Qualcuno ha visto Barbara Orsini? Sparita dal video in barba alle sentenze la giornalista di Rete 8

Speciale per Senza Bavaglio
Massimo A. Alberizzi
Pescara, 16 maggio 2019

E’ una “fortuna” riservata da 27 mesi a pochi eletti: parenti, amici stretti, vicini di casa. Eh già, della collega Barbara Orsini, volto storico dell’emittente abruzzese Rete 8, e di cui qualche tempo fa su questo quotidiano online abbiamo denunciato i soprusi subiti, si sono perse le tracce ad aprile 2017 quando dopo 17 anni l’emittente televisiva di Luigi Pierangeli decide di licenziarla in tronco.

Una “amica”, anch’essa dipendente della azienda, consegna all’editore una “conversazione privata, riservata, strettamente personale” intercorsa con Barbara pochi giorni prima. Come diranno una ordinanza e due sentenze (Rete 8 risulterà soccombente in toto in primo grado, presso il Tribunale di Chieti, e in appello, a L’Aquila, venendo quindi condannata all’immediato annullamento del licenziamento perché illegittimo e conseguente reintegro/risarcimento della giornalista) la “conversazione tra la Orsini e la collega ‘amica’  è avvenuta fuori dall’orario di lavoro, tra due utenze private e come tale doveva restare nella sfera della privacy essendosi trattato, peraltro, del puro esercizio del diritto di critica della Orsini verso un dirigente dell’azienda…critica innescata da una provata ingiustizia anche economica che la giornalista subiva da mesi – lei e solo lei a fronte del resto della redazione”..

La giornalista di Rete 8 Barbara Orsini

Barbara decide di impugnare il licenziamento e trascina Rete 8 in Tribunale. Sostenuta dai genitori, dagli amici più fidati e dai sindacalisti Marco Patricelli e Adam Hanzelewicz, del gruppo di Senza Bavaglio, combatte con la forza di chi vuole vedersi restituito ciò che illegalmente e violentemente le è stato tolto. Molto più del solo lavoro: Barbara lotta per 24 mesi per farsi estituire la dignità umana e professionale, per la sua famiglia e per tutti coloro che negli anni hanno imparato a conoscerla, stimarla e seguirla mentre diventava un volto celebre della sua emittente.

Fin qui la cronaca di due anni di vita, di udienze, di sentenze, di dolore: due anni durante i quali la nostra collega non riceverà un solo gesto di solidarietà da parte dei colleghi di 17 anni, di vita ancor più che di lavoro insieme. Qualcuno si limiterà a inviarle qualche fugace whatapp nell’immediato licenziamento sparendo poi nel nulla ingoiato dalla indifferenza che ha lasciato perplessi anche molti “spettatori” di questa brutta vicenda.

Barbara il 16 febbraio scorso rientra in azienda: forte anche della sentenza d’appello la collega decide coraggiosamente di andare a riprendersi quello che 2 anni prima le era stato tolto.

Il combattivo giornalista abruzzese Marco Patricelli che ha preso caparbiamente le difese della giornalista di Rete 8 Barbara Orsini

Viene accompagnata in una stanza che non è la redazione, ad una scrivania che non è lquella che lei ha utilizzato per 17 anni. Con un ordine di servizio la proprietà le comunica che da quel momento e fino a nuova disposizio e lei si occuperà solo ed esclusivamente del sito di Rete 8. Nessuno le rivolge il saluto o la parola per settimane. Ma questo del resto non è previsto dal suo contratto né dalle sentenze che, invece, hanno espressamente disposto che Rete 8 rimettesse Barbara alle ‘sue esatte mansioni contrattuali e ventennali di telegiornalista’. Cosa che a distanza di 3 mesi dal suo rientro in azienda non sta accadendo: Barbara non va in onda ai Tg, non realizza interviste di nessun genere, non fa più nulla della telegiornalista che è stata per 17 anni. La collega non vive la redazione con le sue dinamiche, le sue scelte, i suoi indirizzi, i suoi eventi.

“Purtroppo – sottolinea Marco Patricelli, l’amico che assieme ad  Adam Hanzelewicz (entrambi sono giornalisti e sindacalisti) è stato vicino e ha protetto Barbara Orsini – non mi stupisce l’atteggiamento dell’azienda. Già nelle fasi in cui veniva esperito il tentativo di conciliazione è rimasta sorda anche ai motivati rilievi di illegittimità dei comportamenti punitivi nei confronti della collega, che assai probabilmente saranno oggetto di un’ulteriore pronuncia giudiziale. Mi sorprende piuttosto che i giornalisti accettino supinamente tutto questo, come se fosse “normale”, oppure si girino dall’altra parte per far finta di non vedere e di non sapere. La categoria è fatta di persone, non di numeri, e neppure di moralisti a cottimo con penna e microfono”.

E i colleghi che non le danno un minimo di solidarietà? Hanno sotto i loro occhi ciò che Barbara sta vivendo da 3 mesi eppure non fanno nulla.  E l’Ordine dei giornalisti che dovrebbe tutelare l’onorabilità e la professionalità di una sua iscritta? Per non parlare del sindacato letteralmente sparito. Già Barbara non lavora alla Rai, dove qualcuno sarà pure stato emarginato ma dove nesuno ha mai perso il lavoro.

Oggi, 16 maggio, sono esattamente 90 giorni dal suo coraggioso rientro a Rete 8. Oggi 16 maggio per Barbara è un giorno speciale perché è attesa la sentenza d’appello per l’omicidio della sua amata Monia, l’amica psicologa fatta a pezzi nel gennaio del 2017 per 780 euro di affitto. Quella maledetta sera Barbara, come giornalista, si ritrovò sul luogo del massacro, ignara che la vittima fosse la sua adorata amica.

Massimo A. Alberizzi
massimo.albrizzi@gmail.com
twitter @malbrizzi

“Rete 8”: licenziata per i contenuti di una conversazione privata con una “collega”

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