Il comitato “Diritto ex fissa”: ora più che mai servono verità e trasparenza

Pubblichiamo la lettera che il comitato “Diritto ex fissa” indirizza agli oltre 2.000 giornalisti in attesa che venga riconosciuto un diritto sacrosanto, messo seriamente in pericolo dal grave dissesto derivante da una irresponsabile gestione dell’Inpgi.

Care colleghe, cari colleghi,
come certo saprete, il Titanic- Inpgi sta inesorabilmente affondando, e il problema principale ora é il salvataggio delle nostre pensioni. L’annoso, grave problema dell’Ex Fissa é purtroppo passato in secondo piano. Ma noi tenteremo tutto quanto il possibile fino all’ultimo.

Noi creditori siamo arrivati a essere circa 2.300, per una somma pari a circa 135 milioni di euro.
Dopo la prima tranche di pagamenti resa possibile dal prestito oneroso dell’Inpgi al Fondo, siamo rimasti in paziente, fiduciosa e inutile attesa della seconda tranche (14 milioni) per altri tre anni: il Ministero- previa Corte dei Conti- non ha però ritenuto opportuno dare il via a questo nuovo prestito da parte dell’INPGI, coi conti MAI così in rosso.

Nel frattempo, anche a causa della politica di prepensionamenti a pioggia, il debito Ex Fissa è progressivamente aumentato. L’ultimo Consiglio Generale (dove siamo riusciti a far  eleggere 5 rappresentanti del Comitato – Romano Bartoloni, Marina Sbardella, Massimo Alberizzi, Paola Cascella e Donato Sinigaglia  – si è tenuto l’11 novembre scorso, e la questione non sarebbe stata affrontata se la nostra  rappresentante Marina Sbardella (cofondatrice di “Diritto ex fissa) non avesse posto la questione nel silenzio di tutti gli altri 59, tra maggioranza e opposizione, con questa proposta che ci ha inviato per lettera:

Carissimi,  
si è da poco conclusa la riunione del Consiglio generale, via telematica, che aveva per oggetto l’approvazione dei bilanci di assestamento per il 2020 e preventivo per il 2021, dell’INPGI 1 e dell’INPGI2. Vi confermo il rosso in bilancio 2020 di 253 milioni di euro con una riserva di 2,06 anni e la previsione di un ulteriore disavanzo per il prossimo anno che porterà la riserva a scendere a 1,6.  
Confermo inoltre che l’unico piano della maggioranza per il salvataggio dell’ENTE è quello di anticipare l’entrata dei comunicatori dal 2023 al 2021. L’unica altra proposta è quella di “tagliare le nostre pensioni del 30 %.”, proposta che, spero bene, cada nel dimenticatoio.  
Prima del termine della riunione, sono riuscita, alla voce approvazione del “…documento sulla politica di investimento…per gli investimenti mobiliari” dell’INPGI 2” a prendere la parola (unica su 60 presenti). 

QUESTO L’INTERVENTO DI MARINA SBARDELLA
“Visto che la FIEG si é offerta di ripianare il debito (al 50%) nei confronti dei creditori dell’ex fissa chiedendo un prestito di 35 milioni di euro alla INPGI 1; visto che l’INPGI 1 è riuscita a dare quattro anni fa in prestito 12 milioni di euro con i quali é stato pagato un anticipo di 10 mila euro ciascuno agli allora 1.200 creditori; visto che, successivamente, il ministero del Lavoro ha impedito di dare in prestito una seconda tranche di 14 milioni di euro per mancanza di fondi proprio per la crisi di liquidità dell’INPGI 1, perché non proporre all’INPGI 2 l’erogazione del prestito alla FIEG, un investimento che frutterebbe all’ente ben il 4,6% netto e potrebbe risolvere anche una volta per tutte questo buco nero per 850 creditori dell’ex fissa? L’INPGI si sgraverebbe di un debito che continua ad essere ricondotto all’ENTE, il debito sarebbe ripagato dalla FIEG che si è proposta autonomamente (dichiarandosi indirettamente titolare del debito) e l’INPGI 2, invece di andare a comprare titoli in America o altrove avrebbe garantito dagli Editori il rientro della somma aumentata di un interesse altissimo”.

