lavoro dipendente, anche se la distanza nel 2015 si è lievemente ristretta: dal 17,9% del 2014 al 18,5% del 2015. Un giornalista autonomo guadagna in media 5,4 volte meno di un collega subordinato. Con la retribuzione media da lavoro autonomo in lieve calo: da 11.451 euro del 2014 a 11.241 euro nel 2015, pur con qualche differenza tra gli autonomi a partita iva (reddito medio in aumento del 7% a 14.049 euro) e parasubordinati (con redditi in calo a 8.433 euro).
Nel 2015 aumenta anche il numero degli iscritti all’Inpgi2 con reddito zero: +11,7%, da 16.830 a 18.806 posizioni. In pratica, poco più di un giornalista autonomo su 2 (il 54,3%) denuncia un reddito superiore allo zero. Mentre 8 lavoratori autonomi su dieci (l’82,7%) dichiarano redditi inferiori a 10.000 euro annui. Per la prima volta dal 1975 le posizioni contributive all’Inpgi – l’insieme dei giornalisti con almeno un contributo obbligatorio mensile versato nel corso degli anni – diminuiscono rispetto all’anno precedente. Alla fine del 2015 erano 27.784, 107 in meno rispetto al 2014.
Anche se l’emorragia di rapporti di lavoro rallenta rispetto al trend degli ultimi anni. Calano del 3,3% su base annua i rapporti di lavoro “articolo 1” (erano diminuiti del 4,9% nel 2014); calano del 10,1% le figure previste dall’art. 12 del contratto; perdono il 3,6% gli articoli 2; mentre crescono dell’1% gli articoli 36. Infine, al 31 dicembre 2015 sono state 1.007 le domande di assunzione con sgravio presentate all’Inpgi.
Il Rapporto LSDI dedicato al 2015
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