Giornali indipendenti dalla pubblicità? A New York, Londra e Berlino ci provano

Speciale per Senza Bavaglio
Eugelio Gallavotti
Milano, 9 febbraio 2019
Perché diminuiscono gli introiti derivanti dalla pubblicità? Semplice: perché i giornali, offline e online, hanno perso consensi e credibilità presso l’opinione pubblica, sono meno “attrattivi”. E perché i giornali hanno perso consensi? Semplice: perché rincorrono la pubblicità, ne sono fortemente condizionati. E l’opinione pubblica ha mangiato la foglia. Così bisogna avere il coraggio di rompere questa spirale.
A New York, a Berlino e soprattutto a Londra lo stanno facendo. Nella capitale inglese, negli ultimi anni, le riviste indipendenti dalla pubblicità sono triplicate, tanto che il “tradizionale” The Guardian ne parla come “un fenomeno dell’editoria moderna”.

Le redazioni non hanno contatti con chi raccoglie inserzioni. Possono approfondire liberamente un singolo argomento, per esempio la moda o la musica. Oppure tanti tutti assieme. Ma che cos’è un giornale indipendente? 

Come ha ben raccontato Yanez, rivista italiana “indie” con sede a Berlino, “dal punto di vista puramente economico, è un progetto giornalistico che non ha alle spalle un grande gruppo editoriale, ma che prende forma attraverso uno sforzo che parte dal basso. Piccole realtà dove il direttore creativo impagina anche il giornale, il direttore va in giro a distribuire le copie nei negozi, i redattori e i collaboratori si impegnano a diffondere tutte le iniziative, i pezzi, le uscite, con entusiasmo e attenzione.

“Poi c’è la parte giornalistica, e tutto diventa ancora più interessante. Perché una rivista indipendente è più bella della media delle riviste di grande distribuzione. Ha un progetto grafico più avvincente, scelte di scaletta meno scontate, un’impostazione editoriale che lascia spazio alla creatività e prova a proporre ciò che su altri magazine, quelli grandi e famosi, non si vede mai.

Huck è una delle riviste edite a Londra indipendente dalla pubblctià

“Te le ritrovi fra le mani, queste riviste, e hai la sensazione fisica della passione che sta nascosta fra le pagine, si sente l’odore della cura che è stata messa per realizzarle e ti avvolge un piacere quasi ipnotico di leggerle e sfogliarle”.

Un piacere che avvince il lettore, sicuro della libertà che hanno i giornalisti di commissionare, scrivere, curare e stampare gli articoli senza subire pressioni esterne. Così il giornale diventa anche un luogo di riflessione dove il pubblico può sfuggire al caos delle edizioni mainstream, salvarsi dalla disinformazione, concedersi una pausa dall’inarrestabile flusso dei social network.

Se questo consenso si consoliderà, se questi periodici di nicchia – dal design esclusivo e dalla stampa di alta qualità – valicheranno i Paesi più avanzati, se diventeranno un fenomeno, come dice The Guardian, tale da influenzare anche i maggiori editori, allora abbiamo già individuato il giornalismo di domani.

Eugenio Gallavotti

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