Senza Bavaglio
Milano, 2 dicembre 2020
A qualcuno la democrazia dà fastidio. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti dall’ultimo consiglio tenuto necessariamente online ha iniziato un percorso virtuoso per arrivare a un regolamento chiaro e trasparente sull’e-voting. Come sapete il voto online per eleggere i membri del prossimo consiglio nazionale è imposto dal Ministero vigilante (quello di Grazia e Giustizia) che ha demandato anche agli ordini il compito di redigere un regolamento.
La questione non è da poco, perché tutti si trovano a riscrivere regolamenti vecchi e fatti per il voto in carta e al seggio. La prossima volta invece dovremmo votare o con sistema misto (online e per chi vuole al seggio fisico) oppure solo online se la pandemia continua a dilagare.
Perciò il presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna ha demandato alla Commissione giuridica il compito di studiare i meccanismi del voto elettronico e proporre delle soluzioni al Consiglio. Non solo la Commissione che ha solo un potere
consultivo già il 18-19 novembre ha portato in Consiglio quesiti più che risposte e man mano si è proceduto al voto ad esempio sulla doppia modalità carta e online.
Un processo democratico, dunque, in cui tutti i 60 consiglieri sono chiamati a partecipare e dire la loro visto che prima di ogni votazione si apre il dibattito. Ma a qualcuno questo meccanismo non piace. Quindi alcuni consiglieri e purtroppo i rappresentanti della Consulta degli ordini regionali hanno chiesto con una mozione la creazione di un Comitato, un gruppo di lavoro, che allargherebbe la Commissione ai rappresentanti degli Ordini regionali.
A parte il fatto che la consultazione con gli Ordini regionali è prevista eccome e infatti la Commissione giuridica ha proceduto dopo il Cnog a breve giro a sentire anche i rappresentanti della Consulta, non si capisce perché qualcuno che non è stato eletto in Consiglio nazionale dovrebbe avere gli stessi poteri (consultivi per altro) come i membri della Commissione che invece sono stati eletti in Consiglio e poi demandati dal Presidente e dall’esecutivo come previsto dai Regolamenti e dalla legge.
Ma dopo il pressing fatto per la mozione respinta dal Presidente il gruppo di Controcorrente e ContrOrdine non si arrende. ContrOrdine parla di “strappo alla democrazia”. Scrivono che “il presidente Verna non ha nemmeno preso in considerazione la richiesta” della mozione con aggiunta di un rappresentante per la Val d’Aosta, mentre ne ha discusso con i legali e poi ha risposto in consiglio che la richiesta è inammissibile.
Poi chiudono che “il Cnog non è un’associazione dilettantistica e nemmeno un’azienda privata dove chi è al timone decide la rotta e la velocità di marcia. Il Cnog, eletto dai giornalisti, è un ente pubblico dove il Consiglio dovrebbe essere sovrano. Ma ormai da mesi stiamo assistendo ad un deragliamento dalle regole, con una gestione verticistica e spesso arrogante, ma timorosa del confronto democratico”.
Al contrario, da tutte queste esternazioni ricaviamo che qualcuno tutto sommato teme il voto online come il fumo negli occhi. Qualcuno vuole che lo spoglio dei voti nazionali avvenga a livello regionale, quando tutti sanno che la piattaforma elabora i dati in pochi secondi e sforna il risultato con gli eletti in ordine decrescente, quindi a che cosa serve lo spoglio regionale per il nazionale? Fatevi la stessa domanda anche voi lettori.
Senza Bavaglio
twitter @sbavaglio
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