Lettera aperta al CdR Mondadori, la comunicazione dell’azienda va consegnata ai giornalisti

Speciale Per Senza Bavaglio
Massimo A. Alberizzi
Milano, 26 maggio 2018

Cari colleghi del CdR della Mondadori Editore,

il caso aperto nella vostra azienda venerdì scorso, con l’annuncio ufficiale della vendita di TuSyle e Confidenze, presenta un aspetto francamente assai inquietante che rischia di danneggiare profondamente i giornalisti e i non giornalalisti interessati.

A distanza di una settimana dalla comunicazione aziendale che parlava dell’intenzione della casa editrice di disfarsi dei due giornali, non si sa quasi nulla, anzi diciamo meglio, nulla, dell’operazione. La lettera inviata dalla Mondadori è rimasta segretissima. Pochissimi hanno avuto il privilegio di averla tra le mani e quindi hanno avuto la possibilità di leggerla e analizzarla con attenzione. Leggerla in assemblea, come è stato fatto, è stato certamente positivo ma non basta.  La legge impone obblighi informativi e la possibilità di un esame congiunto delle proposte aziendali. Sarebbe stato meglio consegnarla ai redattori delle due testate interessate alla vendita. Cosa che va fatta al più presto.

E’ vero che in calce a quella comunicazione c’è un richiamo alla segretezza e vengono addirittura citate un paio di norme per ricordare a chi la riceve che deve mantenerla riservata. Ma sono richieste senza senso e, soprattutto, non sono applicabili. Non si parla di strategie di gruppo, né di dati sensibili protetti, cose che avrebbero giustificato la sua segretezza. Più semplicemente si tratta della cessione di un ramo d’azienda o semplicemente di due testate. E la comunicazione dovrebbe chiarire questo aspetto, fondamentale perché previsto dalle procedure sindacali.

Avere accesso a queste informazioni è assai importante per i giornalisti, perché i due tipi di vendita vanno trattati in modo differente. E il chiarimento deve essere contenuto in quella lettera. Altrimenti la comunicazione non è valida, ai fini del rispetto della procedura obbligatoria che le aziende devono seguire in casi come questo della Mondadori.

Quel messaggio dell’azienda contiene (o dovrebbe contenere) altre informazioni essenziali e obbligatorie, necessarie per capire bene tutta l’operazione. Ma se nessuno può prenderne visione come si fa a valutarne il contenuto?

Il richiamo alla segretezza da parte aziendale a noi sembra avere soprattutto un carattere intimidatorio. Intende cioè spaventare i lavoratori per evitare che si rivolgano a un avvocato e chiedere al giudice di far decadere il contratto di compravendita delle testate. Insomma quelle clausole di segretezza sono nulle e non valide.

Walter Tobagi

Il sindacato è scomparso. Qualcuno dice che sta lavorando nell’ombra, dietro le quinte. Un comportamento che però contrasta con i doveri di trasparenza e democrazia. Scriveva Walter Tobagi: “Il sindacato deve essere come una casa di vetro con le porte sempre aperte”. Forse non è sbagliato ricordarlo in quest’occasione. Si sta distruggendo il futuro professionale e personale di tanti lavoratori a loro completa insaputa.

Quella comunicazione parla della vita di più di trenta persone le quali devono prenderne visione per decidere poi cosa fare del proprio futuro. Non basta che ne prenda visione il sindacato. Occorre che i singoli colleghi (ma questo vale anche per gli editoriali) ce l’abbiano in tasca per decidere come comportarsi davanti a una condotta scriteriata di una casa editrice che, per stessa ammissione del suo amministratore delegato, Ernesto Mauri, è sana, attiva e naviga a vele spiegate.

Quella lettera inviata dalla Mondadori Editore al CdR va consegnata a tutti i colleghi interessati dalla vendita delle due testata TuStyle e Confidenze. Sarebbe un segno evidente di solidarietà e di democrazia.

Codiali saluti

Massimo A. Alberizzi
Consgliere Nazionale FNSI
malberizzi@senzabavaglio.info
twitter @malberizzi

 

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