Dopo oltre un anno dal botto delle accuse giudiziarie al presidente dell’Inpgi Andrea Camporese ecco che scende in campo il suo vice presidente vicario Paolo Serventi Longhi. Lo ha fatto con una dichiarazione apparsa nei giorni scorsi sulla sua pagina Facebook e sul sito delle Associazioni Regionali di Stampa.
Ecco il testo completo della dichiarazione: “La vicenda che vede coinvolto il presidente dell’ Inpgi Andrea Camporese, accusato da un Pm milanese di truffa ai danni dell’Istituto e di corruzione, mi inducono a due preoccupate riflessioni. Acquisito che naturalmente il rispetto dell’attività dei giudici, pm, gup o collegio giudicante che sia, non può essere messo in discussione, appare singolare che Camporese, dopo l’avviso di reato, per mesi sia stato messo nell’impossibilità di conoscere gli atti che lo riguardavano. Ancora più singolare è che il Presidente dell’Inpgi abbia appreso della presunta richiesta di rinvio a giudizio solo da alcuni organi d’informazione, senza che sia stata ancora fissata l’udienza preliminare. La seconda riflessione è riferita allo stato dell’informazione in Italia e anche questa è del tutto personale e quindi opinabile. È mai possibile che delle varie (ad oggi ancora presunte) richieste di rinvio a giudizio faccia notizia, tanto da meritare titoli e pezzi, solo quella ad Andrea Camporese senza che venga citato nessuno degli altri destinatari? Comunque complimenti ad alcuni colleghi che hanno diffuso la presunta notizia, uno scoop che farà epoca, senza che il giudice abbia fissato l’udienza e l’ interessato, quindi, ne sia stato informato. E, come vedete, mi astengo dall’entrare nel merito delle accuse…”.
Intanto una prima osservazione per così di dire di metodo, oltre che di matematica e di economia. Serventi Longhi meglio farebbe a lamentarsi della marea di colleghi che sulla vicenda Sopaf-Inpgi-Camporese si accaniscono a tenere la bocca cucita, gli occhi chiusi e la testa sotto la sabbia. Questi infatti – è matematicamente evidente – sono MOOOOOOLTI di più del singolo collega del quale si lamenta Serventi Longhi e di quelli che hanno rilanciato la sua notizia. E all’INPGI chi fa più danno? Il collega che ha diffuso la notizia che dispiace a Serventi Longhi o la marea di ammutoliti? Il primo permette di fare delle verifiche, e delle critiche, sull’operato dei magistrati e di Camporese. I secondi invece formano una palude di acqua stagnante, che permette solo l’imputridirsi nel conformismo che NON vuole sapere e NON vuole controllare, né i bilanci né l’operato.
Danno quindi almeno potenzialmente anche economico, quello provocato dalla palude. Tra il fideismo di massa, specie quello di scuderia sindacale o parrocchiale che dir si voglia, e l’ipercriticismo di uno, è evidente che è meglio questo anziché quello. Ma procediamo.
Strano che Serventi Longhi, che non dimentichiamo è stato il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa (FNSI) dal 1996 al 2007, si accorga solo ora dei comportamenti forse un po’ troppo disinvolti dei magistrati della pubblica accusa, cioè dei pubblici ministeri, e del fatto che chi si occupa di cronaca giudiziaria si limiti troppo spesso a fare da megafono proprio ai pubblici ministeri. Evidentemente l’ex segretario generale della FNSI non si ricorda più del giornale l’Unità, a lui ben noto, e non legge i giornali, a partire da Il Fatto Quotidiano, e non guarda la televisione, a partire dal programma “Chi l’ha visto?”, fiore all’occhiello di quella Terza Rete che chissà perché viene definita di sinistra.
Forse perché a suo tempo è stata data in appalto a quello che era il Partito Comunista Italiano e ai suoi rampolli e rampolle, così come la Prima Rete era di fatto proprietà privata dell’allora Democrazia Cristiana, e annessi e connessi, e la Seconda Rete era stata regalata all’allora Partito Socialista Italiano e annessi e connessi.
