A Roma le alte cariche dell’Ordine si candidano per il sindacato. Alla faccia dell’etica

Massimo AlberizziSpeciale per Senza Bavaglio
Massimo A. Alberizzi
Milano, 7 dicembre 2018

A leggere l’articolo sulla presidente dell’Ordine del Lazio, Paola Spadari, che rivendica il diritto a candidarsi per essere eletta come delegata al Congresso della FNSI ho avuto un sobbalzo. Ma come! La presidente non riesce a realizzare che ci sono motivi di etica e opportunità (oltre che di ragionevolezza) che dovrebbero impedire di candidarsi a tale ruolo? Comportamenti di questo tipo portano acqua al mulino di chi vuole abolire quest’ente, che da inutile sta diventando dannoso.

Bruno Tucci

A Milano il presidente dell’Ordine della Lombardia, Alessandro Galimberti, è stato eletto da una coalizione cui fa parte Senza Bavaglio. Naturalmente anche a noi è venuto in mente di candidarlo a queste elezioni del sindacato. L’idea è stata subito accantonata. Alessandro rappresenta e deve rappresentare tutti i giornalisti, non solo quelli che la pensano come noi.

Franco Abruzzo per oltre 20 anni è stato presidente dell’Ordine della Lombardia, ma mai, e dico mai quando ricopriva quel ruolo si è presentato alle elezioni del sindacato. E neppure Bruno, Tucci presidente dell’Ordine del Lazio per 18 anni, ha mai osato tanto: “Sarebbe stato come mescolare la lana con la seta. E’ eticamente improponibile”, ha commentato.

AMADORI? ALTRO STILE

Che la scelta di Paola Spadari sia stata impropria e inopportuna lo dimostra un altro episodio.

Gianluca Amadori

Nel 2009 Gianluca Amadori, Presidente dell’Ordine del Veneto, era stato candidato dalla corrente che ora si chiama Controcorrente (chissà perché la gente crede che basti cambiare nome per cambiare anima, e mi viene in mente un vecchio adagio: l’abito non fa il monaco). Senza Bavaglio gli fece notare che per motivi etici e deontologici non era il caso. Gianluca, gran signore, si dimise e chiese pubblicamente di non essere votato.

Paola Spadari

Era solo otto anni fa ma che segnano un cambiamento epocale nel modo di concepire la politica e il sindacato. Oggi molti di quelli che criticano Salvini ne imitano i metodi e i sistemi, impregnati di feroce arroganza e onanistica presunzione. E’ scorretto e sbagliato che il presidente di un Ordine regionale e addirittura il Segretario dell’Ordine Nazionale (Guido D’Ubaldo anche lui un controcorrentino) si candidino in una lista sindacale.  Questi atteggiamenti boriosi forniscono agli abolizionisti nuovi (e direi buoni) argomenti perché mostrano solo un obbiettivo: quello di conquistare il potere a qualunque costo. Anche sacrificando etica e democrazia.

FAKE NEWS E FALSI ARGOMENTI

Ma che questa tornata elettorale sia viziata da una campagna dove imperano le fake news e i falsi argomenti e dove liste che si presentano da angeli siano invece i diavoli è sotto gli occhi di tutti.

I dirigenti sindacali della FNSI si presentano come i liberatori di una professione che invece hanno contribuito a incatenare. Non per niente sono al governo da un numero imprecisato di anni. Hanno firmato un contratto che ha provocato il terremoto nelle redazioni, hanno dato mano libera agli editori che hanno potuto, grazie a loro, arrendevoli e compiacenti, disfarsi della forza lavoro che gli dava fastidio. Ma come? Si ripresentano con Controcorrente personaggi improbabili come Paolo Serventi Longhi, ex segretario della FNSI, sotto il cui mandato è cominciato lo sfascio. Paolo ha governato per ben tre mandati. Sì, tre mandati senza riuscire a firmare un contratto decente e poi ha ceduto il posto a Franco Siddi che ha firmato due contratti suicida.

