Lettera aperta a Franco Abruzzo:”“Sbagliato indurre i giornalisti a votare Sì e sostenere chi si è mangiato la RAI”

Vanna Palumbo, Massimo A. Alberizzi, Enzo Marzo
Milano/Roma, 3 dicembre 2016

Caro Franco,
la campagna forsennata che stai facendo a favore del Sì al referendum di domani ci induce ad alcune riflessioni.

Prima di tutto ci addolorano le considerazioni, davvero incoerenti e risibili, che tu adduci a sostegno della tua scelta.

Ci domandiamo, ad esempio, come faccia un giornalista influente e conscio delle dinamiche e degli equilibri del sistema informativo a mettersi al fianco di chi, nel silenzio totale, si è già divorato la Rai con una controriforma che fa tornare l’azienda di servizio pubblico allo status quo ante ’75.

Una scelta la tua che è al di sopra della nostra comprensione. Infatti, l’AD viene scelto dal governo e ha poteri assoluti. Quanto affermiamo è un dato di fatto che non vorrai certo negare. Si tratta di uno “sconcio” istituzionale e informativo che investe tutta l’organizzazione del servizio pubblico e che, come converrai, esiste solo in Italia.

E’ una vergogna! Che riconoscerai anche tu, visto che ti ergi a gendarme della deontologia, etica, professionalità e indipendenza dei giornalisti!

Non è forse questa una deriva autoritaria? E la scelta di inserire il canone di abbonamento nella bolletta della corrente elettrica, non è forse un mezzuccio per aggirare l’incapacità a riscuotere una tassa, insopportabile a chi non intende usufruire di un pubblico servizio?

Questi, caro Franco, non sono timori per il futuro, su cui ci si potrebbe sbagliare, sono scellerate riforme già realizzate. Per un giornalista votare sì significa o essere masochista o complice.

Come un giornalista possa confondere un “Trovarsi assieme CONTRO qualcosa “, con un’alleanza di governo che è  d’accordo a realizzare un programma supera ogni nostra possibilità di comprensione.

Franco Abruzzo
Franco Abruzzo

Noi invitiamo tutti i colleghi, gli stessi cui tu ti rivolgi, a entrare su Google e a cliccare le parole “Renzi” e “Repubblica”. Lì potranno godere di un video dell’anno in corso in cui il nostro Presidente del Consiglio si impegna solennemente ad abbandonare la vita politica qualora vincesse il NO! In buona fede, ci si può credere?

Renzi ha peraltro parlato del governatore della Campania De Luca, come di folklore. Ma è folklore nominare assessore al bilancio il proprio figlio?

Davvero non capiamo.

Non è forse più dignitoso per un giornalista motivare il suo sì con l’ammissione di voler entrare in una cordata di potere per sopravvivere, piuttosto che lasciarsi supinamente prendere per il sedere o accecarsi per non vedere?

È nostro convincimento che la crisi del nostro Paese sia irreversibile perché è una crisi di classe dirigente. Possibile che soprattutto i meno giovani non vogliano interrogarsi su questo?

Non è questione di destra o di sinistra, né di centro! È soltanto che stiamo affogando nella demagogia sfacciata e nell’ignoranza più avvilente.  cartello-stradale

Il nostro grande comunicatore, Renzi, pochi mesi fa a Mantova ha detto che bisognava impedire che l’Inghilterra abbandonasse l’euro. Noi giornalisti per carità di patria non lo abbiamo riportato (sarà mica perché siamo in maggioranza dei servi?). Ma può un grande Paese come l’Italia avere come numero 1 un incolto che non sospetta che in Inghilterra non hanno mai abbandonato la sterlina?

Ci dispiace, caro Franco, che molti giornalisti (anche d’esperienza, te compreso) non ascoltino più lo spiritello della loro “missione” e, incuranti di ogni dato oggettivo si lascino trascinare nel voto pregiudiziale, come un disinformato qualsiasi.

Contavamo, per stima nei tuoi riguardi, di non doverti annoverare tra i difensori di una politica che si è già, in oramai troppe occasioni, palesata come illiberale e dispotica.

Anche se non riusciamo a essere dei watch dog, almeno non rinunciamo ad essere giornalisti!

Massimo A. Alberizzi
Enzo Marzo
Vanna Palumbo

 

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