Chiude “Il Trentino”, la concentrazione delle testate condanna i giornalisti

Senza Bavaglio
Trento, 28 gennaio 2021

A Trento 19 giornalisti si sono trovati all’improvviso senza lavoro. L’editore Sie Spa del gruppo Athesia di Bolzano ha deciso di chiudere lo storico quotidiano “Il Trentino” che da tempo aveva problemi economici: la società ha inviato una email venerdì, e da domenica il giornale non era più in edicola. Ai redattori, oltre a un ringraziamento, è stato rivolto un vago impegno a “trovare soluzioni alternative”, ma “senza farsi illusioni, perché il momento è drammatico”: firmato Michl Ebner, numero uno del potente gruppo bolzanino, ex parlamentare Svp e attuale presidente della Camera di commercio dell’Alto Adige.

Al momento i lavoratori sono a casa – ovviamente ancora in carico all’azienda – in attesa che si definisca qualcosa, visto che la chiusura è arrivata senza un piano di riallocamento.

La settimana scorsa un primo confronto tra l’azienda e i sindacati non ha dato risultati apprezzabili e ci si è aggiornati a giovedì 28 gennaio: dopo l’incontro, la Fnsi ha accusato Athesia di aver “respinto tutte le proposte” alternative alla cassa integrazione a zero ore. Richiesta, quest’ultima, scrive il sindacato, già inoltrata con urgenza alla Provincia autonoma di Trento, cioè “prima che si avviasse la procedura di consultazione sindacale e senza comunicarlo alle rappresentanze sindacali, con un’evidente forzatura procedurale”.

Si contesta all’azienda di aver ignorato le proposte formulate dal CdR per un piano di ricollocamento, anche a stipendio ridotto, dei colleghi in altre testate del gruppo (oltre alle principali in lingua tedesca del Sudtirolo, come il Dolomiten e “Stol.it”, ci sono l’altro quotidiano di Trento, “l’Adige”, lo storico giornale “Alto Adige” di Bolzano, Radio Dolomiti e i relativi siti Web, cui si aggiunge la versione online del “Trentino”, che l’editore ha dichiarato di voler mantenere in vita).

La chiusura de “Il Trentino” è arrivata come una doccia fredda appena due mesi dopo la fusione delle società proprietarie di entrambi i quotidiani di Trento: in quella circostanza, ha sottolineato il sindacato, l’editore si era impegnato a non dichiarare ulteriori esuberi nella Sie Spa, rispetto a quelli già certificati nell’ultimo anno. Ora, in mancanza di un piano di ricollocamento nel grande Gruppo editoriale bolzanino (oltre 1.200 dipendenti) il futuro dei colleghi rimasti senza giornale sarebbe totalmente incerto: un paio d’anni di ammortizzatori sociali e poi il buio, in una congiuntura segnata dalla crisi covid.

Pandemia tirata in ballo dall’editore per giustificare questa decisione inattesa: nell’ambiente si ragionava da tempo sul possibile punto di caduta di una situazione che nel giro di un paio d’anni aveva visto entrambi i quotidiani di Trento finire nelle stesse mani.

Prima l'”Alto Adige” e “Il Trentino”, acquisiti da Athesia quando il gruppo Espresso-Finegil decise di disfarsene nell’ambito dell’operazione per acquisire “La Stampa” e “Il Secolo XIX”, nel 2016. Passaggio delicato soprattutto per la platea dei lettori italiani dell'”Alto Adige”, che videro il colosso della stampa in lingua tedesca passare dal ruolo di semplice azionista a quello di unico proprietario del loro foglio di riferimento. Successivamente, nel 2018, malgrado gli appelli (peraltro timidi) venuti dalla società civile e da parte della politica, i proprietari de “l’Adige”, principale quotidiano sulla piazza di Trento, dopo qualche anno di attesa senza trovare altri compratori, cedettero all’offerta di Athesia, che comprendeva anche la garanzia che nessuno sarebbe stato licenziato. Poco dopo il nuovo proprietario chiuderà lo storico centro stampa de “l’Adige”, nella zona industriale a nord di Trento offrendo ai dipendenti di spostarsi nello stabilimento Athesia di Bolzano (a circa 60 km), ma non tutti hanno accettato.