Mi fanno meditare post singolari come quello di Alisa Toaff. Alisa scrive sul suo account Facebook che si candida con la corrente di Controcorrente “perché dopo essere stata precaria per 15 anni credo in un sindacato che difenda in maniera più efficace i diritti dei giornalisti e che si batta per tutelarne i posti di lavoro”. Alisa per favore leggi penultimo e ultimo contratto di lavoro, quello che noi abbiamo contestato davanti ai giudici e la cui udienza è fissata per il 20 marzo. E’ quel contratto che ha permesso il licenziamento di centinaia di giornalisti e che ha tolto quasi tutti i diritti. E tu ti affidi a questi che ci hanno picconato? Scusa, so che sei una persona perbene e che sei caduta in un tranello. Per piacere, prova a riflettere.

“UNA SERIE IMPRESSIONANTE DI CONCESSIONI AGLI EDITORI”

Alisa, ti ricordo che l’allora segretario di Stampa Romana, Paolo Butturini, definì quel contratto: “Una serie impressionante di concessioni agli editori”. Butturini subito dopo cambiò opinione ed entrò  nella giunta della FNSI. Lazzaro Pappagallo, oggi segretario di Stampa Romana, con le unghie spuntate da quell’ignobile contratto cerca di tappare i buchi creati da quell’accordo. Per questo è odiato dai tuoi di  Controcorrente che non tollerano critiche e appunti e che di fatto fiancheggiano la politica degli editori.

Lazzaro Pappagallo

Infatti la FNSI, invece di fare una sana autocritica (tutti possiamo sbagliare)  si è schierata a favore di quel contratto e i suoi dirigenti hanno festeggiato a champagne (pardon, spumante!) quando in prima istanza abbiamo perso la causa. Se fossero stati realmente dalla parte dei giornalisti si sarebbero schierati con noi invece di difendere le scelte scellerate dell’ex segretario Franco Siddi che, dopo aver imposto quel contratto, divenne consigliere d’amministrazione della Rai in quota Renzi.

LUISA BETTI: DALLA PARTE DEI DIRITTI

Mi ha sorpreso poi quello che scrive Luisa Betti Dakli. Perchè sostieni che sei dalla parte dei diritti e poi ti schieri dalla parte di chi quei diritti li ha massacrati? Lo sai che per difendere i loro posti da contrattualizzati i dirigenti della tua corrente hanno impedito all’interno del sindacato l’autogoverno dei non contrattualizzati? Lo sai che sono riusciti a svuotare la legge sull’equo compenso e a creare un sistema secondo cui chi è fuori dalle redazioni più lavora e meno guadagna? Lo sai che hanno voluto nel contratto i co.co.co.? Senza Bavaglio non li voleva. Un sindacato serio è in grado di stabilizzare i precari inquadrandoli come articoli 1, 2 o 36 e creare un mercato forte per chi è fuori dalle redazioni. Non è necessario inventare nuove figure contrattuali a meno che non si voglia fare un favore agli editori.

Paolo Serventi Longhi

Epico lo scontro tra noi e la tua corrente. Dicevano che i co.co.co. avrebbero fatto emergere il lavoro nero. Secondo noi, invece, l’avrebbero solo legalizzato. Chi aveva ragione?

La FNSI ha accettato di discutere con gli editori l’abolizione dell’articolo 2. Noi sosteniamo che quell’inquadramento non solo debba restare ma debba anche essere rafforzato e i co.co.co devono essere inquadrati come articolo 1 o articolo 2.

E uno dei sottogruppi che fa capo a controcorrente qui a Milano ha mostrato il suo vero volto e scrive nel suo programma: “Ci vuole un’alleanza seria con gli editori, con i quali abbiamo obiettivi in comune: difendere il nostro lavoro significa anche difendere il loro business”. E’ sufficiente per far capire in che direzione si muovono i dirigenti di questo sindacato?

Nell’attuale tornata elettorale mi sto rendendo conto che la sindrome di Stoccolma esiste davvero e alcune colleghe e colleghi sono propensi a votare per chi li ha traditi e maltrattati, ha negato i diritti e persino i compensi. Per quelli abbarbicati alle loro poltrone per i motivi più diversi. Per quelli che ora, in campagna elettorale promettono e promettono, cose che avrebbero potuto, ma non hanno voluto, realizzare, giacché governano da vari lustri.

Massimo A. Alberizzi
Consigliere della Lombarda
Consigliere Nazionale della FNSI
Delegato al XXVIII Cogresso della FNSI
Senza Bavaglio
twitter @sbavaglio

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