Sono decenni che assistiamo a questi due andazzi, vale a dire alla scorrettezza di non pochi magistrati e di non pochi nostri colleghi, andazzi dilagati per esempio quando è esplosa Mani Pulite e poi quando c’era di mezzo tale Silvio Berlsuconi o i “furbetti del quartierino”. Andazzi sempre applauditi dal sacro sdegno “de sinistra” quando colpivano qualcuno sospettato di terrorismo, mafia e altri reati. Non sono affatto pochi i casi di gente che, soprattutto in Sicilia, esce di galera dopo anni e anni di detenzione, nelle brutte condizioni che conosciamo.
Detenzione dovuta a condanne basate giudiziariamente su poco o nulla, ma basate pubblicisticamente su robuste campagne di stampa sempre a sostegno delle accuse e mai contro gli abusi, le manchevolezze e le disinvolture di troppi magistrati. Si esce di galera dopo anni e anni di detenzione ingiusta, ma nessun nostro collega alza la mano per dire “Ho sbagliato. Chiedo scusa”. Tutti zitti, avanti per la prossima vittima…
Certo, la magistratura va rispettata, esattamente come vanno rispettati tutti i cittadini della Repubblica italiana, però il giornalismo ha – o meglio, ormai, dovrebbe avere – il ruolo di cane da guardia della democrazia. Un cane da guardia che da qualche anno troppo spesso pisola o fa da cagnolino da compagnia. Anche da compagnia della magistratura e annessi salottini. Allego qualche link con i quali il collega Serventi Longhi può rinfrescarsi la memoria, riflettere su quante vittime innocenti ha fatto il giornalismo colpevolista e giustizialista e trovare elementi di riflessione sulla piaga filo giudiziaria e giustizialista della nostra categoria:
http://www.lastampa.it/2014/02/19/italia/cronache/limputato-innocente-ma-lui-morto-in-carcere-anni-fa-JJeFkCs6o5eM9qLY6p5EEN/pagina.htmlhttp://www.iltempo.it/politica/2014/03/17/innocenti-in-cella-assolti-e-archiviati-ecco-l-esercito-potenziale-del-cav-1.1230363
http://www.eolopress.it/eolo/index.php?option=com_content&view=article&id=6840:altri-due-casi-di-malagiustizia-in-galera-per-estorsione-e-mafia-ma-erano-innocenti&catid=99:omissishttp://www.thinknews.it/cara-ingiustizia-innocenti-in-carcere-4-milioni-negli-ultimi-50-anni-61682/
Giornalismo cane da guardia della democrazia significa anche abbaiare contro i pericoli e fare le pulci ai vari poteri e alle varie istituzioni. Quando e come il cane da guardia ha abbaiato contro i pericoli e fatto le pulci all’istituzione chiamata INPGI nonché al suo presidente e magari anche al suo vicepresidente vicario? Forse m’è sfuggito qualcosa, ma dell’inchiesta che ha colpito il nostro collega Camporese non mi pare sia mai stato pubblicato nulla – comunque nulla di significativo – sui vari periodici e siti della nostra categoria, a partire dal sito della FNSI.
E a cosa servono questi siti e periodici se NON parlano di un problema così grave per l’intera categoria, e professione, come l’inchiesta giudiziaria Sopaf-INPGI-Camporese? Cani da guardia o piccoli Dudù con bavaglio e museruola? Ho sempre sostenuto che a mio avviso Camporese è innocente e che comunque, elementare questione di civiltà, deve essere considerato tale fino a sentenza definitiva.
Quando anni fa il collega Nicola Borzi in una riunione di “componente sindacale” puntò il dito mi pare proprio contro gli accordi con la Sopaf gli diedi contro duramente. Oggi devo pubblicamente ammettere che forse ho sbagliato, trascinato dal mio detestare il colpevolismo.
Essere scettico nei confronti delle accuse a Camporese non significa però tacere e tanto meno prostrarsi fideisticamente davanti a lui. Sono stato otto anni consigliere generale dell’INPGI. Non ho mai capito, neppure in seguito, a cosa serva il vice presidente vicario. Più prosaicamente o, se si preferisce, più demagogicamente, non ho mai capito come si guadagna il suo non lieve stipendio. Se se lo guadagna con interventi del tipo di questa infelice uscita di Serventi Longhi, ebbene è meglio abolirne la poltrona.
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