Contratto nazionale con Google e Facebook, regole certe per tutti, firma anche tu

Milano, 8 aprile 2021
Massimo Alberizzi
Fabio Cavalera
Eugenio Gallavotti
Marinella Rossi

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Oggi sappiamo che l’avvento e l’espansione di Google e Facebook – tra le imprese più ricche e potenti della storia dell’umanità, diventate in pochi anni gli organi di “informazione” più rilevanti del pianeta – sono proporzionalmente legati al declino della professione giornalistica. Si legge tutto gratis, perciò vendite e abbonamenti ai giornali, online e offline, sono crollati. E ciò si riflette anche sulla qualità dell’informazione verificata. Oggi sappiamo che i cosiddetti Ott (Over the top), attraverso gli algoritmi, privilegiano la diffusione di fake news perché generano più traffico e perciò più soldi. E questo è un grave pericolo per ogni comunità. 
Oltre 300 giornali francesi hanno raggiunto un accordo con Google: riceveranno compensi per i loro articoli/estratti ripubblicati dalla piattaforma americana, in attesa di altri accordi con aggregatori di notizie e social network come Facebook, in base alla nuova direttiva europea sul copyright.
Per la prima volta nel nostro continente, la stampa riceve una remunerazione sui contenuti che produce e che sono largamente diffusi gratuitamente online.
L’informazione di qualità è costosa. La situazione attuale, che vede Google percepire la maggior parte delle entrate pubblicitarie generate dalle informazioni, è diventata insostenibile, anche in Italia. Inizialmente, Google aveva rifiutato qualsiasi trattativa con i media francesi, proponendo un’opzione cinica e ingannevole: o i media rinunciavano alla remunerazione oppure sarebbero stati soggetti a ritorsioni; la visibilità dei loro contenuti sarebbe stata ridotta al minimo.
La posizione iperdominante, in pratica monopolista, rende Google onnipotente sul mercato. Prima di arrivare su un sito multimediale, la porta di ingresso è Google. Gli editori lo sanno: non avrebbero i mezzi finanziari per sostenere la vertiginosa caduta di traffico sui loro siti. Il colosso americano – 140 miliardi di dollari di fatturato – ha usato le stesse tecniche con le tasse che ha eluso un po’ ovunque nel mondo.
Fino a questo momento, Google ha proposto un modello economico basato sul principio dei contenuti non retribuiti. E continua a farlo in Italia, dove la direttiva europea sul copyright non è ancora legge nazionale.  Più recentemente si è mossa l’Australia, e ha costretto anche Facebook a fare marcia indietro e a trattare.
Chiediamo un’azione incisiva nel nostro Paese, per combattere gli abusi di Google e di altre grandi piattaforme, che vada al di là di “accordi” locali, individuali, disomogenei, insufficienti e/o non legittimati, tra cordate editoriali più o meno rilevanti. Chiediamo l’applicazione immediata della direttiva europea sul copyright anche in Italia e una mobilitazione concreta ed efficace del Governo – anche in materia di antitrust – e delle istituzioni giornalistiche, in particolare della Federazione della stampa, in collaborazione con il sindacato dei giornalisti francesi, per avviare una trattativa trasparente che conduca a un contratto nazionale con i maggiori prestatori di servizi online. Perché non solo gli editori ma anche TUTTI i giornalisti DEVONO essere tutelati in sede di recepimento della nuova direttiva.
Guidiamo questa battaglia perché la posta in gioco è il futuro dell’informazione indipendente e pluralista, ovvero la vitalità – e la vita – della nostra democrazia.

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