La risposta della Macelloni é stata che, “…visto che gli investimenti dell’INPGI 2 servono per pagare le pensioni all’INPGI 2 non ritengo questo un buon investimento per l’INPGI 2…” Come se fosse soltanto lei a decidere la politica degli investimenti. Si spera bene  che gli investimenti siano decisi da una commissione di esperti. Insomma, un Niet senza possibilità di replica.
Alla proposta della collega Sbardella ha fatto seguito autonomamente l’importantissimo intervento dell’Unione Pensionati dell’Emilia- Romagna, al quale si è associata anche l’Unione pensionati del Trentino-Alto Adige, che vi riportiamo di seguito:

Documento del 13 novembre dell’UNGP Emilia – Romagna sull’EX FISSA: 
”Il direttivo dell’Ungp Emilia-Romagna, considerata la surreale situazione relativa all’ex fissa per la quale non si intravede nessuno spiraglio di soluzione, si rivolge ai membri dell’assemblea nazionale, delle consulte regionali, del cda e alla presidenza di Inpgi nonché ai vertici della Fnsi, affinché si facciano carico una volta per tutte del problema, non celandosi dietro un incomprensibile silenzio.  
Il consiglio, forte del fatto che si tratta di denari dei colleghi congelati e mai restituiti, invoca uno sblocco della situazione, anche alla luce della buona volontà espressa da buona parte dei giornalisti pensionati per una decurtazione della propria quota in segno di solidarietà per le difficoltà del Fondo ex fissa. Il fatto che una piccola parte di colleghi sia già stata liquidata rende ancor più intollerabile la situazione per gli aventi diritto.  
Il direttivo in particolare chiede con forza di coinvolgere nell’operazione Inpgi2 attraverso un finanziamento al Fondo che potrebbe garantire alla stessa Inpgi 2 l’interessante tasso di interesse del 4,60%. Questo alla luce del fatto che Inpgi 2 gode di un felice situazione finanziaria, anche in piccola parte grazie al contributo che i giornalisti pensionati collaboratori continuano a garantire.  
Il direttivo porta all’attenzione regionale e nazionale questa sua proposta, convinto che una soluzione del problema passi solo attraverso Inpgi 2 e, soprattutto, attraverso una effettiva volontà di risolverlo. E attende una concreta risposta.”  

ANCHE NOI ABBIAMO PREPARATO UN DOCUMENTO A FIRMA DEL DIRETTIVO EX FISSA CHE FAREMO RECAPITARE AGLI ORGANI COMPETENTI,  LO TROVATE IN ALLEGATO.
Questo, in estrema sintesi, il quadro relativo, appunto, all’affiorare di un iceberg contro cui, tempo pochi mesi, si potrebbero schiantare le nostre pensioni, presenti e future.

A fronte di questo dramma storico e senza precedenti, l’unica soluzione che il Cda dell’Istituto ha immaginato per la salvezza dell’Ente, sulla base di un documento già consegnato agli interlocutori istituzionali, è l’ingresso anticipato di altri contribuenti, ossia i “comunicatori”, anticipato al 2021 anziché al 2023 come attualmente previsto dal Dl rilancio del 2019. Aggiungiamo, tra l’altro, che i cosiddetti “Comunicatori” hanno già comunicato, attraverso i loro sindacati, la loro indisponibilità a passare dall’INPS all’INPGI. In un recente comunicato, Retecom – la Rete che unisce le associazioni più rappresentative dei comunicatori delle imprese italiane – parla di “deportazione contributiva, all’unico scopo di evitare il commissariamento dell’ Istituto nazionale dei giornalisti italiani”.
L’alternativa sarebbe un drastico taglio delle pensioni (fino al 30%), come da qualcuno già ventilato.
Nei giorni scorsi, i 20 consiglieri dell’opposizione facenti riferimento a SOS INPGI, INPGI FUTURO e STAMPA LIBERA E INDIPENDENTE hanno inviato un documento alla Presidenza del Consiglio facendo conoscere il proprio parere sull’eventuale “piano B” per il salvataggio dell’INPGI. Documento che vi rimettiamo qui di seguito

APPELLO A PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E MINISTERI VIGILANTI  
“L’Inpgi può garantire, in base alla riserva tecnica, appena 2 anni di pagamento delle pensioni correnti. Ma la liquidità necessaria per far fronte alle prestazioni previdenziali e alle altre spese dell’Istituto potrebbe finire molto prima. Ecco perché noi, consiglieri di amministrazione e consiglieri generali dell’Inpgi che non ci riconosciamo nella maggioranza che guida l’Istituto, rivolgiamo un appello diretto alla Presidenza del Consiglio e ai ministeri vigilanti del Lavoro e dell’Economia e Finanza perché ricerchino e percorrano con urgenza ogni soluzione necessaria per mettere al sicuro e garantire davvero le pensioni dei giornalisti italiani.  

