Corre voce che il ministero del Lavoro intenda fare una verifica sulla salute reale dell’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani (Inpgi): vale a dire, sulla sostenibilità dell’attuale situazione, caratterizzata da un  pesante passivo di bilancio della gestione previdenziale (cioè della differenza tra il totale dei contributi previdenziali ricevuti e quello delle pensioni erogate) negli ultimi due anni e scarse o nulle possibilità di tornare all’attivo perlomeno in tempi non escatologici. Secondo alcuni calcoli dello stesso Inpgi, forse troppo ottimistici, per rimettere in carreggiata l’Istituto servono almeno 6.000 assunzioni di giornalisti a tempo indeterminato. Una chimera, stando il pessimo andazzo nel mondo dell’editoria giornalistica.

Più d’uno al ministero del Lavoro comincia a pensare che sia inevitabile trasferire l’Inpgi, e il suo intero patrimonio immobiliare,  nel capace ventre dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (Inps), come del resto già avvenuto per altri istituti previdenziali che in precedenza erano privatizzati: l’Inpdap (settore dei lavoratori pubblici) ed l’Enpals (settore dei lavoratori dello sport e dello spettacolo) nel 2012 e  Inpdai (settore dirigenti d’azienda) già nel 2003.

Il problema dell’incorporazione dell’Inps non verrebbe però posto prima del rinnovo delle cariche sociali dell’Inpgi, rinnovo per il quale si voterà dal 22 al 24 febbraio dell’anno prossimo. Intervenire ora avrebbe il sapore di un intervento dettato dalla non bella situazione giudiziaria del presidente Andrea Camporese, al quale il 7 luglio il pubblico ministero milanese Gaetano Ruta ha notificato anche l’accusa di corruzione appesantendo così la sua posizione di accusato di truffa aggravata ai danni della stessa Inpgi per il fallimento della holding Sopaf. Ricordiamo che gli indagati sono 14, compresi i fratelli Aldo, Andrea e Ruggero Magnoni, titolari della Sopaf e arrestati assieme ad altre quattro persone il 9 maggio dell’anno anno. Chi vuole saperne di più trova le spiegazioni sui seguenti due link:

– http://www.huffingtonpost.it/2015/07/07/andrea-camporese-inpgi-corruzione_n_7745316.html

– http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07/07/sopaf-chiusa-indagine-per-i-magnoni-contestata-anche-la-corruzione-al-presidente-inpgi-andrea-camporese/1741299/

Passati i 21 giorni dalla chiusura delle indagini, pausa prevista dalla legge, la Procura di Milano deciderò se chiedere o no il rinvio a giudizio degli indagati in base alle accuse mosse da Ruta il 7 luglio. Il reato di corruzione può comportare l’arresto di Camporese, anche se la mancanza del pericolo di fuga lo renderebbe ingiustificato. Finora però non è successo nulla per via dell’ulteriore pausa delle vacanze estive e relativa chiusura dei tribunali, ma la miccia resta accesa e continua a bruciare: con minaccia di “botto” finale. Sotto questo profilo è strano che Camporese si sia limitato a difendersi con un comunicato stampa anziché per esempio con un’apposita conferenza stampa, come forse meglio converrebbe dato che l’Inpgi riguarda i giornalisti. Ma è ancora più strano, anzi decisamente assurdo che i giornali per quanto riguarda la vicenda giudiziaria del presidente dell’Istituto previdenziale della categoria ne parlino molto poco o per niente.

Forse sarebbe stato anche più elegante se Camporese si fosse dimesso. Ma il cattivo stato di salute dell’Inpgi può averlo indotto a restare per evitare all’Istituto un altro imprevisto e per portare a termine la riforma delle prestazioni previdenziali, che prevedono anche un prelievo “di solidarietà” sulle singole pensioni in barba anche a una sentenza della Corte Costituzionale. Prelievo sottoposto a forti critiche non solo da parte dei diretti interessati, cioè dei pensionati, ma anche da parte di esperti di diritto, e comunque in attesa di essere approvato, o respinto, dai ministeri competenti.

Se nessuno ha chiesto le sue dimissioni da presidente dell’Adepp, cioè dell’associazione dei vari istituti previdenziali privatizzati, e se quindi Camporese ha potuto continuare indisturbato a sedere anche su quella poltrona, non c’è da meravigliarsi troppo se non s’è dimesso dall’Inpgi, che dell’Adepp fa parte.

 

Se però è vero che il ministero del Lavoro ha in mente quello che secondo indiscrezioni ha in mente, forse la cosa migliore sarebbero state le dimissioni già mesi fa dell’intero consiglio d’amministrazione, compreso Camporese, e, senza aspettare il febbraio dell’anno prossimo, la convocazione di elezioni anticipate per rinnovare i vertici dell’Istituto. La navigazione, piuttosto perigliosa, sarebbe stata così affrontata da amministratori non arrivati di fatto a fine mandato e alquanto logorati dalla pesantezza della situazione. Compresa quella del presidente e compreso il proprio non aver saputo evitarla o almeno chiarirla coram populo in modo convincente ed esaustivo.

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