Senza Bavaglio
Milano, 28 ottobre 2020
Da Critica liberale
«Lo ribadisco: il virus è clinicamente morto.
Nessuno è riuscito a contraddirmi».
Alberto Zangrillo, 28 luglio 2020
Mentre i morti per Covid crescono, Alberto Zangrillo, direttore del reparto di Terapia intensiva del San Raffaele di Milano, se la prende con l’infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli. E lo accusa di una mentalità proveniente dalla «sua antica militanza sessantottina di cui si fa vanto».
Molti “sessantottini” hanno responsabilità anche gravi, ma che sono nulla in confronto a quelle di incoscienti come Zangrillo che all’inizio dell’estate hanno dichiarato la morte del Covid e di fatto incoraggiato il “liberi tutti”. Liberi sì, di diffondere il virus.
Se, invece di perdersi in polemiche in trasmissioni televisive da casalinghe, si chiudesse a riflettere per qualche minuto sul numero dei morti provocati dalla sua “leggerezza” da medico avventato, e su quanti danni ha fatto al Paese, forse potrebbe persino ritrovare in sé un minimo di dignità e decidere, prima di tutto, di tacere per sempre e, poi, di cercare un po’ di pace per la sua coscienza andando a fare il volontario in Africa con “Medici Senza Frontiere”. Certo, non come medico, ma come infermiere. L’ Africa ha già i suoi problemi.
la lepre marzolina
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