Siamo differenti, siamo come voi, o perlomeno ci piace pensarlo.
Potremmo dire ciò che non siamo, ma non ci piace giocare troppo facile.
Potremmo dire degli umilianti risultati ottenuti da chi finora ha tenuto in mano le redini del sindacato, oltre che da una crisi dell’informazione come l’abbiamo finora vissuta e da una profonda crisi dell’editoria.
Potremmo dire che quei risultati sono frutto, anche, di una gestione consociativa e ipocrita che ha tolto alla funzione sindacale la sua forza e la sua autorevolezza, in un’avvilente confusione di ruoli tra proprietà editoriali e rappresentanti dei giornalisti.
Potremmo dire dei risultati di una “politica” cieca e opportunista di chi ci ha finora preceduto: desertificazione delle redazioni; annullamento delle professionalità; turn over selvaggio; guerra generazionale tra “vecchi” espulsi nel pieno delle competenze e delle capacità e brillanti o promettenti “giovani” illusi, ricattati, resi incapaci di un percorso professionale serio, tenuti sulla corda per anni; collaboratori affamati, senza diritti ma solo doveri; dequalificazione di fatto della funzione alta che la Costituzione attribuisce alla libertà di stampa, al suo potere, alla sua autorevolezza; latenza di una funzione sindacale vera, collettiva, solidale, umana. Destituzione stessa del significato e senso di sindacato.
Potremmo dire alla fine della solitudine del giornalista ridotto ad atomo galleggiante in un universo di contrattazioni singole, prevaricazioni private, e privato d’identità e orgoglio professionale.
Potremmo. E perdonateci l’amarezza, è la stessa che vivete voi.
Ecco l’impegno di Senza Bavaglio: restituire prestigio al sindacato perché i giornalisti ritrovino fiducia nel sindacato.
Mandiamoli a casa
Basta! L’ultimo contratto firmato dalla FNSI è devastante. Il nuovo dovrà essere adeguato al mercato di oggi e di domani. Non lasciamo a chi ha concluso il vecchio contratto di sottoscrivere anche il prossimo. Ritorno alla contrattazione collettiva, quella individuale è perdente. La Mondadori ha chiesto ai suoi giornalisti di autoridursi lo stipendio. Il sindacato in silenzio ha accettato. I precari vanno stabilizzati e i liberi professionisti devono ricevere compensi dignitosi.
In redazione
Vogliamo che i giornalisti stiano sul campo e non facciano solo i passacarte: ridiscutiamo un contratto che metta al centro la qualità del lavoro, e non miri esclusivamente a come tagliarne i costi. Facciamo emergere i casi di sottoutilizzazione, demansionamento, dequalificazione, sfruttamento.
La solidarietà non più solo a parole
Non più soli davanti all’editore, ma accompagnati da un sindacato solidale. Se vinceremo, faremo un censimento dei giornalisti in causa con il proprio editore e incaricheremo i nostri avvocati di affiancarli. Oggi accade che il sindacato nei tribunali sieda accanto agli editori e alla FIEG, schierato contro i suoi iscritti. Un atteggiamento intollerabile.
Freelance
Vogliamo una rappresentanza vera e diretta per chi esercita la libera professione, che dia tutela, dignità e una remunerazione adeguata. Un contratto con diritti e doveri chiari e garanzie sindacali concrete. Si recuperi la legge sull’equo compenso ma stabilendo compensi davvero professionali (art. 36 della Costituzione). Un sindacato concreto a fianco dei freelance che apra spazi di coworking e servizi di tecnologia e formazione permanente.
Il web
Terreno fluido dove si sgretolano le regole del contratto. Deve essere regolamentato in modo serio, ampliando le figure giornalistiche e permettendo ai colleghi più informatizzati di essere trattati come redattori e non come tecnici, oltretutto sottopagati. Stop all’uso degli influencer (pubblicitari mascherati) e dei blogger per articoli giornalistici. Il giornalismo web qualificato è la migliore arma contro le fake news. I siti e i blog che fanno informazione devono essere registrati come i giornali e devono avvalersi di almeno un giornalista regolarmente pagato.
Foto e telegiornalisti
La tutela del copyright deve essere esercitata con rigore e imparzialità. Le violazioni sono ormai palesi ma il sindacato latita.
Grafici
Abbiamo assistito a progetti grafico-editoriali totalmente copiati nel silenzio assordante del sindacato.
Crisi dell’editoria
No alla pretesa degli editori di farla pagare solo ai giornalisti. Il sindacato deve tornare ad avere un ruolo autorevole: basta acquiescenze agli stati di crisi a raffica, che sacrificano professionisti di esperienza senza creare nuovi (giovani) occupati in forma strutturata e non precaria. Oltre alla verifica trimestrale dell’attuazione degli stati di crisi, il contratto dovrà imporre agli editori piani industriali da controllare con regolarità. Vogliamo l’inserimento nei CdA dei gruppi editoriali di un esponente dei giornalisti. Stop alle ”rottamazioni”: servono attività di replacement per chi perde il posto e controlli veri per evitare utilizzo di pensionati e prepensionati in redazione al posto dei dipendenti.
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