INPGI/La grande manovra

 

“Un giorno importante per l’INPGI, un giorno importante per la categoria dei giornalisti”. Queste le parole usate dal presidente dell’INPGI, Andrea Camporese, nel definire, in apertura del Consiglio di Amministrazione di venerdì 15 luglio, la manovra adottata dall’Istituto per mettere in sicurezza il futuro dei conti.

Una rivoluzione per l’Ente previdenziale dei giornalisti, varata, per puro caso, a ridosso del 14 di luglio, ricorrenza che coincide con la storica presa della Bastiglia che diede il via alla rivoluzione francese.

Una rivoluzione, quella dell’Istituto, resa necessaria da un contratto di lavoro che ha penalizzato profondamente le casse dell’INPGI, consentendo a parecchi editori di usufruire di stati di crisi affrontati e conclusi, in gran parte, senza pescare il denaro dai fondi messi a disposizione dallo Stato ma sottraendolo al nostro Ente di previdenza.

Su 20 milioni stanziati dal governo per pagare le prepensioni dei colleghi mandati a casa per alleggerire il costo del lavoro degli editori, ne sono stati utilizzati solo sette. La maggior parte di quelle prepensioni sono pagate, ahinoi, dall’INPGI.

La manovra quindi si è resa necessaria per evitare gravi danni alle casse dell’Istituto e continuare a garantire la riserva legale imposta dalla legge, pari a cinque annualità, evitando di andare incontro ad un’elevata erosione del patrimonio per garantire il pagamento delle prestazioni. E’ bene ricordare, comunque, che gli editori hanno pagato finora e continueranno a pagare all’INPGI, una aliquota inferiore di quella che pagherebbero se i giornalisti fossero iscritti all’INPS. Quindi l’interesse a mantenere sano il nostro Istituto di previdenza è anche loro.

Tre gli elementi pregnanti della manovra:

1) Aumento dell’aliquota IVS (il contributo aggiuntivo invalidità, vecchiaia, superstiti) a carico degli editori di 3 punti percentuali nell’arco di cinque anni, con decorrenza dal 1 gennaio 2012.

2) Innalzamento graduale dell’età  pensionabile delle donne. A decorrere dal primo luglio 2012 l’età  necessaria per conseguire la pensione di vecchiaia delle giornaliste viene innalzata gradualmente fino a raggiungere a regime, nel 2021, i 65 anni di età, esattamente come per i colleghi uomini. Le donne avranno sempre la possibilità di scegliere se andare comunque in pensione a 60 anni. In questo caso sarà  applicato un abbattimento percentuale permanente della pensione maturata. Da sottolineare che nel periodo transitorio, della durata  di circa 10 anni, la percentuale di abbattimento sarà in misura molto ridotta, e verrà calcolata  in considerazione agli anni di anticipo, rispetto a quelli previsti dalla manovra al momento in cui si decide di andare in pensione.

3) A fronte di assunzioni a tempo indeterminato le aziende (naturalmente non in stato di crisi, quelle in stato di crisi non possono assumere) potranno usufruire di uno sgravio contributivo del 60 per cento, con una riduzione del 12 per cento del costo del lavoro. Questo rappresenta un colossale impegno dell’INPGI per incentivare le assunzioni. La durata del beneficio sarà di 3 anni ed è esteso anche a quei datori di lavoro che trasformeranno i contratti a tempo determinato o le collaborazioni coordinate e continuative in contratti a tempo indeterminato.

Nell’interpretazione del punto 3 possono nascere alcuni dubbi; infatti ci sono aziende, come la RCS quotidiani, che hanno alcune testate in stato di crisi (La Gazzetta dello Sport, che non può assumere) e altre che sono uscite dallo stato di crisi (Corriere della Sera, che sta assumendo) non è ben chiaro quindi in quale contesto un’azienda di questo genere andrà a collocarsi.

Questa manovra, comunque, è frutto del lavoro di preparazione e di studio, di mesi e mesi, che ha coinvolto non soltanto il presidente dell’INPGI, Andrea Camporese, (determinante, deciso e trasparente il suo ruolo) ma anche l’intero Consiglio di Amministrazione, il Collegio Sindacale e la struttura stessa dell’Istituto.

Le parti sociali, FNSI e FIEG, come prevede la legge, hanno svolto un ruolo importante. Gli editori, già parecchio facilitati dal contratto di lavoro che ha lasciato loro mano libera, hanno risposto con serietà alla chiamata di responsabilità nei confronti dell’Istituto, ma nello stesso tempo hanno ottenuto in cambio il forte sgravio contributivo a fronte di assunzioni a tempo indeterminato. A questo punto non resta che vedere come le aziende sapranno utilizzare questa opportunità. Noi giornalisti non possiamo che sperare che le assunzioni siano davvero numerose.

A conferma che questa manovra è non solo importante ma anche vitale per l’INPGI, i dati del nuovo bilancio attuariale, redatto alla luce delle nuove condizioni varate dal CdA, dimostrano che in questo modo si è riportato l’Istituto in una situazione virtuosa nel medio e lungo periodo.

“La profonda ‘gobba’ previdenziale che era prevista tra il 2020 e il 2040 tende di fatto quasi a scomparire, il patrimonio dell’Istituto sarà sempre crescente e nei prossimi 50 anni non intaccheremo le riserve accantonate”, ha spiegato il presidente Andrea Camporese.

Tutte le delibere diventeranno operative dopo l’approvazione dei ministeri vigilanti, Economia e Lavoro, che si prevede possa arrivare nel prossimo autunno.

Dopo aver approvato all’unanimità la manovra previdenziale, il Consiglio di Amministrazione dell’INPGI ha approvato un ordine del giorno in cui prende un impegno decisamente importante. Con particolare riguardo alle donne giornaliste, sicuramente le più penalizzate dalla manovra.  Attenzione al nucleo familiare dei giornalisti perché oggi è la famiglia nel suo insieme che può avere necessità. Un occhio molto attento anche per gli iscritti all’INPGI 2. La Gestione Separata INPGI è assolutamente sana, ma i suoi iscritti restano la parte della categoria più bisognosa, privi come sono di tutele di welfare e ammortizzatori sociali.

Il CdA dell’INPGI si impegna quindi “ad avviare un ampio confronto rispetto ai temi collegati in particolare al welfare femminile e di categoria e, più in generale, ai sistemi di ammortizzazione sociale del lavoro dipendente e autonomo”.

Simona Fossati
CdA INPGI

Cristiana Cimmino 
Sindaco INPGI

 

Condividi questo articolo

more recommended stories