da Iustitia
Napoli, 2 giugno 2018
Il 22 maggio il giudice Marcello De Chiara del tribunale penale di Napoli ha firmato il rinvio a giudizio per ‘truffa aggravata per il conseguimento di erogazione pubblica’ nei confronti del giornalista Alfonso Ruffo, editore e direttore del Denaro, un giornale campano che nasce come settimanale nel 1991 per trasformarsi in quotidiano nell’ottobre 2001 e chiudere la sua traiettoria nel gennaio del 2014 con il licenziamento degli ultimi redattori rimasti in servizio. Al centro del lavoro della magistratura i contributi pubblici percepiti dal Denaro: oltre 27 milioni nell’arco di sedici anni. Inizialmente le indagini della procura di Napoli sono state coordinate dall’aggiunto Fausto Zuccarelli che nel luglio del 2015 chiese il sequestro preventivo dei beni del direttore del Denaro fino a 16 milioni di euro; successivamente sono passate all’aggiunto Vincenzo Piscitelli, mentre l’accusa in aula è stata affidata al sostituto Giorgia De Ponte. E nell’udienza del 22 maggio si è costituita parte civile la presidenza del consiglio con Vinca Giannuzzi Savelli dell’Avvocatura dello Stato.
Come richiesto dai legali di Ruffo, Alfonso Furgiuele e Luca Bancale, De Chiara ha ritenuto prescritte le ipotesi di reato relative alle somme percepite dal 2008 al 2010, ma non le successive del 2011 e del 2012 e ha fissato l’udienza per il giudizio al 29 marzo 2019 davanti al giudice Paola Valeria Scandone della settima sezione penale.
I problemi giudiziari non hanno però rallentato la carriera di Ruffo. Cinque mesi fa il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia e il direttore generale Marcella Panucci gli hanno affidato un importante incarico: responsabile dell’Area comunicazione di viale dell’Astronomia con decorrenza dall’otto gennaio.
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