Per i giornalisti de “l’Adige” scatterà invece nell’autunno 2019 il contratto di solidarietà: due giorni di lavoro in meno al mese, perché l’editore intende compensare i costi di quelli che ritiene esuberi in organico. Nel frattempo comunque “l’Adige”, che era fra i rari quotidiani italiani a resistere al diffuso trend di rapida contrazione delle vendite, ha visto accelerare il calo della diffusione. L’aspettativa dei più era che rivolta all’arrivo di un piano di riprofilazione del quotidiano “Il Trentino”, per esempio la trasformazione in un periodico, nell’ambito di quella che era sempre stata definita una futura “fusione” tra i due storici giornali della provincia. Invece è arrivato l’annuncio sulla chiusura. Sorprendente ma non troppo.

Michl Ebner, editore e politico

Che il punto di caduta di questa vicenda sarebbe stato critico era chiaro fin da quando si è deciso di vendere il più grande giornale di Trento al proprietario dell’altro quotidiano. Si potrà naturalmente discutere su stile e contenuti delle scelte economiche di Athesia, ma non dovrebbe stupire più di tanto che una impresa di mercato di dimensioni notevoli si comporti come tale. Da corporation, non da Caritas né da soggetto fortemente legato al territorio trentino, visto che si trova in quell’Alto Adige così vicino (geograficamente), eppure così lontano (culturalmente ed economicamente).

Quindi, se lo ritiene, per quanto sia riprovevole, anche annunciando con 48 ore di anticipo la chiusura di un giornale. Questione di stile, certo. E forse, come accusa il sindacato, pure di rispetto delle regole del gioco: questo ce lo diranno i fatti dei prossimi giorni. Vedremo se le norme, che consentono ampi spazi di manovra alle imprese, potranno tutelare meglio i lavoratori coinvolti.

Tuttavia stracciarsi le vesti oggi, perché una nota impresa di mercato punta a minimizzare i costi e a massimizzare i ricavi è purtroppo di scarsa utilità.

Se una battaglia andava fatta, il “momento buono” era prima che due giornali di una medesima città finissero sotto il controllo di un’unica holding. Ora è tardi e si può solo salvare il salvabile. Meritoriamente il sindacato e altre forze sociali si impegnano per attenuare l’impatto di questa decisione unilaterale di Athesia sia sulle vite dei lavoratori sia sul tessuto sociale di una città orfana di una voce importante.

Ma per prevenire questo scenario altri soggetti, avrebbero dovuto spendersi diversamente quando si poteva dare un futuro diverso al secondo giornale acquisito in due anni da Athesia, “l’Adige”. Ai di là dagli appelli arrivati dalla società trentina, servivano atti concreti da parte di chi disponeva dei capitali necessari a rilevare il giornale, evitando il monopolio e le sue prevedibili conseguenze.

Perciò oggi si può certo criticare Athesia quando esagera, ma senza scordarsi di analizzare lo scenario di una comunità trentina che non è stata in grado di “salvare” i suoi due giornali.

Dunque, quando si muovono rimproveri di profilo etico (la Fnsi ricorda che Athesia nel 2020 ha percepito oltre sei milioni di euro dallo Stato), ci si dovrebbe ricordare pure di tutte le altre imprese di mercato e della altre realtà trentine che tre anni fa hanno scelto di restare fuori della partita, pur sapendo come sarebbe andata a finire.

Ora siamo qui, con la speranza che Athesia riveda le sue posizioni e che si possa individuare un piano almeno per qualche forma di ricollocamento dei lavoratori. A Trento molti sperano ancora che ci siano i margini anche per una ripartenza, sotto veste nuove, del giornale chiuso all’improvviso.

Il 25 gennaio una lettera aperta è stata inviata a Michl Ebner da Cgil, Cisl, Uil, Acli e Arci del Trentino. “La storia del nostro Paese – scrivono – ci ha insegnato che esistono due categorie di imprenditori: quelli che costruiscono e quelli che distruggono. Crediamo che la proposta che giovedì 28 gennaio i rappresentanti della Sie porteranno al tavolo della trattativa con il sindacato e i lavoratori del Trentino definirà senza equivoci da quale parte intende collocarsi la lunga storia imprenditoriale del gruppo Athesia e quella della Sie, che di Athesia è parte integrante”.

“Cancellare 75 anni di storia del giornale ‘Trentino’ è sicuramente la decisione più facile che si potesse adottare. Ma è anche la decisione più pigra, meno lungimirante, più freddamente ragionieristica di fronte a un ventaglio di possibilità che potevano e dovevano essere vagliate e costruite. Crediamo che Athesia e Sie abbiano la forza e le capacità imprenditoriali per costruire un progetto lungimirante, che poggi le sue fondamenta non sul sacrificio occupazionale, ma sull’innovazione organizzativa, sulle idee e su nuovi contenuti editoriali”.

Senza Bavaglio
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