Falsa partenza all’Ordine dell’Umbria tra censure ed epurazioni

Senza Bavaglio
Perugia, 25 novembre 2021

Il nuovo ordine dei giornalisti dell’Umbria comincia a mostrare i muscoli fin dal primo incontro e a fare quelle che da fuori hanno tutte le sembianze di epurazioni.

L’ordine umbro non era mai arrivato agli onori delle cronache per problemi di gestione interna, che sono tipici degli ordini di grandi dimensioni e fino alle ultime elezioni i dissidi e le divergenze di opinione non era mai state così forti da far trapelare veleni interni.

Questa volta, invece, la campagna elettorale è stata quantomai combattuta: da un lato la lista del presidente uscente Roberto Conticelli, dall’altro una lista sostenuta dal sindacato (Associazione Stampa Umbra) che ha dichiaratamente fatto guerra a Conticelli, accusato di eccessivo protagonismo e di non voler condividere con l’Asu i traguardi e gli obiettivi raggiunti insieme.

Il risultato uscito dalle urne, tra primo e secondo turno, ha dato dei risultati non univoci.

I consiglieri nazionali sono affini alla lista del presidente uscente, i posti dei pubblicisti, invece, sono andati due alla lista dell’Asu, il terzo posto è andato a un pubblicista che al primo turno aveva appoggiato la lista Conticelli e al secondo, invece, la lista concorrente e che quindi finiva per essere una sorta di ago della bilancia.
Nel mezzo i professionisti che erano quattro a due per il presidente uscente.

A un certo punto, però, il colpo di scena: dopo una serie di consultazioni il presidente uscente Conticelli, che risultava anche essere il candidato più votato (119 voti) si dimette. Entra il primo dei non eletti, Riccardo Regi, con 79 voti.
Il consiglio dell’ordine risulta essere quindi così composto: Luca Benedetti (117 voti su 240 votanti), Vanna Ugolini (103 voti), Tiziano Bertini (84), Stefano Cinaglia (81), Mino Lorusso (81) Riccardo Regi (79).

Da un lato, dunque, la lista del presidente uscente aveva comunque i consiglieri più votati, anche dopo le dimissioni del presidente uscente, con un altissimo voto di gradimento considerando anche che in Umbria è andato a votare il 58 per cento dei professionisti. Dunque i primi due consiglieri rimasti, con più di cento voti, avevano una legittimazione fortissima e il terzo anche con 84 voti. Ma l’altra lista aveva in più i voti dei pubblicisti.

Alla fine del primo incontro è risultato eletto Mino Lorusso, (che sarebbe stato il candidato con meno voti se non fosse subentrato il sostituto del dimissionario), vicepresidente Donatella Binaglia, la più votata dei pubblicisti, segretario Luca Benedetti (il più votato in assoluto), tesoriere Stefano Cinaglia, (un altro dei meno votati ma della lista con più teste votanti).

Fin qui nessuna novità, ma quello che, almeno al di fuori, sembra la solita lottizzazione politica che qui si è manifestata in una lotta tra sindacato e Ordine uscente e che non tiene conto dei voti degli elettori, se non in piccola parte.

Il vero colpo di scena arriva dal comunicato ufficiale, in cui “sparisce” il nome di una consigliera, Vanna Ugolini, la seconda più votata e anche l’unica rimasta dei componenti dell’Ordine uscente. Che fine ha fatto la seconda più votata del consiglio? Epurata? Lo chiediamo direttamente a lei.

“Preferirei non parlare di queste cose – dice Ugolini, che è anche responsabile della redazione di Terni del Messaggero – la categoria ha ben altri problemi che la mia esclusione e la mancanza del mio nome sul primo comunicato ufficiale dell’Ordine. Anche se mi dispiace per le 103 persone che hanno creduto in me. In realtà non so nemmeno io cosa sia successo. Nei confronti di presidente e vicepresidente c’è stato voto unanime, io sono stata corretta, anche se ho avuto modo di manifestare il mio pensiero, diverso rispetto alla maggioranza, ma ho capito che il mio modo di pensare era in minoranza e dunque, non ho voluto assolutamente mettermi di traverso: per me conta solo lavorare per i colleghi.

Sono stata la prima a lasciare la riunione, che comunque era già conclusa, e l’accordo era che sarebbe arrivato un testo da condividere e poi da lanciare in agenzia. Invece, poco dopo, mentre stavo guidando, mi sono arrivate le prime telefonate di colleghi che mi chiedevano che fine avessi fatto. Ho fatto una telefonata a presidente e vicepresidente che si sono scusati. Ho comunque chiesto ufficialmente che questa mia esclusione da tutte le note ufficiali e dai lanci d’agenzia venga spiegata.

Stento a credere che cinque ottimi professionisti, alcuni dei quali lavorano in importanti testate nazionali e tre pubblicisti non siano in grado di scrivere un comunicato di poche righe in maniera corretta. Sarebbe clamoroso e non certo un buon inizio per un consiglio dell’Ordine. Dunque devo pensare che, forse, ci sia dell’altro. Vedremo cosa risponderà il nuovo presidente.

E’ vero che io non ho voluto deleghe, ma l’ho fatto nel massimo rispetto dei colleghi: viste le critiche all’operato dell’Ordine uscente che ci sono state durante la campagna elettorale è giusto che il lavoro del nuovo Ordine sia impostato da chi non ne faceva parte. Ho quindi messo a disposizione di tutti i colleghi la mia esperienza e la mia disponibilità a seguire l’ordinaria amministrazione e a dare una mano successivamente su indicazione del presidente. Non per questo non faccio più parte del consiglio dell’Ordine. E farò il mio lavoro, se me lo permetteranno.

Sono abituata a questa situazione. Che prenda 36 voti come la prima volta che sono stata eletta o 103, come la seconda, evidentemente non riesco mai a farlo pesare:  il mio destino è sempre quello di stare in minoranza. E, d’altra parte, può anche essere un buon posto dove stare e lavorare”.  Anche nel cuore verde d’Italia è cominciata l’epoca dei veleni e delle epurazioni?

Senza Bavaglio
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