Un bel risparmio grazie a Senza Bavaglio

Una buona notizia per l’INPGI e quindi per tutti i colleghi, diramata il giorno 12 con un comunicato del presidente dell’Istituto, collega Andrea Camporese, che riporto per intero:

“La notizia del via libera della Commissione Bilancio e Finanza all’emendamento alla legge 416, che pone in capo allo Stato il costo dei prepensionamenti nel comparto giornalistico, è di grande rilievo e segna un passaggio storico per l’Istituto di previdenza” afferma Andrea Camporese, Presidente Inpgi.

Se l’emendamento, posto all’interno del Decreto anticrisi, troverà conferma in aula sarà creato un fondo presso l’Inpgi alimentato ogni anno da dieci milioni di euro.

“L’Istituto ha sostenuto l’incostituzionalità della norma che prevede, a differenza delle altre categorie di lavoratori, che gli
ingenti costi dei prepensionamenti derivanti da crisi aziendali siano sostenuti dalla gestione previdenziale e non dalla collettività – continua Camporese – la norma, così come licenziata dalla Commissione competente, non modifica lo spettro originario delle aziende editoriali beneficiarie limitandosi ai quotidiani. E’ evidente, anche se non può essere l’Inpgi ad indicare il campo di applicazione, che esiste una criticità anche nel settore periodici che le Parti sociali hanno segnalato. E’ auspicabile che in questo senso il confronto prosegua nelle sedi opportune.”

Fin qui il comunicato. Non è stata quindi un inutile tampinare il presidente e il consiglio di amministrazione della passata gestione il mio insistere perché ci si rendesse conto, e si agisse di conseguenza, di una anomalia: di norma è l’Inps, cioè lo Stato, ad accollarsi il peso degli ammortizzatori sociali, come è giusto che sia perché sono ammortizzatori sociali e non aziendali, privati, mentre invece quando si tratta di giornalisti il peso grava sulle casse del nostro Istituto, cioè sulle nostre tasche di privati cittadini. Ma allora le tasse che le paghiamo a fare, se non abbiamo diritti pari agli altri lavoratori? Da notare, en passant, che il bilancio dell’Inps sarebbe in attivo (due parole staccate – “in” e “attivo” – e non una unica parola…) se lo Stato non gli scaricasse anche oneri impropri. Un discorso su cui in passato ha scritto mi pare su La Stampa l’economista professor Deaglio.

Stimolato, qualcuno dice spintonato, da me, l’Istituto alla fine s’è deciso a chiedere un parere pro veritate a una esimia personalità giuridica, che ha appunto confermato come la disparità di trattamento sia inammissibile. Dopodiché l’Istituto s’è dato da fare, e la nuova gestione può raccoglierne i frutti: un gran bel risparmio. Una bella boccata d’ossigeno, ancora più bella visti i tempi che corrono. Ho anche proposto di chiedere il rimborso delle cifre, piuttosto grandi, sborsate in passato per queste faccende che non erano di nostra competenza, ma dello Stato.

La morale è che quando si ritiene di essere nel giusto bisogna alzare la mano, aprire la bocca e insistere. La goccia cinese, si sa, scava anche la pietra.

Pino Nicotri
Senza Bavaglio
Consigliere generale Inpgi

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