Ma la laurea non è tutto

Avvertenza: I personaggi e i fatti riportati nelle pagine del “Diario di Piero” sono immaginari ma autentica è la realtà che li produce.

Milano, 30 novembre – Mi hanno insegnato che il giornalista deve studiare per tutta la vita. È vero. Questo mestiere richiede un aggiornamento continuo ma soprattutto delle capacità soggettive. Non basta possedere uno o più lauree per essere un giornalista.

Da più parti si propongono sempre nuovi paletti per regolare l’accesso alla professione giornalistica. Molte proposte sono
condivisibili ma fragili di fronte ad un sistema sociale in cui spesso e volentieri le “regole non valgono per tutti”.  I giovani normali, anche quando hanno tutti i requisiti e le capacità, spesso sono superati da rampanti benestanti, raccomandati, figli e nipoti degli amici degli amici (che ottengono quello che vogliono indipendentemente dalla capacità).

Condivisibile è la posizione di chi chiede il possesso di una laurea per accedere alla professione giornalistica, anche se spesso e volentieri il titolo di studio non è attinente al tipo di attività svolta. Ci sono giornalisti laureati in chimica che si
occupano con successo di politica estera e colleghi laureati in letteratura che si occupano benissimo di sport o di scienza. Per i giornalisti, forse, sarebbe opportuno creare uno specifico corso di laurea in “Tuttologia” per non correre rischi.

Non sarebbe una cattiva idea aiutare le centinaia di giornalisti che non possiedono la laurea, solo perché magari sono stati “strappati” dalle università da qualche caporedattore o direttore senza scrupoli in cambio di grandi promesse. La soluzione recentemente adottata a livello nazionale per “laureare l’esperienza” a vantaggio dei giornalisti mi lascia un po’
perplesso, anche se l’intenzione probabilmente è buona.

Servirebbe anche trovare un accordo con tutte le Università per permettere la ripresa degli studi ai numerosi colleghi che in passato hanno interrotto per diverse ragioni il proprio percorso, magari a pochi passi dall’esame di laurea. Un giornalista da solo non può superare i mille cavilli di carattere burocratico. Non basta presentare il certificato storico con gli esami sostenuti e la relativa votazione.

Mi hanno insegnato che per diventare giornalista ci sono principalmente due possibilità: quella della formazione in strada
con il supporto di un vecchio giornalista (che preferisco); la strada universitaria (che considero un importante optional). In ogni caso, ogni percorso è inutile se non sussistono delle qualità soggettive ma siamo in Italia dove tutto è possibile.

È tutto per oggi

Danilo Lenzo

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