Il bilancio di assestamento della gestione sostitutiva dell’Ago per il 2020, approvato (a maggioranza) dal Consiglio di amministrazione il 5 novembre e dal Consiglio generale l’11 novembre, presenta uno squilibrio previdenziale di 197 milioni di euro e un rosso di bilancio di 253 milioni di euro. Il preventivo 2021 ipotizza una perdita a fine anno pari a 225 milioni, nonostante sia stato redatto con dati previsionali di entrate contributive che non hanno tenuto conto del peggioramento dell’occupazione giornalistica, senza peraltro intervenire in alcuna maniera sui costi, sulla governance e sulle uscite.  
Entrambi i bilanci, come quelli degli ultimi anni, sono a nostro parere figli di una gestione politica dell’Istituto non responsabile e profondamente sbagliata. Così come di una responsabilità dei Ministeri vigilanti che, di fronte agli allarmi lanciati dalla Corte dei Conti sul progressivo e sempre più grave squilibrio della gestione previdenziale e a bilanci in utile solo grazie alla rivalutazione degli immobili, hanno tardato a intervenire perché l’Istituto affrontasse e superasse la crisi, aggravando inoltre i suoi conti con il rifinanziamento delle norme sui prepensionamenti.  

L’unica ipotesi in discussione sul tavolo governativo avviato a inizio febbraio con i vertici dell’Inpgi risulta essere l’allargamento della platea contributiva dell’Istituto con l’ingresso di nuove figure professionali, come indicato nel comma 2 dell’articolo 16-quinquies del Decreto Crescita convertito in legge a luglio 2019, che sarebbero individuate nei “comunicatori”. La richiesta della maggioranza dell’Inpgi è di un anticipo dell’ingresso di tali figure professioni dal 2023 (come previsto dalla legge) al 2021.  
Noi crediamo che allargare la platea dei contribuenti sia corretto, partendo prima di tutto dalla regolarizzazione dei tanti iscritti all’Ordine dei giornalisti che esercitano l’attività, ma versano i propri contributi previdenziali all’Inps e dai tanti falsi collaboratori che le aziende editoriali si rifiutano di stabilizzare come lavoratori dipendenti. Riteniamo però che la soluzione dell’ingresso di altre figure professionali vada valutata con numeri certi rispetto alla reale possibilità di un equilibrio finanziario dell’Ente a medio-lungo termine, anche di fronte alla chiara opposizione dei comunicatori a un loro ingresso nell’Inpgi.  
Ecco perché non è utile né risolutivo fermarsi a questa unica ipotesi. Chiediamo quindi al Governo e ai ministeri vigilanti di valutare urgentemente, con responsabilità e massima trasparenza, ogni soluzione capace di assicurare la pensione a tutti giornalisti italiani. A partire dalla possibilità di un ritorno alla garanzia pubblica sull’Inpgi, come prima della legge di privatizzazione del 1994”.

Vi riportiamo anche tutti gli elementi sul bilancio nel servizio redatto da Gianni Dragoni e pubblicato su “Punto e a Capo”

Quanto sopra per vostra opportuna conoscenza e per assicurarvi, come detto in apertura,  che “Diritto ex fissa” non lascerà niente di intentato, per quanto in suo potere, per poter incassare i contribuiti versati dagli editori per la nostra ex fissa anche se, quasi certamente decurtati da eventuali moltiplicatori e parte degli interessi.

Ultima e importante nota: il prestito che tanti stanno sollecitando da parte dell’Inpgi 2 alla Fieg servirebbe solo a sanare i circa 850 colleghi che hanno aderito anni fa alla decurtazione del proprio credito. Poi ci sono tutti gli altri, circa 1300, che non hanno aderito o sono andati in pensione successivamente, senza dunque aver avuto nessuna possibilità di scelta. Pensiamo sinceramente che FNSI E INPGI debbano farsi carico di sondare nuovamente le intenzioni di tutti costoro, come fu fatto con la “lettera di Natale” del 2017, inviata dall’Ufficio prestazioni Inpgi a tutti i creditori. Naturalmente l’accettazione dovrà essere SOLO ED ESCLUSIVAMENTE SU BASE VOLONTARIA, come fu all’epoca. Tutti noi ragioneremo con calma e decideremo il da farsi. E’ ovvio, peraltro che – una volta saldati gli 850 creditori in forma ridotta – il debito si ridurrà. Come è altrettanto ovvio che ognuno di noi non prenderà questa decisione – se mai verrà posta – a cuor leggero, visto che già tre anni fa ben 1000 colleghi rifiutarono “la proposta indecente”. Hanno ragione, è indecente, e lo sa anche chi, molto a malincuore, l’accettò. Ma in tre anni la situazione dell’Inpgi è precipitata e dobbiamo essere realistici. Ottenere tutto è un miraggio. Qui sono in gioco le nostre pensioni, non solo l’ex fissa. Amici, colleghe, colleghi, nel caso di una nuova proposta di riduzione, tratteremo, valuteremo, ci confronteremo insieme. Di più al momento non possiamo dirvi. Siamo tutti sull’orlo del baratro, ma non staremo mai zitti a guardare.

Un caro saluto a tutti.
Il direttivo del Comitato “Diritto ex fissa”

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