da Puntoeacapo
Roma, 31 ottobre 2017
Cattive nuove per l’ex fissa. Interessi annuali praticamente azzerati. Possibilità di ridurre da circa 15 a 5 le rate annuali, a patto però di rinunciare a una parte sostanziosa della indennità.
Con due accordi tenuti rigorosamente segreti e dunque nascosti alla totalità dei giornalisti interessati dal contratto, la Federazione nazionale della stampa e la Federazione degli editori hanno portato un nuovo attacco alla cosiddetta ex fissa, che già era stata messa in liquidazione durante la gestione Siddi nel giugno del 2014.
Interessi azzerati
Il primo accordo risale allo scorso anno, esattamente al 4 ottobre 2016. Il presidente della Fieg Maurizio Costa e il segretario della Fnsi firmano due pagine, il cui succo è contenuto verso la fine. Cambiando uno degli articoli del regolamento attuativo del 2015, si stabilisce che l’interesse annuo passa dal 2 per cento alla “media del tasso Euribor 3 mesi e maggiorato di uno spread pari a 0,25%”. Si concede per fortuna che il tasso annuo “non potrà essere negativo”. Una annotazione non oziosa, visto che per tutto il 2016 e per i primi nove mesi del 2017 l’Euribor a tre mesi è stato appunto negativo. Ecco dunque a che cosa serve lo 0,25 per cento.
Viene modificato in corsa dunque il rendimento di una somma che in linea di principio doveva essere erogata poche settimane dopo la pensione e che con l’accordo del 2014 può invece essere incassato anche alle soglie degli ottant’anni.
Pochi, maledetti e (quasi) subito
Ma il vero capolavoro è contenuto in un altro documento firmato sempre in gran segreto e sempre dalle stesse organizzazioni il 6 aprile di quest’anno. Prevede una “riforma della riforma”, anche del punto deciso pochi mesi prima. In un sussulto di prudenza, la Fieg si rende conto che l’inflazione – e dunque l’Euribor – potrebbe tornare a crescere e stabilisce che in ogni caso il tasso di interesse non potrà essere superiore al famoso 2 per cento.
Quindi si passa al capitolo che prefigura la nuova teoria del “pochi, maledetti e (quasi) subito”. Il punto 2 dell’accordo prevede infatti “di introdurre una nuova modalità di fruizione delle prestazioni rateizzate a carico della gestione separata”. Quasi un linguaggio da piazzisti. La “nuova modalità” prevede che possa essere attivata su base volontaria per “abbreviare i tempi di rateizzazione stabiliti, incassando anticipatamente gli importi spettanti, in un numero di rate non superiore a cinque”.
Ma, attenzione: il tutto “con riduzione dell’importo complessivo della prestazione”. Ma soprattutto “compatibilmente con la sostenibilità della gestione economica finanziaria”.
Traduciamo in italiano
Soffermiamoci su queste due righe e cerchiamo di tradurre in italiano. Nel 2014, il fondo viene messo in liquidazione dopo che per anni Fnsi, ma anche Inpgi, non hanno vigilato sul progressivo disfacimento delle risorse a causa della esplosione dei prepensionamenti.
Le decisioni del 2014 danneggiano oltre 1.200 pensionati in attesa da anni, ma soprattutto decine di migliaia di giornalisti in attività cui l’ex fissa viene drasticamente ridotta, nonostante essi abbiano contribuito per anni al fondo. La Fnsi annuncia senza mezzi termini che il fondo non sta in piedi, ma trascura di dire che ha omesso il controllo ed è corresponsabile della liquefazione di migliaia di posti di lavoro a causa degli stati di crisi a go-go concessi agli editori.
Nei due anni seguenti, invece di tenere sotto controllo i conti di un istituto già condannato alla liquidazione, invece di obbligare la Fieg ad aumentare la contribuzione per tenere in piedi il fondo, la Fnsi – in assenza anche della vigilanza da parte dell’Inpgi – decide di ridurre ulteriormente le garanzie per i giornalisti.
Arriviamo ai saldi: se vuoi i soldi in tempi meno biblici perché hai un legittimo bisogno, allora accetta il taglio drastico (si parla del 50 per cento e oltre, una vera e propria rottamazione del credito) e noi ti pagheremo entro 5 anni. Attenzione, però: è meglio dire che FORSE ti pagheremo entro 5 anni, “compatibilmente con la sostenibilità della gestione economica finanziaria”.
Trasparenza zero
A offendere poi è anche il metodo con cui si sono prese queste decisioni: clandestinamente, con zero trasparenza, e senza soprattutto informare i legittimi detentori di un diritto.
I rumors dicono che prima di dicembre i due soggetti dell’accordo si incontreranno per decidere la percentuale dello sconto e verificare il piano di fattibilità attuariale. Tutto ciò, ripetiamo, a meno di tre anni di una riforma che era stata accompagnata dai calcoli dell’attuario ed era stata ritenuta sostenibile.
Dopo, solo dopo, è prevista l’informazione per gli aventi diritto.
Una misura che colpisce solo i “ricchi pensionati”, i “lupi grigi”, come recita la retorica di chi nella maggioranza sindacale ha appiccato il fuoco dello scontro generazionale? Al contrario: a essere penalizzati in prospettiva saranno invece le migliaia di giornalisti in attività che a questo punto rischiano in prospettiva di non incassare un euro per un istituto contrattuale nato per rendere meno ricattabili economicamente i giornalisti e tutelare indirettamente la libertà di informazione. Parole, queste ultime, che oggi suonano astruse per chi ha tranquillamente continuato l’opera di distruzione del sindacato, prediligendo le chiacchiere e i distintivi dei comunicati di solidarietà e gli sterili sit-in.
Il giallo del contratto
A questo proposito, l’ultima indiscrezione: l’espressione contratto di lavoro vi dice ancora qualcosa? La Fieg lo ha disdetto, si attende da oltre un anno che partano le trattative. Voi direte: è la Fieg che non ne vuole parlare. E’ vero a quanto pare il contrario: gli editori sarebbero pronti da almeno un anno ad aprire il tavolo, ma la Fnsi non ci sente con ciò dimostrando la propria debolezza.
D’altro canto, che cosa si pretende da un sindacato che ha passato gli ultimi mesi a occupare militarmente gli enti e le istituzioni della professione. Questa sì vera attività primaria della ditta. Altro che contratto di lavoro, tutela dei precari ed ex fissa…
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