Alberizzi a Lorusso e Giulietti: “Difendete tutti, tranne i giornalisti”

In due interviste separate il segreterio generale della FNSI Raffaele Lorusso, su Aricolo 21,
e il presidente Giuseppe Giulietti, su Globalist, hanno rivolto dure critiche ai gruppi di minoranza della FNSI.
Riportiamo qui i passi delle due interviste che ci riguardano e la risposta di Massimo Alberizzi.
In un post a parte pubblichiamo la risposta di Lazzaro Pappagallo, segretario di Stampa Romana,
anche lui parte della minoranza.

s.b.

Dall’intervista a Raffaele Lorusso

Nelle ultime ore in questo circuito dell’odio e delle bufale sui migranti si è inserito dell’altro e di molto velenoso che riguarda proprio la nostra categoria, si parla di Inpgi, di conflitto di interessi, di soldi alla Fnsi. Forse è un indizio per comprendere meglio i recentissimi attacchi al sindacato dei giornalisti. Non è che è proprio la Fnsi ad essere sgradita?

“È chiaro che questo schema basato sull’odio e sull’aggressione sistematica di qualsiasi diversità va contrastato. Fuori, ma anche dentro la categoria dei giornalisti. È evidente da tempo come una parte minoritaria della categoria abbia solidi collegamenti con la centrale dell’odio e della falsità, forte anche del fatto che chi nella categoria è tenuto ad intervenire ha sempre la testa girata dall’altra parte. Sono quelli che facevano sponda con chi, nel precedente governo, ha provato ad assestare un colpo mortale al pluralismo dell’informazione, cancellando i contributi proprio alle testate espressione delle differenze, di specifiche realtà territoriali, di comunità religiose e a Radio Radicale. Sono gli stessi che continuano a cercare sponde nel parlamento affinché venga commissariato l’Inpgi. Del resto, è un dato di fatto che, proprio nel corso dell’ultima campagna per il rinnovo dei vertici dell’Inpgi, c’è chi non ha esitato a recarsi dal presidente dell’INPS per cercare sponde sul fronte del commissariamento. Non c’è da stupirsi se chi non riesce ad assumere il controllo degli enti della categoria con il metodo democratico per eccellenza, ossia le elezioni, cerchi di provare a distruggere o a indebolire quegli stessi enti alleandosi con i propalatori di odio seriale. È la strategia del polo del rancore, radicato in una parte dell’attuale minoranza sindacale, che dopo aver straperso il congresso della Fnsi e le elezioni dell’Inpgi adesso vorrebbe impedire il voto all’Ordine accampando il pretesto del Covid. Una tesi molto singolare, se non proprio ridicola, considerato che le elezioni dell’Ordine cadono nello stesso periodo in cui si voterà per il referendum, per le regionali e per le comunali. Forse, non essendo in grado di elaborare una linea politica e una visione della professione, pensano che la soluzione sia quella di sospendere i processi democratici. Non hanno capito che sarebbe la fine dell’Ordine dei giornalisti. Ma forse è proprio questo che vogliono”.

Dall’intervista a Beppe Giulietti

L’ultima domanda riguarda la nostra categoria. La Fnsi, di cui tu sei presidente, si è caratterizzata per iniziative importanti che andavano oltre la dimensione strettamente sindacale. Ma questo profilo non è piaciuto a tutti.

Per fortuna, visto che abbiamo anche vinto il congresso, ci sono tante persone che credono in questo impegno. Ma mentre per una parte della categoria questo è un merito, ed io peraltro lo ritengo un elemento fondante della Federazione alla nascita, per un’altra parte della categoria, e per gli odiatori seriali, questo è l’esatto contrario. C’è una parte minoritaria della professione, e forze esterne ad essa, che invece vorrebbe ricondurre la Fnsi a un antico patronato, che al massimo fa lo sportello dei servizi, ma che non ha tra i suoi compiti quello di occuparsi della tutela dell’articolo 21 e della libertà. Mentre a mio giudizio facciamo ancora troppo poco, perché dobbiamo fare ancora di più per la libertà dei cronisti ma anche, e non è da meno, per il diritto dei cittadini ad essere informati. Perché la funzione di tutela deve essere duplice: nostra e di chi riceve. Questo era alle origini della Federazione, qualcuno vorrebbe, anche dentro la professione, riportarci indietro, ritornare, cioè, a uno sportello che si occupa di pratiche ma non ritiene suo mestiere occuparsi di questi temi. Io la ritengo una bestialità. Perché se il sindacato dei giornalisti non si occupa di questi temi, non ha neanche legittimità a sedersi a un tavolo per discutere del contratto e della riforma dell’editoria. E’ solo se esisti in quanto soggetto politico, civile e sindacale che hai legittimità.

Speciale per Senza Bavaglio
Massimo A. Alberizzi
Milano, 29 agosto 2020

Mi dispiace che il segretario della FNSI, Raffaele Lorusso, e il presidente, Beppe Giulietti, abbiano un’opinione così stravagante delle correnti di minoranza impegnate a correggere le storture di un sindacato che ormai, persi i contatti con la realtà del lavoro giornalistico, difende se stesso anziché i giornalisti. Secondo me solo se si difendono i giornalisti e i loro diritti, si difende il giornalismo (e quindi) la libertà di stampa.

Lo dimostrano i fatti e buttarla in politica, come fanno scompostamente i due dirigenti, ha una sola conseguenza: spuntare le armi sindacali e favorire la controparte editoriale.

