Speciale per Senza Bavaglio
Lorenzo Bagnoli
Milano, 16 dicembre 2023
I risultati del primo questionario sul benessere psicologico dei giornalisti in Italia condotto da IrpiMedia, testata non profit di giornalismo investigativo, restituiscono l’immagine di un settore in cui il precariato è tra le principali cause di ansia e stress. Discriminazioni e molestie colpiscono una persona su tre, prevalentemente donne.
Sono 558 i giornalisti che hanno risposto a una serie di domande che riguardano il benessere psicologico tra i giornalisti, sia assunti sia freelance. Il questionario, che non ha pretese scientifiche, nasce dall’esperienza di altri gruppi di giornalisti, soprattutto provenienti dal mondo anglosassone, che hanno condotto ricerche simili dal basso. In Grecia, Paese che con l’Italia condivide la precarietà del lavoro – incluso quello giornalistico – i colleghi di Solomon hanno prodotto un toolkit con delle indicazioni possibili da seguire per riconoscere quando lo stress diventa esagerato o quando c’è un trauma da superare.
Secondo i risultati raccolti da IrpiMedia, tra i disturbi più comuni l’87% afferma di soffrire di stress, il 73% di ansia, il 68% sente un senso di inadeguatezza. Più del 40% denuncia la sindrome da burnout, attacchi di rabbia immotivati e dipendenza da internet e dai social network. Uno su tre parla esplicitamente di depressione. Problemi che si traducono in disturbi alimentari (28% dei rispondenti), attacchi di panico (27%), difficoltà nelle relazioni di coppia (26%). Il 15% dice di aver subito disturbi da stress post traumatico.
I risultati dell’inchiesta, svolta per nove mesi da Alice Facchini, sono stati raccolti in #ComeTiSenti, inchiesta in tre puntate pubblicata da IrpiMedia. La Casagit, la cassa autonoma dei giornalisti, e il Consiglio nazionale ordine psicologi (Cnop) stanno conducendo una ricerca su argomenti simili tra i giornalisti contrattualizzati. Sono esclusi però i freelance, che invece hanno risposto alla ricerca IrpiMedia. A compilare il questionario, infatti, sono stati per la maggior parte liberi professionisti: prevalentemente donne (55%), e in larga maggioranza con meno di 45 anni (77%). Tra i fattori che influiscono «abbastanza» o «molto» nelle condizioni di benessere psicologico al primo posto ci sono i compensi troppo bassi, segue all’83% la precarietà lavorativa e al terzo posto, con il 76%, l’obbligo di essere sempre connessi e reperibili.
Oltre i numeri, Alice Facchini ha anche raccolto alcune storie di colleghi e colleghe che lavorano in condizioni molto difficili. «Sono pagato meno dei lavoratori sfruttati che intervisto, ma la mia storia non la racconta nessuno», scrive un collega su un questionario. «Non ne posso più di rimanere senza soldi sul conto corrente. Io e la mia compagna vorremmo un figlio, ma continuiamo a rimandare», dice un’altra. Maurizio, 40 anni, lavora per la Rai come unica committente: «I pagamenti arrivano con mesi di ritardo, senza contare che solo pochi giorni fa mi hanno rimborsato le spese delle trasferte dello scorso giugno: ho anticipato più di duemila euro», racconta.
Al di là del salario, per le donne ci sono ulteriori discriminazioni di genere. Sul totale dei rispondenti, il 36% dichiara che la propria salute mentale è impattata “molto” o “abbastanza” dalle discriminazioni di genere e il 24% dalle molestie: la percentuale cresce in maniera rilevante tra le donne, raggiungendo rispettivamente il 59 e il 37%.
Il lavoro in tre puntate di IrpiMedia è disponibile a questa pagina: https://irpimedia.irpi.eu/cometisenti/
Lorenzo Bagnoli
Le iconorafie del sito Senza Bavaglio sono di Valerio Boni
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