Beffa Mondadori per capodanno: offre la tutela legale ai futuri ex dipendenti

Speciale per Senza Bavaglio
Valerio Boni
Milano, 19 dicembre 2019

Le 23.59 del 31 dicembre si avvicinano. Al termine del conto alla rovescia non partiranno solo trenini e botti di capodanno, sarà ufficialmente effettivo il trasferimento da Arnoldo Mondadori Editore alla NewCo con la Società La Verità di 50 giornalisti, di cui quattro apicali, come stabilito dal verbale ex art 47, legge n. 428/1990 dello scorso 5 dicembre. Un documento che stabilisce tra l’altro che dal primo gennaio cesserà, con tre mesi di anticipo, il contratto di solidarietà stipulato il 28 marzo 2019 e prende atto del naufragio del tentativo di trovare un accordo con l’assemblea dei giornalisti interessati.

La bocciatura con uno scarto di 5 voti (24 contrari e 19 favorevoli) è riferita a una proposta che non conteneva elementi tali da fare la differenza nel momento del passaggio, che peraltro non sarà immediato, ma è previsto entro la prossima primavera. La proposta di accordo seguiva un copione già ampiamente collaudato a Segrate, che fa leva sui più classici specchi per allodole. Nello specifico, l’articolo 2 prevedeva il mantenimento delle dotazioni (cellulari, tablet e pc, senza peraltro entrare nel dettaglio dei canoni di abbonamento), oltre al riconoscimento di un buono pasto di 8,50 euro per ogni giornata di lavoro, in sostituzione del servizio mensa.

A queste concessioni, si aggiungeva la garanzia dei rapporti di lavoro (non per le figure apicali), di sei mesi a partire dal primo gennaio 2020 e di un’ulteriore garanzia di mantenere in vita le cinque testate per almeno 12 mesi. Assicurazioni che appaiono del tutto superflue se si considera che Maurizio Belpietro ha più volte espresso la volontà di voler trasformare in un vero business l’acquisizione dei rami secchi di Segrate. E per farlo ha a disposizione una forza lavoro praticamente a costo zero, con un arco temporale di 24 mesi, al termine dei quali ha il diritto di proseguire l’attività se i bilanci saranno rassicuranti, oppure di rispedire l’intero pacchetto a palazzo Niemeyer nel caso l’operazione non funzioni.

Ma la proposta di accordo bocciata il 5 dicembre non conteneva solo rassicurazioni di facciata, nascondeva un articolo che ha appare subdolo.”La Cessionaria – recita il punto 4 – garantirà la tutela legale in essere presso AME, alle medesime condizioni, ai giornalisti trasferiti per atti e/o fatti dagli stessi compiuti dalla data di efficacia del trasferimento”. Un’affermazione che, alla luce degli avvenimenti più recenti, dentro e fuori le aule di Tribunale appare quantomeno grottesca.

Se i francesi nelle colonie nordafricane, e alcuni spregiudicati presidenti di stati africani e del Centro America hanno delegato i lavori più sporchi a truppe di mercenari, così da non compromettere la propria immagine a livello internazionale, Mondadori ha scelto da tempo di abbandonare le cause di lavoro all’ufficio legale interno per affidarsi a strutture esterne. Una scelta non casuale, che curiosamente va contro la policy di contenimento dei costi, che tuttavia ha il pregio di trarre beneficio dagli equivoci derivanti da carenze di comunicazione studiate ad arte tra Segrate e gli avvocati. Perché, qualunque cosa accada, l’obiettivo è negare anche l’evidenza, non produrre tutta la documentazione richiesta dai giudici con l’evidente obiettivo di causare il maggior danno possibile al lavoratore. In sostanza gli accordi, anche quelli più solidi, sono reinterpretati con estrema fantasia, considerando solo gli elementi a favore dell’azienda, mentre quelli che tutelano i giornalisti si riducono a “semplici rassicurazioni” senza impegno.

Con queste premesse, non avere firmato un accordo mette per assurdo in posizione di favore nell’eventualità di una causa di lavoro contro Mondadori. Diventa difficile comprendere quale tutela legale possa garantire ai dipendenti trasferiti una società che si affida a personaggi che sembrano essere usciti dalla penna del Manzoni. Quasi 200 anni più tardi, la descrizione di Azzeccagarbugli nel terzo capitolo de “|I promessi sposi” ha molti punti in contatto con la realtà di oggi, quindi se veramente i giornalisti dovessero avere bisogno di una tutela, è meglio che la cerchino altrove. Facendo attenzione ad affidarsi a un legale di fiducia che sia realmente tale, perché le trappole saranno sempre in agguato.

Se gli avvocati sostengono di non avere margine per trattare, devono chiedere continui rinvii per essere autorizzati a chiedere alla proprietà anche poche centinaia di euro, hanno massima libertà d’azione per altre voci di spesa. Per questo motivo bisogna sempre valutare con diffidenza le proposte di conciliazione (esattamente come quelle di accordo). Senza pudore sanno essere molto generosi con i colleghi della controparte capaci di convincere i loro clienti ad accettare una mediazione. Al lavoratore le briciole, al suo avvocato anche più di 15.000 euro. Quindi, accordi no grazie, se c’è di mezzo la Mondadori.

Valerio Boni
twitter @BoniValerio
@senzabavaglio

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