Stento a credere che il segretario abbia potuto pronunciare un concetto come questo: le minoranze non sono “in grado di elaborare una linea politica e una visione della professione”. Credo che una linea politica e una visione della professione ce l’abbiano proprio le minoranze, giacché la maggioranza che governa (quasi) tutto ha al suo attivo solo fallimenti: redazioni svuotate, freelance e precari abbandonati e contenuti dei mezzi di informazione spesso improponibili.

Organismo di Base dei freelance e dei precari

Lorusso sa, per esempio, che da anni lottiamo per inserire nello statuto della FNSI l’Organismo di Base dei Freelance e dei precari.

Si difende il giornalismo dando agli editori il permesso di pagare i liberi professionisti dell’informazione pochi centesimi ad articolo? Io credo di no, e credo che non si difenda il giornalismo autorizzando un simile sfruttamento.

Come fa un freelance e/o un precario a essere indipendente e scrivere in autonomia se è soggetto a un continuo ricatto da parte del suo datore di lavoro pronto a licenziarlo nel caso disobbedisca ai sui ordini? I fallimenti del sindacato sono sotto agli occhi di tutti: il numero di posti di lavoro fissi è paurosamente crollato, la qualità dell’informazione rovinosamente sprofondata, l’INPGI in dissesto e in caduta libera, la Casagit costretta a ridurre le prestazioni, l’Ordine anacronistico e elefantiaco difeso ad oltranza e incredibilmente devastato dalle lotte di potere all’interno della maggioranza stessa.

Contratti capestro

La FNSI ha firmato gli ultimi due contratti capestro che hanno sventrato le redazioni e penalizzato i collaboratori. La vicenda dell’equo compenso è sintomatica. Una norma ispirata da una filosofia incomprensibilmente penalizzante: più lavori e meno guadagni. Qualcuno della minoranza si è dovuto rivolgere al TAR per bloccarla.

Ora, una nuova proposta, ancora una volta oscura e imperscrutabile, prevede un numero di articoli pubblicati oltre i quali scatterebbe l’assunzione. Poniamo che il numero venga fissato a 50 pezzi, solo una mente sempliciotta e superficiale potrebbe pensare che un editore non si fermerebbe a 49.

Usare poi argomenti falsi e tendenziosi per sostenere le proprie tesi è francamente avvilente. Faccio mia questa frase del segretario e la ribalto: “È chiaro che questo schema basato sull’odio e sull’aggressione sistematica di qualsiasi diversità va contrastato. Fuori, ma anche dentro la categoria dei giornalisti. È evidente da tempo come una parte maggioritaria della categoria abbia solidi collegamenti con la centrale dell’odio e della falsità, forte anche del fatto che chi nella categoria è tenuto ad intervenire ha sempre la testa girata dall’altra parte”. Già, davanti al disastro sotto agli occhi di tutti, è proprio chi è al governo della categoria che chiude gli occhi, lascia mano libera agli editori solo per difendere vecchi privilegi, antichi favori e preistorici onori. Il sindacato non sa forse che esistono dirigenti di maggioranza che utilizzano i nostri enti per i loro personali interessi?

Posizioni sindacali assai differenti

Certo abbiamo posizioni sindacali differenti, assai differenti. Per esempio, non abbiamo per nulla apprezzato la decisione del sindacato di non partecipare agli Stati generali dell’informazione, lanciati dall’allora sottosegretario all’editoria Vito Crimi. E’ stata persa un’occasione per discutere e proporre. Noi infatti abbiamo avanzato e presentato alcune idee corredate da proposte articolate: tra le altre uno statuto dei diritti dei lettori e uno statuto delle imprese editoriali. Il sindacato si è mai posto questi problemi?

Vorrei ricordare a Giulietti e Lorusso che abbiamo lottato a suo tempo perché la figura del co.co.co fosse esclusa dal lavoro giornalistico: i dirigenti della FNSI di allora (ma che sono ancora su piazza oggi) sostenevano con forza che l’inserimento avrebbe fatto emergere il lavoro nero, noi che lo avrebbe legalizzato. I co.co.co sono stati inclusi e ora si vorrebbero escludere. Avevamo ragione.

Vergogna alla Mondadori

E che dice la FNSI del comportamento di quel sindacalista che alla Mondadori invece di aiutare e difendere i colleghi di Panorama, ha pensato bene di fornire il numero di telefono utile per procedere alla loro contrattazione individuale per il passaggio a Belpietro? Il collega ha cancellato con un tratto di penna uno dei ruoli fondamentali del sindacato: quello della contrattazione collettiva. E i giudici nella loro sentenza contro il sindacato hanno proprio citato questo comportamento “anomalo”.

Noi non ci sciacquiamo la bocca inneggiando all’antifascismo e poi ci trinceriamo dietro comportamenti autoritari e antidemocratici o insulti contro chi la pensa diversamente. Non ci fregiamo di medaglie al merito ma l’antifascismo lo dimostriamo sul campo. Compito primo di un sindacato dei giornalisti è difendere i colleghi e il giornalismo, non lanciare proclami e anatemi. Le azioni concrete sono purtroppo mancate.

Proposta: incontriamoci e parliamo

Non voglio dire che non si deve combattere anche per i giornalisti turchi o difendere i colleghi minacciati, ma se quelle diventano le azioni primarie del sindacato siamo alla frutta.

Comunque, per concludere vi faccio una proposta: incontriamoci e discutiamo su un piano di parità e di fiducia reciproca. Siamo in emergenza come sulla tolda del Titanic. Non si può continuare a ballare in sala: l’acqua sta entrando da tutte le parti.

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi

Lazzaro Pappagallo: “Dialoghiamo, ma senza portare argomenti falsi”

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